Ogni immagine è la riproduzione di qualcosa, un frammento di realtà e allo stesso tempo l’interpretazione di qualcosa d’altro. Un punto di vista tra i tanti possibili, così soggettivo da diventare irreale. Think Twice cerca di affrontare il tema noto e ampliamente analizzato della natura ambigua dell’immagine fotografica, presentando il lavoro di sei giovani artisti statunitensi.
I paesaggi notturni di Kevin Cooley, illuminati artificialmente secondo la più nota tradizione dei “coloristi” americani; le immagini enigmatiche di William Lamson, che estrapolano situazioni reali dal loro contesto trasformandole in qualcosa d’altro e impossibile; i panorami naturali di Dan Torop, memori del celebre e secolare paesaggismo statunitense. E, ancora, i vuoti e anonimi luoghi museali di Kathryn Hillier, in cui atmosfera e luce creano paesaggi sconosciuti; le delicate polaroid di Grant Worth, in cui si rincorrono echi onirici e, infine, le immagini di Roe Ethridge, ideali pagine prelevate da un infinito spazio visivo.
Tutte le opere vogliono sottolineare, secondo le intenzioni della curatrice Elena Bordignon, “l’aspetto surreale della realtà”. Parlando di come la fotografia, per la sua natura essenzialmente frammentaria e casuale, sia il mezzo privilegiato per rappresentarla. Entrando nell’impeccabile spazio di Tommy Hilfiger, tuttavia, ciò che colpisce innanzitutto è la realtà di queste fotografie. Certo, qualcosa rimane sospeso, ma si tratta di una caratteristica del medium, quella appunto di bloccare gli istanti, isolandoli, più che di una caratteristica surrealista.
Aspetti surreali sono infatti spesso presenti nel mondo, ma generalmente sono privi della problematicità tipica delle tematiche surrealiste. Non si ritrovano in queste immagini i temi dell’inconscio, gli object trouvé, la realtà come oggetto ri-trovato perché rispondente ad esigenze interiori. Si delinea, invece, un esauriente spaccato sulla giovane fotografia contemporanea. Se voler ricondurre queste immagini necessariamente ad un’avanguardia storica può apparire una forzatura, osservarle semplicemente per quello che sono può essere sufficiente per apprezzarle nei loro valori formali e di ricerca.
francesca mila nemni
mostra visitata il 5 aprile 2006
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