13 aprile 2022

Arte a 33 giri: a Torino, una grande mostra per la storia delle cover d’artista

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Allo Spazio Musa di Torino, vinili, sculture, dipinti, disegni, grafiche e documenti, per raccontare l'iconica storia delle cover d'artista, tra Toulouse-Lautrec e i Talking Heads

Da Toulouse-Lautrec a Salvador Dalì, da Andy Warhol a Jeff Koons ma, questa volta, insieme ai Rolling Stones, a Bruce Springsteen, ai Talking Heads. Un lungo viaggio nell’arte e nella musica, attraverso lo spazio dalle dimensioni contenute ma dai confini illimitati della cover, un’immagine che va ben oltre la superficie della copertina e che si diffonde ad ampio raggio, al di là delle barriere, proprio come il suono. “Arte a 33 giri” è la mostra che aprirà il 15 aprile, allo Spazio Musa di Torino, incentrata sulla gloriosa e affascinante storia del vinile d’autore, ricca di curiosità perché scandita da incontri a volte insoliti, qualche volta assolutamente insospettabili.

Keith Haring e David Bowie, Francesco Clemente e Mick Jagger, Jim Dine e i Cream, Sol Le Witt e Philip Glass, Julian Schnabel ed Elton John, Jeff Koons e Lady Gaga. Alcuni di questi “dialoghi” sono già iconici ma che dire dell’album Red Barked Tree, dei Wire? Registrato nel 2010, sulla sua copertina compare il dettaglio di un’opera di Jannis Kounellis. Ottima scelta, da parte del gruppo post punk inglese. In mostra, anche il raro vinile con voce di Joseph Beuys “Ja ja ja nee nee nee”, registrazione di una Fluxus performance del 1970 con ipnotico mantra ripetuto ossessivamente, rivestito da una copertina/ libro concepita dal grande artista sciamano.

Realizzata da Spazio Musa, AICS Torino APS e da Diffusione Italia I ternational Group, la mostra ci trasporta in un mondo tutto da esplorare, quello delle copertine dei vinili che, dagli anni ‘40 a oggi, ha rivoluzionato la grafica contemporanea e il modo di promuovere la musica. In esposizione, oltre a circa 150 mitiche cover d’artista, anche sculture, dipinti, disegni, grafiche e documenti, che ci portano nel cuore di progetti creativi tanto complessi quanto stimolanti per gli artisti visivi, chiamati a un confronto sinestetico che, in certi casi, ha portato alla realizzazione di veri capolavori, come la cover componibile pensata per l’album dei Talking Heads “Speaking in Tongues”, realizzata da Robert Rauschenberg.

La dimensione ben definita e l’utilizzo specifico del “supporto”, hanno orientato l’ispirazione degli artisti, innescando autentiche rivoluzioni, anche al di là del mondo dell’arte. Come è successo, su tutti, a Andy Warhol, per il quale le cover musicali rappresentavo l’occasione di esprimere esteticamente e con forza comunicativa la riproducibilità seriale di un’opera. Per la mostra “Arte a 33 giri”, saranno infatti esposti tutti lavori realizzati da Warhol in questo campo, a partire dai primi tentativi risalenti agli anni ‘40 e mediati da Ben Shahn, fino all’ultima cover, realizzata per MTV pochi mesi prima della morte.

Julian Schnabel x Red Hot Chili Peppers

«Per Warhol il concept di un disco non era un vestito visivo da fornire ad un oggetto, ma significava aggiungere un tassello a quell’universo musicale che circondava tutta la sua ricerca», scrive Alessandra Mammì nel testo che accompagna la mostra, insieme a quelli di Sergio Secondiano Sacchi e Red Ronnie, che aggiunge: «Andy sa che la copertina di quell’album è più importante del contenuto. Deve essere unica. E lo è. Disegna una banana su sfondo bianco. Sotto solo la scritta Andy Warhol. Non il nome del gruppo né il titolo dell’album. Lui firma quel disco come fosse una sua opera d’arte». Era il primo album dei Velvet Underground e il resto è storia, da vedere e da ascoltare.

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