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fino al 25.IV.2007 | Street Art, Sweet Art | Milano, PAC

di - 16 Marzo 2007

L’inaugurazione di Sweet Art, Street Art è stata una catena di imprevisti, uno dopo l’altro. Imprevedibili. Le persone in fila che hanno provato ad accedere all’esposizione hanno dovuto aspettare per ore nella corte del padiglione, a causa della calca. Folla mal gestita che ha continuato ad imperversare anche dopo il teorico termine di chiusura degli spazi. Ma il susseguirsi di sorprese è cominciato dopo, nel momento in cui si è varcato l’ingresso.
Al di là della gente, il proscenio pittorico che si apre alla vista è sbalorditivo, sovrastante. Un luna park. Le grandi dimensioni delle composizioni, la loro risposta a muro e la scarmigliatura potente dei trenta diversi stili, hanno ottenuto l’effetto cercato. Quello di stupire, con l’arte di strada. Di fare colpo. Ma senza colpo ferire. Figure fiabesche, colori improbabili, code fibrose, alieni cerebrali, freak di gomma e saracinesche astratte. La lista di “diversità” potrebbe continuare all’infinito, perché è risultato infinito il non-centro di selezione estetico-stilistica operato per questa mostra. La cernita eteroclita di artisti sembra fatta per accumulo. Spesso viene da dubitare anche sulla scelta ragionata di perimetrare le opere a muro, fattore questo che, anche se accondiscende gli spazi, snatura l’essenza indomita ed eccedente della street art.
Così ecco presentarsi trionfante la variopinta generazione Pop Up. Un modello comportamentale e artistico che blandisce l’illegalità e il naturale manifestarsi di una contro-cultura di massa. Un manipolo incontrollato che una volta imperversava la città e che ora le va in-contro. Una generazione che non reagisce perché viene a patti con l’imbarazzo dell’anonimato e che comunque non rinuncia ad essere riconosciuta e legittimata. Pur non avendo granché da dire.

Eppure i muri del PAC ne hanno di cose da raccontare. Per alcune settimane saranno incastonate, imbevute nell’intonaco, le tag di Atomo o di Mambo, oppure le volute arzigogolate di Wany ed Eron, o ancora le filamentose radici di Bo130 o dei colorati personaggioni di Bros. Da notare anche l’allestimento verticale dei panettoni di Pao, che sovrastano da altezza inaspettata la sala principale, e l’installazione Juke Box di Ivan, il poeta di strada.
Visivamente i motivi pittorici sono quelli che chi ha occhio attento è abituato a riconoscere anche per le strade del centro cittadino. Però l’impianto iconico è fin troppo impattante, squillante, mentre il rigoglio tecnico è quasi invasivo, fuorviante rispetto alle composizioni urbane. Per dirla in breve sembra una fiera dell’apparire. C’è un eccesso grafico che disturba la vista e poco ricorda le sue provenienze da marciapiede. I colori sono brillantissimi, ad esempio, merito di uno sponsor tecnico che ha fornito agli artisti pitture di altissima qualità. Le sbavature e le imperfezioni sono inesistenti, gli inestetismi delle urgenze appaiono superati con arroganza e non tutte le opere esposte sembrano preparate ad hoc per Street Art Sweet Art.
Così, se l’arte di strada sembrava fatta per non stare negli schemi, ecco fornita la controprova. Basta dare una committenza e il mero atto di vandalismo, se controllato, diventa un fiore. In questo modo l’energia eccedente di una generazione non va perduta senza scopo e non diventa, di conseguenza, senza alcun senso. E dire che questa perdita inutile, insensata, era stata la sovranità della street art rispetto all’arte.

ginevra bria
mostra visitata il 7 marzo 2006


dal 7 marzo al 25 aprile 2007
Street Art, Sweet Art. Dalla cultura hip hop alla generazione “pop up”
P.A.C. Padiglione d’Arte Contemporanea, Via Palestro 14 – 20134 Milano, Zona di Corso Venezia – Orari d’apertura:
9.30 – 19.00 tutti i giorni. Giovedì, sabato e domenica aperto fino alle 21.00. Chiuso il lunedì. Sabato 21 e domenica 22 aprile aperto fino alle 23.00 in occasione del Salone del Mobile – ingresso gratuito
Per info: P.A.C. tel. 02.76009085, fax 02.783330, web www.comune.milano.it/pac – De Angelis Relazioni Stampa, tel. 02.324377


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  • e poi...cambiate nome in nullafatorio saccardi pé cortesia. Solo colombo e qualche galleria abbagliata dai fumi di amsterdam può proporre le vostre cose. un bacio in fronte a tuttequantisiete

  • Questa mostra rappresenta e spiega che l'arte sia qualcosa che è dentro di noi e che è di tutti noi ed è un forte messaggio perchè in italia si crede nel nostro senso comune che l'arte sia qualcosa di perfetto e inarrivabile. basta pensare come picasso al tempo era criticato e attaccato da tutti,solo dopo la sua morte si è capito quanto invece volesse esprimere nel profondo.perchè l'arte è l'emozione del momento che si rispecchia in un quadro o in muro per suscitare nuove sensazioni.complimenti a voi tutti

  • You Italians are all in decline. Declining people, declining artists, declining critics, declining curators.
    Winter is coming.

    L.S.

  • meglio i saccardi della street art... che è peggio dei peggiori manifesti pubblicitari che trovi per strada, che almeno quelli li cambiano ogni tanto....manierismo.

  • perche' la sig. vettese da un lato attacca il fenomeno come fenomeno sociale e non artistico sul giornale dell'arte e un mese dopo cura davanti agli ingressi dell'arsenale 3 pannelli dei bravi 108 , jr, e del vecchio e stantio daim?

    onesta' intellettuale dove sei?

    della serie quando gli altri fan qualcosa gli tiriamo le pietre, quando le si fa in casa(e lei a venezia , direttrice della fondazione la masa gioca assolutamente in casa) allora va bene.

    siete degli idealisti.

    qual'e' la differenza tra riva e la vettese?
    parliamo di pietrantonio che spinge a tutti i costi roccasalva fratello della sua assistente?

    che differenza c'e' tra lui e luca beotrice?

    almeno a cosa nostra si sparano tra di loro.

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