Cercare un posto all’ombra a lasciar parlare i libri: era questo il modo di procedere di Roberto Bazlen, letterato e consulente editoriale noto per la sua volontà di passare inosservato. Così, all’interno dei suoi abiti, Martin Margiela appone solo una label bianca con un numero, a designare una specifica linea: non c’è bisogno di un nome per fare parlare un capo. E forse non è nemmeno il caso di esibirlo, di esporlo e di spettacolarizzarlo. Sembra anzi più interessante celarlo dietro ad un pannello, ovviamente bianco, lasciandone intravedere solo la silhouette.
È un gioco di ombre lo scenario che si prospetta al visitatore della mostra Maison Martin Margiela. Collezione Artisanal allestita presso la Galleria Carla Sozzani. Un gioco di ombre e un gioco di correspondances. Se l’abito è nascosto al primo sguardo, lo precede un segnale, un indizio, un elemento della realtà quotidiana con il quale ha strettamente a che fare: uno scolapiatti anticipa un gilet realizzato con cocci di porcellana montati su una struttura di fil di ferro (a/i 89-90). Una testina in polistirolo è associata alla giacca-parrucca (a/i 2005-06). E così via.
Il couturier belga parte per le creazioni della sua collezione “artisanal” da materiali usati e nuovi, provenienti da tutto il mondo, e conferisce loro una nuova vita, li riabilita per scopi successivi. Le tomaie di alcune paia di sandali estivi, in varie tonalità di bianco, sono assemblate in una giacchina-armatura (p/e 2006). Guanti in pelle vintage sono cuciti insieme a formare un plastron in capretto patchwork (p/e 2001). Una busta di plastica, modellata direttamente su manichino con del nastro adesivo, è divenuta un minidress (a/i 92-93). Degli abiti in tulle da bambina sono diventati, nelle mani del sarto, una romantica e soffice blusa (a/i 2006-07).
Le possibili “combinazioni” sembrano non avere fine: il ricettacolo di possibilità è esteso tanto quanto la realtà stessa: papillon in seta, lana e velluto, nei toni del blu, del nero e del mattone, compongono un abito da sera (a/i 2006-2007). Fili di perle di bigiotteria vintage creano una giacca dall’effetto nude look (p/e 2006). Carte da gioco provenienti da mazzi diversi sono state trattate con un particolare candeggio e invecchiate, prima di diventare un gilet da uomo (p/e 2006) o ancora due abiti da sposa vintage e uno da damigella di diverse epoche e stili sono stati assemblati su manichino per realizzare un vaporoso abito da ballo (a/i 2005-06). Un processo creativo complesso per un numero di capi prodotti molto limitato. Ogni pezzo è un unicum, grazie all’individualità dei materiali prodotti.
marzia fossati
mostra visitata il 10 febbraio 2007
Fino al 28 marzo, presso la Galleria dello Scudo, una personale dell’artista siciliana presenta le opere realizzate nel biennio sperimentale…
In vista delle Olimpiadi Invernali 2026, Casa Italia, lo spazio di rappresentanza per atleti e delegazioni, aprirà al pubblico con…
È stato presentato al Palazzo Reale di Napoli il programma della neonata Loffredo Foundation, una realtà impegnata nell’arte e nella…
Dalle riedizioni di Gio Ponti alle pratiche radicali su Taranto, passando per libri, mostre e progetti che interrogano il ruolo…
L’apertura del Grand Egyptian Museum riaccende la richiesta di restituzione del busto di Nefertiti dal Neues Museum di Berlino: promosse…
Da Heritage Auctions, la raccolta composta da "La Compagnia dell'Anello", "Le Due Torri" e "Il Ritorno del Re" ha raggiunto un nuovo traguardo…