L’arte usa il corpo dell’artista come un balcone in prestito, un tramite, un punto panoramico per vedere, vedersi e infine rivelarsi. È dunque l’arte stessa a fornire gli strumenti che legano l’estetica alle doti della componente umana, perché non è il corpo a scegliere le proprie attitudini, ma semmai il contrario. E Alex Pinna (Savona, 1967; vive a Milano) questo lo sa bene. Lo scultore prende spazio alla Galleria Ciocca e ripropone alcuni punti in sospeso, quelli che ancora, alcune volte, non era riuscito a capire. Quelle domande che da dentro hanno preso forma per poi uscire diverse, ben al di là dei propri punti interrogativi, oltre le cose che non si capiscono.
Pinna ha una formazione da disegnatore, anche se da alcuni anni sperimenta la scultura, riproponendo, come topos stilistici, filiformi figure antropomorfe. L’aspetto interessante di queste raffinate peregrinazioni è l’attenzione ai materiali. L’artista nel tempo ha riprodotto le proprie ombre allungate, annodandole con cordame, plasmandole con la cera e, negli ultimi anni, lavorandole con la terracotta smaltata.
La scultura esposta alla Galleria Ciocca, segue il filone degli altiforni, creando, però, effetti più carezzevoli del solito. Chi entra, infatti, trova a soffitto un telaio di fili di lana in cinque colori diversi, dai quali pendono funamboli bianchi in ceramica. Sono circa centocinquanta piccole statue modellate in posizioni diverse, sono esseri che riprendono la morfologia umana, scardinandone il sembiante.
In Cuore, questo è il titolo dell’istallazione site specific, il circo e le sue memorie entrano in gioco colorando l’aria e la stanza che la contiene. Passando, come a voler percorrere queste figure appese, infatti, l’ambiente si ispessisce e restituisce la suggestione del primo impatto. Inutile aggiungere, dunque, che rimanere a pancia in giù sotto un cielo del genere potrebbe fornire la giusta prospettiva di un’arte che crea, e, per un attimo, torna a battere l’aria, leggera.
Tra il repulsivo e il coinvolgente rimane, infine, anche Fegato. Un essere marmoreo dalle sembianze appena abbozzate nasconde le sue allungatissime deformità sotto più strati di vestiti umani. Il messaggio di Pinna, in questo secondo caso, sembra essere di natura diversa dal precedente, mostrando con maggiore inquietudine le freddezze ricoperte e nascoste del trovarsi, in un certo senso, fuori misura.
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pinna sono diversi anni che ci propini questa roba.
forse è il caso che cambi mestiere.
un tuo vecchio estimatore.
Pinna lasciali perdere.....
Sei bravissimo!
Però devi fare il salto.......
ancora i giacometti da rinascente?
basta sei un flop!
... nel vuoto!
Da quando non collabori più con la galleria perugi, non ne indovini una.
la galleria perugi ha una scuderia mista.
alcuni veramente bravi e altri vermante banali.
non date la colpa soltanto a pinna.
poverino gia' deve convivere con il suo lavoro.
io lo venderei in quelle fiere etniche tra un tamburo e un essenza ma state attenti agli incensi che sono cancerogeni.
Il caro Alex è uno dei pochi artisti che pur non valendo nulla son sempre nelle situazioni interessanti... ma cosa farà mai a galleristi e curatori? Mah...