Garner Tullis (1939), artista e sperimentatore, ha studiato all’Università della Pennsylvania, insieme a personalità di grande rilievo della scena newyorkese, tra cui Robert Motherwell, Barnett Newmann, Ad Reinhardt,
Clyfford Still e Mark Rotchko. Il suo interesse si è focalizzato principalmente sulle tecniche grafiche e di riproduzione meccanica, che ha sperimentato incessantemente per oltre trent’anni.
Le sue ricerche lo hanno portato a fondare, nel 1961, l’Experimental Impression Graphic Workshop a Philadelphia e, nel 1972, l’International Institute of Experimental Printmaking, laboratori dove Tullis ha collaborato, nel corso degli anni, con centinaia d’artisti di differenti
generazioni, provenienza e tendenze, mettendo loro a disposizione la sua conoscenza dell’utilizzo delle tecniche di stampa e le attrezzature del suo studio.
Questa apertura e disponibilitĂ al dialogo e al lavoro
interdisciplinare risponde alla sua concezione dell’arte, intesa, appunto, come “collaborazione”, che gli ha permesso di instaurare rapporti e scambi di notevole interesse per la ricerca e la sperimentazione nell’ambito delle tecniche grafiche, ampliandone gli orizzonti e i confini, alla ricerca di mezzi innovativi e nuove possibilità estetiche.
Grazie al lungo lavoro di sperimentazione sui mezzi e i materiali, l’artista ha superato i limiti tra i processi riproduttivi, contaminandoli con tecniche raramente utilizzate (come l’encausto), proponendo nuove modalità operative.
Tullis è al centro di questa esposizione, che vede oltre al suo contributo, opere di trentacinque artisti scelti tra coloro che in questi anni hanno collaborato con lui sperimentando queste tecniche. Tra questi Louise Nevelson, Peter Halley, Jean Dubuffet, Corny Ryman, Joan Witek, Robert Mangold, Sean Scully, Arnaldo Pomodoro, Emilio Vedova, Laura Panno e Carmen Gloria Morales.
La presenza di artisti italiani si spiega con il legame quasi ventennale con il nostro paese, dove Tullis risiede in un ex convento nelle Marche, dove ha allestito un laboratorio, aperto, oltre agli artisti, agli studenti
del centro TAM (Trattamento Artistico sui Metalli, della Scuola d’Arte di Moltefeltro diretta da Arnaldo Pomodoro (di cui Tullis è stato allievo).
L’eterogeneità delle opere proposte testimonia la varietà e le possibilità offerte dalle tecniche grafiche, nonché i risultati estetici e formali raggiunti: sono presentati multipli su carta pressata, monotipi, stampe ad encausto, smalto, xilografie e lavori polimaterici.
La mostra presentata al pubblico milanese propone una sezione dell’esposizione dedicata a Tullis alla Associated Artist Gallery di Pittsburgh, sua città natale, nel 1998.
Il catalogo curato dal filosofo e critico David Carrier, edito in quell’occasione, include una ricca documentazione fotografica sul lavoro di Tullis e degli artisti che hanno partecipato ai suoi laboratori e collaborato con lui in questi anni d’attività .
Rossella Moratto
Allestimento inappuntabile, temi che abbracciano questioni universali, collettive e individuali: Stranieri Ovunque è un Manifesto sul valore della libertĂ e…
A margine della mostra alla Fondazione Pascali, con Giovanna Dalla Chiesa, direttrice dell'Archivio Vettor Pisani, ripercorriamo la ricerca dell'artista dell'inafferrabile,…
Appartiene alla serie dei Covoni, la stessa che nel 2019 fissava un record per l’artista a quota $ 110,7 milioni.…
La Fondazione Il Lazzaretto di Milano lancia la open call 2024 per il Premio Lydia all’Arte Contemporanea, dedicato al supporto…
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identitĂ visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
Dal prossimo 9 maggio, fino al 15 giugno, Carlo Zoli porta a Milano, nello spin-off di HUB/ART, “L’infinito volgere del…