Categorie: Moda

Milano Fashion Week: cinque momenti di dialogo inedito tra le arti

di - 29 Settembre 2025

Sempre più spesso la moda esce dai suoi confini per confrontarsi con l’arte, la performance, la memoria e la sostenibilità. Un movimento che sembra confermare quanto Roland Barthes definiva nella Système de la mode: la moda come linguaggio, capace di generare senso oltre l’abito e di dialogare con i codici della cultura visiva. Ecco cinque eventi della Milano Fashion Week in cui abbiamo visto dialogare le arti in modo inedito.

Giorgio Armani alla Pinacoteca di Brera

Un addio che non poteva essere più di impatto ha costruito un dialogo sottile tra i capolavori del museo e i codici estetici della maison. Non un’operazione celebrativa ma un percorso meditativo, dove linee e colori degli abiti si specchiano nelle tele in un gioco di corrispondenze silenziose. Per celebrare cinquant’anni di creatività̀, la Pinacoteca di Brera ospita per la prima volta una mostra sul coerente percorso di stile tracciato da Giorgio Armani attraverso una selezione di abiti, accogliendola nelle sue prestigiose sale con le opere che raccontano l’arte italiana dal Medioevo all’Ottocento.

Giorgio Armani ha più volte dichiarato il suo legame con Brera, il quartiere che aveva scelto per vivere e lavorare e di cui ammirava l’anima duplice, colta e insieme profondamente vitale, con il suo misto di eleganza e libertà artistica. Un rapporto profondo riconosciuto dall’Accademia di Belle Arti, che nel 1993 gli conferì il titolo accademico per la coerenza della sua ricerca di stile, e il rigore con cui ha saputo unire la funzione alla fantasia dell’invenzione. Sono in mostra più di centoventi creazioni che ripercorrono lo stile di Armani reimmaginando il percorso della galleria d’arte. Storia pittorica e storia della moda invitano il visitatore a lasciarsi sorprendere da contrasti cromatici e materici.

L’omaggio di Roberto Miglietta ai maestri della moda

Se Armani lavora sull’armonia e la misura, Roberto Miglietta indaga la tensione della materia con la sua personale Trame di Ferro e Memoria a WHITE Milano dove ha messo in scena abiti-oggetto plasmati dal ferro, dipinti e scolpiti come frammenti di un’armatura poetica. «Il ferro porta con sé durezza e peso, ma io lo trasformo in qualcosa di intimo, fragile, quasi emotivo. Ogni abito è una memoria che si fa materia», racconta l’artista leccese. In chiave benjaminiana, potremmo dire che le sue opere funzionano come costellazioni: frammenti che illuminano il presente attraverso la memoria del passato.

L’artista ha presentato una selezione di opere emblematiche tra cui tre omaggi a tre maestri della moda italiana, che hanno segnato il suo immaginario creativo. In particolare, l’opera dedicata a Roberto Capucci (2024) reinterpreta la sua poetica con un doppio pannello in ferro dipinto in acrilico, da cui emergono rose scolpite nello stesso materiale. Poi Abito rosso (2022) vede protagonista la top model Agnese Zogla indossare un abito firmato Gianni Calignano. La gonna di ferro (alta circa 110 cm), nasce dalla ripetizione di un unico modulo, che tramite l’incastro delle forme genera una grande onda, che evoca il movimento della modella.

Omaggio a Roberto Capucci (2024)

E sempre forza del ferro prende forma l’abito che rende omaggio a Gianfranco Ferré del 2025. In questo lavoro di scultorea bellezza emergono sia la leggerezza del corpetto – unico pezzo dipinto in acrilico e arricchito da sabbia e polvere di caffè – sia la gonna, composta da listelle applicate che ne definisce il movimento.

S|STYLE – Denim Lab alla Fondazione Sozzani

Alla Fondazione Sozzani, la giornalista e curatrice Giorgia Cantarini ha portato avanti con Sustainable Style un discorso ormai imprescindibile: quello sulla sostenibilitĂ . I giovani designer coinvolti non si limitano a lavorare sul riciclo o sulla scelta di materiali responsabili, ma costruiscono nuove relazioni tra etica ed estetica, ridefinendo il rapporto tra moda e societĂ .

