Background Story è una mostra che riflette in maniera
stratificata sul tema della “tragedia”. E lo fa attraverso tre punti di vista
distinti di altrettanti artisti-fotoreporter attivi sin dagli anni ‘60: Letizia Battaglia, Enrique
Metinides, Arnold Odermatt. Un percorso espositivo
quasi interamente in bianco e nero, articolato in circa quaranta scatti. Tutte storicizzate,
le opere entrano in confronto sul modo di rivelare la tragedia, costruirla,
estetizzarla.
Background Story è un racconto per
immagini. E ognuna è traccia emblematica di un “fatto” che, dalla cronaca dell’evento,
diviene eterno attimo sublime, universale, senza più passato o contorni
storici. Solo l’immagine, nella sua sconfinata potenzialità dialettica.
Si vedano a tal proposito gli “incidenti” di
Arnold Odermatt, in cui la composizione del quadro disegna un’aulica
liturgia del visivo, divenendo – in episodi come
Bouchs (1965) – lirica immensa.
Con gli scatti di
Letizia Battaglia,
invece, si entra violentemente nella storia italiana. Nei solchi grondanti
sangue di un Sud segnato dall’onta della mafia. In questo caso la tragedia ha
il metro dei versi della ferocia barbarica di una realtà in cui si muore
ammazzati per strada:
Omicidio targato Palermo (1988),
I due Cristi (Palermo, 1982),
Ucciso mentre andava in un garage (Palermo, 1976),
L’omicidio del giudice Terranova (Palermo, 1979). Un susseguirsi di stragi che dipingono la
recrudescenza di un territorio spietato, che ha il volto di Leoluca
Bagarella (si veda
L’arresto del boss
mafioso, Palermo,
1980).
Scatti che denunciano una crudeltà che miete vittime,
genera orfani e vedove (emblematico a tal proposito il primo piano di
Rosaria
Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito, ucciso insieme al giudice Giovanni
Falcone, Francesca Morvillo e tre suoi colleghi).
Il percorso di
Background Story procede nei documenti fotografici di
Enrique
Metinides, che
parlano di corali stragi eclatanti, come l’opera
Senza titolo che immortala la pericolosa perdita
di gas butano da un tir (Messico, 1962). E ancora, scatti impregnati di
pietas per documentare la morte di un uomo
rimasto folgorato fra i cavi elettrici “
en el km
13 de la carretera México-Toluca”
(1971). O, ancora, intimi episodi dolorosi, come la
madre che trasporta la piccola bara bianca durante le esequie del suo neonato
già morto (
Senza titolo, 1971).
Non si pensi a una mostra sul dolore, però. Innanzitutto per la distanza
oggettiva dalla cronaca, che separa il visitatore dal fatto.
Background Story è
una riflessione sul modo in cui l’arte, in questo caso la fotografia, riesce a
elevare a uno stato di estatica forma la realtà, producendo rispetto a essa uno
scarto di assoluta bellezza.