Protagonista è la reinvenzione pop dell’iconografia
religiosa tradizionale, immersa in riferimenti alla cultura underground legata
al mondo dei comics o del tattoo. Santi supereroi, skate ex voto e cristi
lottatori danno vita a un’atmosfera accattivante, anche grazie a un
allestimento che trasforma sapientemente la galleria in un sovraffollato bazar,
sfruttando l’andamento zigzagante del suo perimetro. E con tanto di buffet
blasfemo alla vernice, con ostie sconsacrate in salsa di Negroni. Il risultato
è quello di un’accentuazione del contenuto volutamente eccessivo, kitsch,
straripante delle opere in mostra. Ma è come se proprio l’accurato allestimento
“latino” fosse, paradossalmente, l’aspetto criticabile.
Le categorie interpretative di Quaroni, su movimenti Newbrow
o Latinos italiani, sono tutt’altro che superficiali. Riconoscono e rendono espliciti
riferimenti e fonti d’ispirazione degli artisti presentati. Ma nel complesso pare
che sia sfuggito qualche particolare. Nella cultura ispanica il sincretismo si
dirige in tre direzioni. Glorifica il kitsch e l’eccesso con ironia, ma non
solo. Glorifica soprattutto il sesso e la morte. Il classico tema di Eros e Thanatos,
sciacquato nel Rio Bravo, è il pastiche originario che pone l’eccesso a propria misura,
mescolando sacro e profano in tinte forti. Ironia e dissacrazione sono
movimenti secondari, quasi accidentali.
Nelle opere presentate alla galleria Area B è invece la
dissacrazione l’aspetto predominante. Generalmente, si manipolano gli aspetti
iconografici della tradizione, senza rivolgerli a terra, senza tirar giù i
santi, mescolandone l’aspetto con aspetti corporei e terreni. Lo dimostra, ad
esempio, la rappresentazione del teschio, icona per eccellenza della vanitas, la cui reinvenzione simbolica
rimane comunque su un piano fantastico-astratto, come quello del fumetto (in Sadistik di Laura Giardino o in Floriano di Michael Rotondi), o comunque acquista un aspetto innocuo
e grottesco, anziché materializzare il volto della morte. E probabilmente non è
un caso se le opere nelle quali è riconoscibile la centralità del tema corporeo,
con i suoi zombi tatuati, sono quelle dell’unico artista non italiano, Toňo Camuňas.
Mentre nella cultura ispanica è lo straripare dei due temi
legati al corporeo che travolge e stravolge la tradizionale iconografia
religiosa, nella sua versione italiana pare trattarsi piuttosto di uno “stile
dissacratorio”, che rispecchia a sua volta una cultura che preferisce
considerare la morte come un’ipotesi piuttosto che un fatto, e che vive generalmente
il cristianesimo come tradizione o stile di vita più che come credenza
nell’incarnazione divina e nella resurrezione dei corpi.
Ciò non toglie nulla alla qualità della mostra. Ma è un
riconoscimento. Del fatto che, per noi, è probabilmente più facile essere Pop
o Newbrow che Latinos.
Consapevoli, con gioia, che da qualche parte rimangono comunque impigliati dei
frammenti di cultura nazionale. E quando, nonostante tutto, riescono a
esprimersi, vale la pena di sottolinearlo.
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mostra visitata il 27 aprile 2010
dal 27 aprile al 30 luglio 2010
Latino
Pop
a cura di Ivan Quaroni
Galleria Area B
Via Balbo, 3 (zona Bocconi) – 20136 Milano
Orario: da lunedì a venerdì ore 10-17
Ingresso libero
Info: tel. +39 0258316316; fax +39 0258316348; info@areab.org; www.areab.org
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