Il progetto ha coinvolto otto designer internazionali che hanno reinterpretano il denim attraverso un approccio creativo, sperimentale, inedito e più sostenibile. Per questa edizione i tessuti in denim sono stati realizzati da PureDenim Srl, pionieri nelle tecniche di tintura a basso impatto, mentre lavaggi e trattamenti sono stati sviluppati da Tonello Srl, leader nelle tecnologie e nei macchinari per la finitura sostenibile dei capi.

All’interno dello spazio della Fondazione, una serie di installazioni site-specific dell’artista italo-argentino Mariano Franzetti, realizzata con tessuti denim riciclati e da agricoltura rigenerativa, forniti dall’azienda Berto, hanno accompagnato le creazioni dei designer, trasformando l’esposizione in un’esperienza artistica e immersiva.

Giorgia Cantarini, ideatrice di S|STYLE – Denim Lab ha commentato: «Il denim è un tessuto universale, ma anche uno dei più complessi dal punto di vista ambientale. Con questa edizione di S|STYLE vogliamo dimostrare che è possibile ripensarlo in chiave sostenibile, unendo ricerca, innovazione e creatività̀. Non solo workwear, ma anche couture e innovazione. Milano Moda Donna diventa così il palcoscenico perfetto per lanciare un messaggio forte: l’acqua è vita e la moda deve imparare a rispettarla».

La performance di Scarlett Rouge x Unstage di Ied Milano

IED Milano ha aperto il suo show con la performance di Scarlett Rouge, artista che ha trasformato il corpo in un medium rituale. La sua azione performativa ha coinvolto il pubblico in un’esperienza liminale, dove moda e rito si fondono. «Per me la performance è un atto di trasformazione collettiva: il corpo diventa veicolo di energia e memoria», ha spiegato Rouge, evocando quella dimensione di “corpo vissuto” che la teoria performativa – da Judith Butler a Marina Abramović – ha messo al centro della riflessione artistica.

Figlia d’arte del visionario designer Rick Owens, sua madre è la poliedrica artista Michèle Lamy, Rouge ha saputo nel tempo distillare dalla verve creativa di famiglia una sua originale espressione artistica fatta di linguaggi simbolici, frutto di una pratica interdisciplinare che riflette la sua vita nomade, influenzata da miti, ambienti geografici e dall’esplorazione tra culture.  Le creazioni di 13 neo designer IED Milano si sono mosse tra buio e luce nello spazio multilivello della Galleria, esprimendo le riflessioni intime dei giovani designer su memoria, radici e identità, nonché visioni che intrecciano arte, natura e sperimentazione formale.

«Non poteva che essere una galleria d’arte ad ospitare Unstage, un fashion show che riscrive la forma rappresentativa della sfilata: la galleria è simbolo dell’incontro tra arte e moda, ma è anche un luogo generalmente inadatto ad una sfilata, perciò nettamente più interessante», commenta Danilo Venturi, Direttore IED Milano. «UNSTAGE non è solo catwalk, ma moda che si fa arte attraverso la performance: è un atto politico ed estetico».

Sunnei ospita l’arte di Francesco Vullo

SUNNEI ha presentato il quinto appuntamento di Momento Sunnei, progetto che trasforma il flagship store del brand in un palcoscenico per esperienze artistiche e culturali esclusive. Questa volta lo spazio è stato dedicato a Francesco Vullo, artista visivo che negli ultimi anni si è affermato per un linguaggio ironico capace di fondere estetica contemporanea e riflessioni sulla società digitale.

La mostra, concepita come un incontro intimo e riservato alla community di SUNNEI, ha messo in dialogo l’immaginario del marchio con l’universo creativo di Vullo. Attraverso installazioni e opere che oscillano tra ironia e critica culturale, l’artista ha esplorato i temi della memoria collettiva, dei media e della trasformazione degli oggetti quotidiani in icone visive.

Nelle sue opere Vullo mette in scena le contraddizioni della vita contemporanea: on show una serie di sassi che si piegano, altri che restano appesi al muro con un pezzo di scotch, altri ancora che diventano tendine da gastronomia d’altri tempi. Un messaggio sulla capacità dei sassi di custodire la memoria delle persone e dei luoghi da cui provengono.

Con Momento Sunnei 05, il brand conferma la propria vocazione a superare i confini della moda, facendo dello spazio milanese un laboratorio aperto dove linguaggi diversi – dal design all’arte visiva – si incontrano e si contaminano. L’iniziativa si inserisce così in una visione che valorizza la moda come piattaforma culturale capace di attivare conversazioni e nuove prospettive creative.

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