Da Toulouse-Lautrec a Salvador DalĂŹ, da Andy Warhol a Jeff Koons ma, questa volta, insieme ai Rolling Stones, a Bruce Springsteen, ai Talking Heads. Un lungo viaggio nellâarte e nella musica, attraverso lo spazio dalle dimensioni contenute ma dai confini illimitati della cover, unâimmagine che va ben oltre la superficie della copertina e che si diffonde ad ampio raggio, al di lĂ delle barriere, proprio come il suono. âArte a 33 giriâ Ăš la mostra che aprirĂ il 15 aprile, allo Spazio Musa di Torino, incentrata sulla gloriosa e affascinante storia del vinile dâautore, ricca di curiositĂ perchĂ© scandita da incontri a volte insoliti, qualche volta assolutamente insospettabili.
Keith Haring e David Bowie, Francesco Clemente e Mick Jagger, Jim Dine e i Cream, Sol Le Witt e Philip Glass, Julian Schnabel ed Elton John, Jeff Koons e Lady Gaga. Alcuni di questi âdialoghiâ sono giĂ iconici ma che dire dellâalbum Red Barked Tree, dei Wire? Registrato nel 2010, sulla sua copertina compare il dettaglio di unâopera di Jannis Kounellis. Ottima scelta, da parte del gruppo post punk inglese. In mostra, anche il raro vinile con voce di Joseph Beuys âJa ja ja nee nee neeâ, registrazione di una Fluxus performance del 1970 con ipnotico mantra ripetuto ossessivamente, rivestito da una copertina/ libro concepita dal grande artista sciamano.
Realizzata da Spazio Musa, AICS Torino APS e da Diffusione Italia I ternational Group, la mostra ci trasporta in un mondo tutto da esplorare, quello delle copertine dei vinili che, dagli anni â40 a oggi, ha rivoluzionato la grafica contemporanea e il modo di promuovere la musica. In esposizione, oltre a circa 150 mitiche cover dâartista, anche sculture, dipinti, disegni, grafiche e documenti, che ci portano nel cuore di progetti creativi tanto complessi quanto stimolanti per gli artisti visivi, chiamati a un confronto sinestetico che, in certi casi, ha portato alla realizzazione di veri capolavori, come la cover componibile pensata per lâalbum dei Talking Heads âSpeaking in Tonguesâ, realizzata da Robert Rauschenberg.
La dimensione ben definita e lâutilizzo specifico del âsupportoâ, hanno orientato lâispirazione degli artisti, innescando autentiche rivoluzioni, anche al di lĂ del mondo dellâarte. Come Ăš successo, su tutti, a Andy Warhol, per il quale le cover musicali rappresentavo lâoccasione di esprimere esteticamente e con forza comunicativa la riproducibilitĂ seriale di unâopera. Per la mostra âArte a 33 giriâ, saranno infatti esposti tutti lavori realizzati da Warhol in questo campo, a partire dai primi tentativi risalenti agli anni â40 e mediati da Ben Shahn, fino allâultima cover, realizzata per MTV pochi mesi prima della morte.
«Per Warhol il concept di un disco non era un vestito visivo da fornire ad un oggetto, ma significava aggiungere un tassello a quellâuniverso musicale che circondava tutta la sua ricerca», scrive Alessandra MammĂŹ nel testo che accompagna la mostra, insieme a quelli di Sergio Secondiano Sacchi e Red Ronnie, che aggiunge: «Andy sa che la copertina di quellâalbum Ăš piĂč importante del contenuto. Deve essere unica. E lo Ăš. Disegna una banana su sfondo bianco. Sotto solo la scritta Andy Warhol. Non il nome del gruppo nĂ© il titolo dellâalbum. Lui firma quel disco come fosse una sua opera dâarte». Era il primo album dei Velvet Underground e il resto Ăš storia, da vedere e da ascoltare.
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