Chiara Dynys, Un’eterna ghirlanda brillante (2022). Ergal, 19 elementi di dimensioni variabili . Ph. Studio Chiara Dynys. Courtesy Archivio Chiara Dynys
«Una geografia storica, ma anche emotiva dell’opera di Chiara Dynys», afferma il curatore Alessandro Castiglioni per presentare Private Atlas, un progetto e al contempo un viaggio, composto da una serie di appuntamenti che svelano e pongono l’attenzione su alcuni aspetti poetici dell’opera dell’artista, attraversando la sua biografia, le sue ossessioni e la sua ricerca.
Concepito come un atlante privato, Private Atlas si articola in tre macro-capitoli intitolati La disseminazione della memoria, Attraversamenti e Viaggio in Italia, che presentano a cadenza mensile, opere storiche e nuove produzioni dell’artista con allestimenti site-specific pensati appositamente per lo spazio di BUILDINGBOX.
Il primo capitolo, La disseminazione della memoria (da gennaio ad aprile 2025), raccoglie opere in cui lo spazio, atomizzato e frammentato, racconta le relazioni con le forme della cultura occidentale in un costante dialogo con la propria identità. Il secondo capitolo, Attraversamenti (da maggio ad agosto 2025), guarda ad una delle questioni centrali nell’opera dell’artista: la soglia, intesa come luogo, come limite, nella sua materialità e immaterialità. Il terzo capitolo, Viaggio in Italia (da settembre 2025 a gennaio 2026), citando il celebre capolavoro di Rossellini, si interroga sugli immaginari filmici, sul rapporto con l’antico, il classico, ma anche la cultura popolare e vernacolare.
Questi racconti, come in un caleidoscopio – altra forma-archetipo cara all’artista, suggerisce Castiglioni – si intrecciano tra loro, accostando immagini e immaginari, in una continuità circolare, lunga un anno, che consegna una lettura storico critica inedita dell’opera di Chiara Dynys.
La disseminazione della memoria guarda a uno specifico interesse dell’artista di creare “spazi sensibili”. Ciò che rende questi spazi sensibili, è la permeabilità, il rapporto di continuità con elementi esterni e interni al linguaggio stesso dell’artista: la luce, l’architettura, le memorie sociali e individuali. Le prime quattro installazioni raccontano contemporaneamente una ricchezza di approcci e una loro unità metodologica fatta di molteplici elementi scultorei che definiscono e allo stesso tempo atomizzano, scompongono e ricompongono lo spazio.
La ricerca di Chiara Dynys, a partire dalla fine degli anni Ottanta, infatti, si rivolge ad un processo di profonda rimeditazione delle istanze minimaliste alla luce di un approccio più libero e personale che contiene elementi surrealisti, psicanalitici e narrativi. Un unicum nella storia artistica italiana che porta alla costruzione di installazioni ambientali capaci di prendere la forma di veri e propri luoghi, o spazi sensibili, frutto di una proliferazione di soggetti scultorei che, dalla loro singolare autonomia, si ripetono, si moltiplicano. Repliche imperfette, disseminate ed espanse.
In questa disseminazione assumono un ruolo fondamentale la questione percettiva, la ricerca materica, la perfezione esecutiva e la sperimentazione linguistica, ogni volta autonoma e specifica. Questo primo capitolo della mostra racconta dunque questa evoluzione e come questa disseminazione abbia attraversato tutta la pratica di Dynys in oltre trentacinque anni di costante lavoro.
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