Quello che potrete osservare sarà un repertorio di creature grottesche, di paesaggi inesistenti e ritratti visionari, contagiati dalla figurazione vignettistica. Quello che vedrete sarà la ricerca di un linguaggio imbevuto di manga, cartoon, graffiti e videogiochi. Tutti ambienti allegorici, tesi a raccontare la veridicità disumanizzante del contemporaneo. Di questo percorso, che oscilla fra il dramma e la meta-sociologia, ne apprezzerete l’iconografia fantascientifica, angosciata e inquieta. Alla galleria Obraz avrete modo di integrare armi, disastri, epidemie e continue minacce con le più recenti aspirazioni ambientaliste, anticonsumiste e no global. Spinto da un allarmismo ingenuo, l’artista vi farà strada attraverso miriadi di angolature già viste, di retroterra intimi saccheggiati dalla storia dell’arte, dalla letteratura e sal cinema di fantascienza, sall’illustrazione e salla grafica.
Nella scelta dei soggetti potrete notare velate, sottili, affilate eppure tremule denunce dal gusto reality-horror, scenario dilagante teso a descrivere un contesto cronachistico sempre più sfuggente. Non si saprà mai dunque con certezza se, attraverso i disegni-finestra, appesi alle pareti e incorniciati come paesaggi ottocenteschi, ci troveremo di fronte alla rappresentazione di secoli dei quali già ne facciamo parte. Quel che è certo, come sottolinea e mette in luce questa personale di
Dario Arcidiacono (Catania, 1967; vive a Milano), è che un
NWO (New World Order) è in atto.
A partire dagli esperimenti di Tesla per passare attraverso interi autobus di persone uccise con i corpi scarnificati, l’artista dal tratto spezzato ripropone alcuni dei suoi lavori, rievocando paesaggi futuribili di guerre interplanetarie. Il risultato di questi veloci scorci è l’instaurazione di uno scambio linguistico continuo, sottile. Arcidiacono, seppure in breve, riesce a intessere un discorso estetico che contiene al proprio interno il superamento semi-serio del genere cartoonistico. In sospeso tra visibile e visione.
Alle pareti, infatti, i disegni restituiscono scenari di battaglie dal sapore ridondante e irreale. Composizioni acriliche dal tono burlesco: aerei che spezzano corpi, dita giganti che esplodono e
pink doll armate di mitra. Nonostante il significante linguistico artificiale, iperbolico e fumettistico – a volte ripetitivo ma mai noioso – Arcidiacono è capace di eludere lo sguardo distratto e di riportare davanti alle proprie opere osservatori all’oscuro delle più improbabili e tortuose geremiadi allarmistiche.
È consigliato dunque, prima del giro di visita, aver attraversato un po’ di siti web dello stesso genere, per moltiplicare il senso di storie e leggende cervellotiche, stravaganti quanto le immagini in esposizione. Sarà poi lo stesso Arcidiacono a farvi cogliere gli aspetti più subdoli e divertenti di un mondo che, inconsapevolmente sull’orlo della guerra e della distruzione, verrà tradotto in contorni e ombre dalle letture simboliche.