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fino al 19.XI.2006 | Martin Parr | Milano, Forma

di - 28 Settembre 2006

Nel 1973 Martin Parr si diploma in fotografia. Il suo progetto di tesi è Home Sweet Home. Ricrea una tipica stanza della middle class britannica: alle pareti una povera carta da parati con motivi floreali e delle piccole cornici in plastica a dir poco kitsch. Poi un caminetto finto a rendere ancora più squallido l’ambiente e un profumo scadente a suggellare il tutto. Da qui ha inizio la ricerca del fotografo inglese, portata avanti fino ad oggi, sulla classe media, sui gusti medi e sugli atteggiamenti medi di ognuno di noi. Dove ogni posa è insindacabilmente low profile e ogni oggetto è necessariamente cheap.
Lo sguardo di questi primi anni è discreto, erede del reportage sociale del dopoguerra ma già connotato da un sottile umorismo, spesso tipicamente british. Qualcosa di Bill Brandt certo, ma anche molto di Robert Frank e Gary Winogrand. Poi arriva il colore. Le note indagini di Stephen Shore e William Eggleston. Anche le immagini di Martin Parr si vestono di colori sgargianti, irriverenti, sempre estremamente eloquenti. Colori spesso forti, saturi, che connotano puntualmente il mondo del consumo, del superfluo appetibile e del prodotto in vetrina. Un turismo di massa comico e divertente dove tutti fanno le stesse cose e vedono le stesse cose.
Il curatore Val Williams ha mirabilmente ordinato nello stesso spazio non solo trentacinque anni di lavoro di Parr, ma in primo luogo trentacinque anni di storia dell’umanità analizzata e indagata esattamente per quello che è: assolutamente normale e proprio per questo comicamente inquietante.
The Last Resort (1983-1986) ritrae con ironia e lucidità “l’ultima spiaggia” di New Brighton in cui realtà e metafora diventano la medesima cosa. Una spiaggia che in realtà esiste poco, sotto colate di cemento e corpi sfatti che si affollano in mezzo ai detriti. La gente annoiata di The Cost of Living (1989) e il mobilio kistch di Signs of the Times (1991) sono solo alcuni dei soggetti di Parr, che ostinatamente ritrae la vita comune e la gente comune con tutti i suoi tic e le sue manie. Luoghi comuni fatti e finiti e stereotipi imbarazzanti. Talvolta non siamo nient’altro che questo. Poco male, se si riesce a sorriderne e a sapersi osservare con lo stesso sguardo disincantato di Martin Parr. Lo dimostra la celebre serie Common Sense (1999), pensata come un’installazione di centinaia di fotocopie dai colori accesi che ammassano in un unico ambiente tutti i “sintomi” dell’umanità. Close up imbarazzanti che urlano realtà, la nostra realtà. Le babbucce rosa di peluche, le unghie finte e un sorriso altrettanto finto da pubblicità, un mastodontico milkshake, un barboncino rosa e una bambola gonfiabile che scoppia nella sua confezione, dolci alla crema, polli allo spiedo, hot dog e vibratori. Siamo fatti così? Un senso comune agghiacciante.

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Roma negli occhi di Martin Parr
Martin Parr – Common Sense

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www.martinparr.com
www.magnumphotos.com

francesca mila nemni
mostra visitata il 13 settembre 2006


fino al 19.XI.2006 – Martin Parr. Retrospettiva
FORMA, Centro Internazionale di Fotografia, Piazza Tito Lucrezio Caro 1 (20136 – Zona Navigli) – info@formafoto.it – www.formafoto.it
orario: tutti i giorni dalle 11 alle 21 – giovedì dalle 11 alle 23 – chiuso il lunedì
biglietti: Intero: 6,50 euro – Ridotto: 5 euro – Scuole: 3 euro


[exibart]

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