Categorie: Mostre

Così vicina, così lontana: la Cina dal ‘900 a oggi, secondo Colosimo e Bruni

di - 4 Novembre 2023

Entrare, non solo fisicamente, nella mostra di Gianni Colosimo e Luisa Bruni nella galleria Riccardo Costantini Contemporary di Torino, significa fare i conti anche con il nostro passato, con quel secondo Novecento che ha profondamente plasmato le idee, le battaglie politiche e l’immaginario collettivo della cultura occidentale. Il titolo della mostra Don Yuan: c’è del latte e del miele sotto la tua lingua è preso da un’opera esposta: si tratta di un bassorilievo in marmo bianco di Carrara, di grandi dimensioni, che raffigura la banconota da un dollaro americano con l’effigie di Mao Tse-tung al posto di quella di Washington. Un’opera che ha avuto negli anni una lunga storia espositiva, tra Alessandria, Torino e Carrara.

In questa personale a quattro mani, impreziosita dal testo di Gianluigi Ricuperati che diventa parte integrante della mostra, e con il coordinamento curatoriale di Marco Enrico Giacomelli, scopriamo un Colosimo inedito, perché l’artista e performer che ama definirsi outsider – così come fa a sua volta il gallerista Costantini – e che è animato da forti spinte intellettualistiche, espone con la sua nuova compagna di vita Luisa Bruni, artista e designer dalla spiccata eleganza formale. Il risultato che ne consegue è appunto quello di assistere ad un inedito, all’opera di un artista che si conosceva e che però appare qui in una veste nuova. Trasformato, lievitato.

COLOSIMO e BRUNI – Don Juan – Photo by Renato Ghiazza

La spia di questo passato recuperato dall’immaginario collettivo, e che diventa uno dei fulcri della mostra, è Ne travaillez jamais, una sorta di readymade concettuale: un grande arazzo originale cinese su cui Gianni Colosimo è intervenuto con la pittura, riportando la frase scritta nel 1953 su un muro di Parigi da Guy Debord, teorico del movimento situazionista. Tanto le idee di Debord, quanto la dittatura del proletariato cinese, hanno infiammato gli anni Sessanta e Settanta delle giovani generazioni occidentali, marchiandole a fuoco.

COLOSIMO e BRUNI – Don Juan – Photo by Renato Ghiazza

È lo stesso Colosimo a raccontarci la genesi della mostra: « Questa nostra mostra riprende il concept della mia monumentale installazione realizzata a Milano nel 2006, Wallpaper: il vortice del desiderio è privo d’orizzonte, presso la Galleria Pack di Giampaolo Abbondio. In quell’occasione avevo tappezzato l’intero spazio della galleria, escluso i soffitti, con circa centomila banconote da un dollaro. Il pubblico entrando veniva completamente immerso nel mare profumato e verdeggiante delle banconote americane. Stavolta, per raccontare l’epopea della Cina, dalla caduta dell’Impero ai nostri giorni, ci siamo avvalsi degli yuan e dei francobolli. Trovandoci nell’impossibilità di reperire la totalità delle banconote necessarie a rivestire l’intera galleria, abbiamo optato per una stampa che riproducesse i pattern studiati ed elaborati da mia moglie, ispirati all’iconografia decorativa dell’arte, del cinema e dell’architettura cinese. L’installazione permette al visitatore di immergersi in un caleidoscopio di banconote che però questa volta fanno da sfondo alle opere che si snodano nelle diverse stanze».

In una sala della galleria troneggia il busto di Xi Jinping, ruotante su una colonna di vasi cinesi, mentre un disco anch’esso rotante riporta la scritta “Nutritevi di amarezza’. L’installazione è completata da quattro tracce di Paolo Dellapiana, che ha rielaborato elettronicamente tre canzoni e un’intervista della moglie di Jinping, la grande soprano Peng Liyuan, che ha avuto e ha un ruolo fondamentale nell’ascesa politica del Presidente.

COLOSIMO e BRUNI – Don Juan – Photo by Renato Ghiazza

Siamo molto lontani però sia dalla mitizzazione che dalla nostalgia acritica: «Le opere che abbiamo realizzato – prosegue Colosimo – ci servono per oggettivare il nostro personalissimo racconto degli sviluppi storici della Cina Contemporanea, che si concentra sulla sua Rivoluzione Culturale e sulla sua dirompente ascesa politica, industriale, economica e tecnologica. Ciò che ci preme, con questa mostra, è evidenziare l’importanza, ormai improcrastinabile, di un confronto disincantato e schietto con la straordinaria e contraddittoria realtà e cultura cinesi, abbandonando le valutazioni eurocentriche che l’Occidente ha sempre avuto nei confronti degli altri popoli e culture».

La reinterpretazione dell’ascesa di un Paese profondamente mutato, diventato altro rispetto a quello che era stato invocato dall’Occidente per narrare la propria sovrastruttura. Le cartoline ingialliscono, i francobolli sono ricomposti, a creare nuove forme.

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