L’ultima volta che era stata avvistata nella sua città natale, in occasione della prima personale nella luminosissima sala di Artopia,
Valentina Loi (Milano, 1977; vive a Parigi) era in balìa di un dubbio amletico: pittura o video? Titolo di quella raccolta di opere era infatti un esplicito
Painting versus Video che lasciava poco spazio al dubbio: non riusciva a scegliere, Valentina, tra questi due linguaggi artistici, e per decidersi tentava di metterli uno contro l’altro.
Ora però che quattro anni sono passati e che l’artista ha lasciato la penisola per viaggiare fra gli Stati Uniti e la Francia, sembrerebbe proprio che, benché ancora una decisione definitiva non l’abbia presa, abbia le idee un po’ più chiare. Anche in questo caso il titolo della mostra – che raccoglie una cinquantina di opere – è emblematico:
Media Crossings. Come a dire che adesso i vari strumenti dell’arte hanno smesso di scontrarsi, non sono più in guerra, ma sembrano semplicemente intrecciarsi, confrontarsi, incontrarsi, per contribuire al risultato finale.
Le fotografie esposte sono frutto di questa maturazione e sono state scattate durante il vagabondare degli ultimi anni. Tutte hanno subìto lo stesso trattamento, fatto di cancellature, ritagli e disegni dal tratto quasi infantile. Tutte tranne una. Più grande delle altre, si è salvata, mentre per le restanti non c’è stato scampo: sono state ritoccate, alcune con interventi cromatici, disegni, tratti, scarabocchi che potrebbero essere scaturiti dalla punta del pastello di un bambino, ma che nelle intenzioni dell’autrice arricchiscono il ricordo dell’istante in cui la fotografia è stata scattata.
Giocano con la memoria anche le operazioni di “taglia e cuci” con cui Valentina Loi crea spazi bianchi, cancellando elementi e alterando l’immagine fissata sulla pellicola. La sensazione è la stessa che si prova quando la memoria gioca qualche scherzo, quando nei ricordi le immagini sfumano, qualche particolare sparisce, altri sono invece aggiunti dalla mente. Se la fotografia rappresenta la memoria come pura fissazione, il disegno, il ritaglio e il collage che Loi addiziona rendono il ricordo intriso di immaginazione.
I temi della memoria e del ricordo percorrono tutte le opere in mostra, così come quello del viaggio; ma a farla da padrone è la tematica ludica. Il gioco è rappresentato simbolicamente da una barchetta di carta, protagonista del video
Boat (2006-07): una dolce ninna nanna suonata da un carillon accompagna le immagini del placido veleggiare di questo piccolo e fragile natante, emblema del giocattolo infantile.
Ed è proprio con la semplicità, l’intuito e la fantasia dello svago che Valentina Loi sperimenta la convivenza armonica delle sue diverse anime artistiche: quella della pittrice, della fotografa, della performer, della videoartista.