Ibride creature immaginarie in procinto di fiorire, secondo leggi misteriose che trascendono il reale: le 11+1 opere di Enrico Minguzzi esposte alla Pinacoteca San Francesco di San Marino testimoniano il dichiarato tentativo di superare i confini dell’arte figurativa per avvicinarsi a rappresentazioni sempre più astratte.
La mostra, promossa dagli Istituti Culturali della Repubblica di San Marino e curata da Paolo Rondelli, è pensata ad hoc per l’ex Convento e si articola su due piani. Le pareti, colorate di nero per l’allestimento, fanno da buia scena teatrale alle contaminazioni tra quelle che il curatore definisce «Anime animali» e «Anime fiorite». In questa personale, l’artista atterra infatti sul campo di un’antinomia nuova, che trova il suo posto tra “alberi da frutto” e “piante da fiore”.
Gli Animali da fiore, realizzati nel 2023, sembrano crescere e pulsare sui fondi monocromi delle tele per dare prova di vitalità e sfidare il termine “Nature morte”. La forte tridimensionalità del ciclo di dipinti si concretizza al centro della prima sala in elementi scultorei: Voluta e Generatore sono laterizi immortalati anch’essi nel pieno di un atto trasformativo, reso dall’applicazione di schiuma di poliuretano.
Nei corpi in evoluzione di Metaforma e Guardacuore, torna in primo piano un balenio di foglia d’oro che ricorda la Ravenna mosaicata in cui il pittore si è formato.
«L’oro mi piace e mi interessa se messo in dialogo con i colori fluorescenti, che sono la base di ogni mia opera. Il giallo fluo che uso potrebbe anche essere inteso come il nuovo oro. Porta con sé lo stesso sfarzo e stupore, ma in chiave pop», afferma Minguzzi.
L’artista parla del processo creativo come di «Un caos autogenerato, un dialogo che si instaura tra me e la tela. Voglio intervenire in maniera libera, con elementi di casualità. L’inizio è una fase che decido volontariamente di non gestire. Il desiderio di dipingere è intenzione di riflettere qualcosa verso l’esterno, restituire una visione ben precisa che il visitatore, se vuole, è libero di condividere o interpretare diversamente. Quelle di Costellazione, ad esempio, possono essere tre stelle, tre petali o tre fiori».
Anche al piano superiore l’artista ha giocato sulla casualità. Arcipelago, “galleggiante” installazione site specific, si ispira alla vista aerea degli atolli maldiviani persi nell’Oceano. In 34 vetrini da laboratorio per la coltura biologica si ammirano non soltanto micro-dipinti ma anche residui di colore e colate di resina che danno l’illusione di esserlo. La pittura a volte crea un inganno, e questo progetto ne è la sottolineatura.
A restituire una visione più accurata di dettagli, filamenti, traforature e rilievi, vi sono lenti d’ingrandimento, perché siano «Visti come li guarda un pittore, ovvero da prospettive differenti e dal ravvicinatissimo al distante. Così l’arte può offrire di più. Nel caso di M01, M02 e M03, è come osservare al microscopio le matrici delle mie opere, una sorta di primo stadio della coltura della fase pittorica».
Fondamenta chiude la mostra con un uovo che allude alla rinascita. Il rosso intenso è reso vibrante dal fondo arancione fluo e il fremito degli elementi si fa quasi palpabile. «Io credo che la stabilità non sia qualcosa di già perfettamente equilibrato ma una dinamicità» sostiene Minguzzi, davanti alle sue “nature vive”. «Ho sempre pensato che all’inizio di un lavoro non possa esserci un equilibrio già compiuto. Il mio è un tentativo di creare un innesco vitale all’interno dell’arte. Cerco sempre un disequilibrio».
La mostra di Enrico Minguzzi alla Pinacoteca San Francesco di San Marino sarà visitabile fino al 17 marzo 2024.
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