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fino al 15.III.2008 | Enrico Baj | Milano, Fondazione Marconi

di - 15 Febbraio 2008
Per tutti gli anni ‘60 e fino alla prima metà dei ’70, Enrico Baj (Milano, 1924-2003) creò la serie dei generali e delle dame, facendo della logica dell’objet trouvé di origine dadaista e surrealista il suo punto di partenza. Utilizzando la tecnica dell’“acqua pesante”, attraverso un processo di “stratificazione interiore”, dedusse “le sue grottesche figure militari dalle montagne in processo di personificazione”. Da quel paesaggio ideologico, “metafora geologica dello psichismo ascensionale”, presero vita “individui goffi, nuovi straordinari ultracorpi non fantascientifici ma sociali”, cui ben presto si accompagnarono le loro dame.
Abbandonata la tecnica utilizzata per i generali, la femminilità delle compagne di questi personaggi, “rallegrati” da medaglie e simboli aristocratici, fu così evidenziata da decorazioni ironicamente impreziosite da motivi floreali tratti dall’Art Nouveau e da passamanerie, collane, perline, borsette, cristalli di vetro e ricami d’altri tempi. Escamotage raffinati, di grande effetto cromatico, che Baj, definito “grande riciclatore” da Giorgio Marconi, inserì per riempire il vuoto che avvolgeva la loro aristocratica ma decadente eleganza. Come i generali portano appuntate le loro preziose medaglie, ricordo di antichi fasti in un momento di miseria, così le dame mettono in bella mostra i loro altisonanti nomi, trovati nel Grand Larousse Illustré o fra i libri di storia, permettendo allo spettatore di giocare con il binomio uomo-donna, forza militare e potere economico, attraverso le corrispondenze visive e materiche tra le due parti.
Lo stesso artista definì i suoi generali in termini di “personificazione progressiva di un certo materiale informe”, facendoli assurgere a campioni di una mostruosità che non è semplice violenza, ma anche brutalità della pittura, fino a rendere i generali figure primitive, ambigue, appartenenti a una dimensione mitica. In ogni caso, Baj, pur sostenendo la critica all’arrampicamento sociale, celata dietro ai sorrisi più simili a sogghigni delle sue creature, e la polemica antimilitaristica, sviluppata dai generali ricoperti di mostrine, stelle, patacche, bottoni, frange, nastrini di guerra, cordoni e bandoliere, induce il pubblico a una risata liberatoria di fronte all’aggressività e alla stupidità umane. Con rigorosa volontà e umorismo destabilizzante, infatti, l’artista ha sempre combattuto la violenza nella sua veste di “simbolo poetico, ma pratico, ironico, beffardo, anche goliardo: un capo che fa ridere, un padre conviviale di fantocci, di generali disarcionati o cascati di sotto perché presi di mira dalla sua esuberanza”.
In un gioco ironico, che si muove dinamico tra le maschere sociali dei generali e delle dame, Baj, “con tutto il pessimismo della ragione, ma pure con l’ottimismo del desiderio”, sarebbe stato pronto a scatenare una guerra personale contro gli imbecilli, richiamando tutto il suo esercito che non si sarebbe mai perso l’occasione di difendere il proprio onore e sfogare il proprio spirito primordiale.

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mostra visitata il 31 gennaio 2008


dal 31 gennaio al 15 marzo 2008
Enrico Baj – Dame e Generali
Fondazione Giorgio Marconi
Via Tadino, 15 (zona Porta Venezia) – 20124 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0229419232; fax +39 0229417278; info@fondazionemarconi.org; www.fondazionemarconi.org

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