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fino al 2.IV.2008 | Luisa Lambri | Milano, Studio Guenzani

di - 13 Marzo 2008
Luisa Lambri (Como, 1969; vive a Milano) non si lascerà definire come “fotografa di architettura”. Per lei l’architettura è solo il punto di partenza di una ricerca personale: “Nelle mie fotografie l’architettura ha sostituito una persona nello spazio dell’immagine, mettendo in evidenza un’assenza, mantenendo però visibile il coinvolgimento emotivo. Per me l’architettura è autobiografia e i luoghi fotografati sono autoritratti”.
Della fotografa di architettura mantiene una l’atteggiamento documentario. Le riprese di edifici così noti trasmettono i dati geografici degli edifici stessi, le città e i paesi differenti entrano in qualche modo nel processo, anche se tutte queste informazioni e viaggi servono a un percorso interiore. Non fisico. Lambri usa l’architettura per tessere una geografia emozionale dello spazio.
L’elemento più affascinante, la componente di riconoscibilità dell’artista, è la luce aleatoria e reale in cui sono immersi i suoi ritratti. Questi raggi luminosi, a volte resi in digitale di un blu liquido, che lavorano a “sospendere” le ambientazioni prese a pretesto di questo lavoro ideale. Ma non è necessario distinguere le famosissime architetture raffigurate; anzi, meglio dimenticarsene come citazioni forse troppo pesanti. Qui quello che interessa è l’atmosfera. Lo spazio percepito nelle immagini è reso immateriale dalla luce ed è completamente astratto, tanto da avvicinarsi alle più eleganti declinazioni degli spazi virtuali digitali, quelle che si è in grado di gestire con i più avanzati motori software di gestione della global illumination.

L’artista genera un dialogo tra due opposti, il documentario e la drammatizzazione che interviene esaltando i particolari. Gli estremi della narrazione saranno continuamente questi: freddo e astrazione, luminosità e concretezza. Così viene generata l’intimità particolare delle sue immagini. Lo Studio Guenzani ospita adeguatamente questi lavori. Nei suoi spazi chiari si percepisce una consonanza notevole con il lavoro dell’artista. La prima sala è per il Cimitero Monumentale Brion di Carlo Scarpa, due grandi fotografie poste l’una di fronte all’altra su muri che convergono e spingono lo sguardo ad andare oltre la cornice. L’intervento di Scarpa appare trasfigurato, semplicemente un’esplosione di luce.

La seconda serie è per il Teatro Regio di Carlo Mollino (il peso delle citazioni, appunto), cui è dedicata la sala più grande e otto pezzi, quasi identici tra loro. Otto particolari diversi del foyer in cui la luce cambia, si sposta, illumina superfici prima in ombra, mette in risalto linee prima nascoste, otto immagini che creano un caleidociclo in movimento. Uno splendido ritratto d’atmosfera.

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valia barriello
mostra visitata il 20 febbraio 2008


dal 20 febbraio al 2 aprile 2008
Luisa Lambri
Studio Guenzani
Via Eustachi, 10 (zona Porta Venezia) – 20129 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30; mattina su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229409251; fax +39 0229408080; luciana@studioguenzani.it; www.studioguenzani.it

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