“Quanto soffici, angeliche creature, sono queste
gentildonne / Piuttosto che andare con loro assaliresti un peluche, o
violeresti una stella / che convinzioni di cotonina, un orrore così raffinato /
Della lentigginosa natura umana, del divino, si vergognano / È una tale comune, gloria, il rango di pescatore / che la
redenzione, effimera signora, si vergognerà così di te”. Questi versi, scritti da Emily Dickinson nel 1852, sono
una smaliziata descrizione di gentildonne del suo tempo, pronte a disprezzare
qualsiasi cosa, umana o ultraterrena, diversa da “convinzioni di cotonina”.
Per Vania
Elettra Tam (Como, 1968; vive a Milano)
l’unica certezza di cotonina è la sola tela da dipingere, mentre la categoria
del gentil sesso, per lei, combacia unicamente (e in rima) con “universo
represso”. Alla sua nuova personale
milanese la pittrice presenta soggetti femminili mancati e divertiti,
personaggi in posa, tra noia e libertà, corpi intenti a indugiare in mondi
evanescenti e televisivi, ben al di fuori delle fughe di diritto, di poetesse
d’inizio secolo.
In Cronaca Rosa esiste la donna come mezzo non come fine compositivo; come allegoria tra l’interno e
l’esterno, come giocosa alterità di un mondo bistrattato e categorizzato, un
universo richiuso nei meri oggetti e non più fra insopportabili mura
domestiche. Ben lontane dalla solitudine elegante della Beverly Hills
Housewife (dipinta da David Hockney), le modelle modulari di
Tam galleggiano senza possibilità di emergere, rimanendo sigillate all’interno
di scatole rosa, acquari usati come sfondi cinematografici senza più alcuna
scenografia. Donne che sognano avventure da supereroi, donne che guardano
lontano, oltre assi da stiro o detergenti per la casa non bastano a ricostruire
una dimensione pittorica deterministica.
Qui c’è bisogno che venga mostrato un esterno e un
interno, segni intrinsechi di un’esteriorità e di un’interiorità proclamate.
Nel 2007 le figure di Tam restavano dubbiose e disilluse, in case buie, appena
illuminate dal computer o da lampade del frigorifero. Nel 2008 le ribelli
dipinte si sono scoperte prigioniere di cucine-trappola, risucchiate da
elettrodomestici cannibali, avviticchiate a bagni nei quali aspettare a occhi
aperti, mentre la crema depilatoria faceva effetto. Nel 2010, forse, ci si
poteva aspettare che qualcosa trasformasse la donna in un animale capace, per
qualche istante, di rinascere dalle acque.
Ma con questa nuova serie, benché le pennellate cariche,
le prospettive sinuose e le proporzioni smaliziate denotino il contesto formale
d’origine, la donna (in qualità di s-oggetto) perde senso e direzione,
essendosi liberata dell’unico elemento per uscire da tutto: la porta dalla
quale fuggire. “I sostegni assistono la casa
finché la casa è costruita / E allora i sostegni si ritirano e adeguata eretta
la casa si sostiene da sé e smette di ricordare l’impalcatura e
il falegname / Un’uguale reminiscenza ha la vita completata un passato di assi
e chiodi e lentezza poi i ponteggi cadono – proclamandola – un’anima” (E.D., 1848).
ginevra bria
mostra visitata il 22 aprile 2010
dal 22 aprile al 19 maggio 2010
Vania Elettra Tam –
Cronaca Rosa
a cura di Alessandra Redaelli
Wannabee Gallery
Via Thaon di Revel, 3 (zona Zara) – 20159
Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 11-20;
sabato ore 11-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0236518733; be@wannabee.it;
www.wannabee.it
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Meglio una bella foto che un dipinto pedestre. Da quando exibart ci si adatta?
ma che roba è?
è divertente, fantasiosa e ironica.
conosce le tecniche, ..forse un po' meno l'anatomia, ma non è importante.
il tema è molto interessante. brava!
..e bravi anche a 'exibart team' che sanno seguire i tempi, domostrando intelligenza e maturità artistica.
fa schiffo.