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fino al 19.XII.2009 | Liu Ding | Milano, Primo Marella

di - 16 Dicembre 2009
Dopo Duchamp, Benjamin e Warhol, è ancora possibile
riflettere sul valore dell’arte e sulle modalità con cui viene percepito,
misurato, accresciuto? L’opera di Liu Ding (Changzhou, 1976; vive a Beijing) si
muove su questo terreno minato, a rischio di esplosioni retoriche e semplici
ripetizioni.
Grey from Small Gardens and Small
Marketplaces
è una moderna Ikea-wunderkammer di oggetti trovati, ciascuno
isolato all’interno di un contenitore e classificato per tipologia e luogo di
rinvenimento. Più che rappresentare un ennesimo tentativo di critica rivolta al
sistema dell’arte, ciò che convince è l’asetticità con cui i suoi assemblaggi
vengono presentati, facendo il verso alla logica espositiva del white cube in cui s’inseriscono,
tanto da perdere efficacia in luoghi caratterizzati da un’identità più forte,
come all’interno dei padiglioni dell’Arsenale, dov’erano esposti fino al
novembre scorso.
L’artista cinese ne fa commercio, rendendoli
disponibili e acquistabili online sul proprio sito. Non si tratta di una novità,
se non nel modo d’approccio al mercato dell’arte con strategie di diffusione su
grande scala. Con la serie Take Home and Make Real the Priceless in Your
Heart
,
ad esempio, Ding fa riprodurre frammenti di paesaggi da alcuni artisti di
Dafencun, una sorta di città-fabbrica della pittura, in cui la maggior parte
degli abitanti è dedita alla creazione di dipinti decorativi, o falsi,
spudoratamente kitsch.

I dettagli isolati nei quadri rimangono
circondati dal bianco, eventualmente per esser completati da chi li acquisterà
al prezzo ridotto di 150 euro, più che in saldo essendo opere di un artista emergente,
generando un circuito di cui si avvantaggia Liu Ding, che accresce la sua fama,
e il collezionista, che può fare un investimento a basso rischio.
Nella serie Experience and Ideology, il cinese indaga la
pratica dell’arte, scrivendo alcune osservazioni accanto a scatti fotografici
di particolari naturali, soprattutto riguardanti l’evoluzione del mezzo
fotografico, che lo ha reso uno strumento di sempre più facile accesso.
The Curvature of Matter è un complesso di opere che mettono
in questione il significato attribuito a oggetti quotidiani. Un cancello
diventa un inutile paravento al centro della stanza, incapace di bloccare
l’ingresso o impedire lo sguardo; un segnale stradale completamente nero
diventa una muta e inutile indicazione. Si tratta di una critica alla ricerca
di significato da parte dello spettatore, deludendone costantemente le
aspettative, svelandone l’inconsistenza.

Black Box
è infine una scatola aperta, dipinta di nero. La luce,
che s’irradia dal suo interno, suscita l’interesse di chi vi si avvicina per scoprire
cosa contenga, e delude tale curiosità con un neon dalle forme stilizzate di un
escremento. Nessun contenuto e nessuna rappresentazione. Soltanto nuda
apparenza. A lasciare al gelido pensiero dell’artista lo spazio per posarsi
anche sullo spettatore.

articoli correlati
Liu Ding alla Biennale 2009

stefano mazzoni
mostra visitata il 26 novembre 2009


dal 19 novembre al 19 dicembre 2009
Liu
Ding’s Thinking. Between Small Garden and Small Marketplaces
Primo Marella Gallery
Viale Stelvio, 66 (zona Maciachini) – 20159 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0287384885; info@primomarellagallery.com; www.primomarellagallery.com

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