Categorie: Mostre

Estroflessioni, fasce, slitte, auto da corsa: la prima retrospettiva di Scarpitta a Roma

di - 26 Aprile 2024

Dipinti astratto-figurativi ma, soprattutto, tele estroflesse, quadri “fasciati” trattati con resine e materie plastiche, colori organici e ancora slitte e un’auto da corsa. È attraverso una variegata serie di opere – accompagnate da manifesti, cataloghi, fotografie e documenti – che la Galleria Mattia De Luca inaugura SAL, la prima retrospettiva romana dedicata a Salvatore Scarpitta (New York, 1919 – 2007). Un nome italo-americano che, nell’arco della propria carriera, ha tentato di conciliare la passione per le gare, le auto da corsa dei circuiti di Los Angeles frequentati da ragazzo, con una vocazione artistica che lo condusse a diplomarsi nel ’40 all’Accademia di Belle Arti di Roma. E, tempo dopo, a riattraversare l’Atlantico. L’esposizione, a cura di Luigi Sansone, presenta alcuni lavori che furono protagonisti delle due mostre più decisive della carriera artistica di Scarpitta. Quella del ’58 alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis e quella del ’59 alla Leo Castelli Gallery di New York.

Salvatore Scarpitta, Mrs Hyde, 1989 e HIll Canoe, 1990, tela, legno, metallo, copricapo, tecnica mista, veduta della mostra, Galleria Mattia De Luca, Roma, 2024

Il primo Scarpitta. Estroflessioni, fasciature e strappi

Dopo un esordio, nei primi anni Cinquanta, con un ciclo di opere stratificate tra sabbia, gesso, terre e pigmenti, Scarpitta comincia a strappare le tele e a ricomporle sul telaio secondo vari tipi di intreccio. «Quando la pittura a olio mi colava dalle dita sentivo che la tela stessa doveva in qualche modo aprirsi, perché io potessi arrivare a una forma di realtà», si legge tra gli scritti dell’artista. È così che nascono lavori come Ammiraglio e Tensione, esposti oggi a Palazzo Albertoni Spinola. Vi si coglie un’esigenza di lacerazione legata al compimento ultimo dell’opera, laddove in Fontana il taglio si allacciava al gesto, all’azione.

Salvatore Scarpitta, Senza titolo, Extramural n.16, 1958, veduta della mostra, Galleria Mattia De Luca, Roma, 2024

Dall’aggiunta di strutture metalliche costruite con cerchioni di bicicletta celati sotto la tela si generano invece i primi quadri estroflessi. Sono gli anni nei quali Agostino Bonalumi opera nella medesima direzione della sinuosità e della curvatura della tela.

Scarpitta dà luce a estroflessioni quali Dimensione, una vasta superficie lievitante color latte, forse la migliore tra i pezzi esposti e To Cy, dedicato a quel Cy Twombly che insieme a Scarpitta, Rothko e Kline, nel ’59, espose in una collettiva alla stessa Galleria La Tartaruga.

Salvatore Scarpitta, Senza titolo, 1958, dedicato – To Cy (Twombly), veduta della mostra, Galleria Mattia De Luca, Roma, 2024

La personale scarpittiana del ’58, a ogni modo, fu accolta con il plauso di Leonardo Sinisgalli, Gillo Dorfles, Emilio Villa, Cesare Vivaldi, Giulio Turcato, Mario Mafai, Piero Dorazio, Albero Moravia e di un giovane Piero Manzoni. Fu proprio allora che Scarpitta viene notato da Leo Castelli, il quale lo invita a esporre presso la sua galleria di New York. In omaggio a Plinio De Martiis, l’artista realizza in quello stesso anno Toga, uno dgli ultimi quadri a fascia, che si può ammirare alla Galleria Mattia De Luca, al fianco di To Franz, una fasciatura in b/n dedicata all’amico Franz Kline, tra i più noti esponenti dell’action painting americana.

Salvatore Scarpitta, Tensione, 1958

Lo Scarpitta di New York: tra slitte e auto da corsa

«Sono ritornato in America portando i quadri, però frutto di un lavoro italiano […]. Erano le prime tele a rilievo che vedevano qui», racconta Scarpitta. Dopo aver esposto, nel ’59, i lavori fasciati alla Galleria di Leo Castelli, decide di fondere la passione per le auto da corsa con la propria ispirazione artistica. Comincia così a costruirne personalmente, studiandone dimensioni e potenza, fino alla creazione della Sal’s Red Hauler Special che irrompe alla mostra di Palazzo Spinola inducendo a ragionare sulla commistione tra arte, velocità e vita. Si tratta di una vettura di piccole dimensioni che Scarpitta dedica a Jean Christophe Castelli. «Ho rifatto la macchina nana e l’ho dedicata al figlio di Leo, è lunga sessantacinque pollici, di questa macchina esistevano solo il telaio e le ruote», scrive l’artista. Le sue auto furono esposte in due mostre di Castelli, nel ’65 e nel ’69.

Agli anni ’70 risalgono poi le slitte, due delle quali si trovano all’inizio del percorso espositivo. Scarpitta le realizza a Broadway con materiali raccolti per la città, telai conservati in studio tenuti insieme da fasce imbevute di resine e dipinte. La costruzione di strutture da traino era un modo per ricordare i nativi americani.

Salvatore Scarpitta, Sal’s Red Hauler Special, 1966-67, dedicata a Jean Crisophe Castelli. Auto da corsa, , veduta della mostra, Galleria Mattia De Luca, Roma, 2024

Insomma si trattò di un’artista girovago, ancipite, non si amalgamò tra i noti storicizzati, poiché ebbe una storia transatlantica imbevuta di suggestioni diverse, di culture differenti condensate tutte nel modo di trattare la cruda e viva materia della tela. Sventagliata, inamidata, resa spugnosa, discontinua, denudata. «Ho sempre cercato di immedesimarmi a fondo con il materiale, nel suo modo di presentarsi e di essere […] la mia storia non è estetica, è ricerca di contenuti».

Installation view, Galleria Mattia De Luca. Salvatore Scarpitta, Dimensione, 1958. Tela estroflessa dipinta, veduta della mostra, Galleria Mattia De Luca, Roma, 2024

La mostra di Salvatore Scarpitta alla Galleria Mattia De Luca, presso Palazzo Albertoni Spinola, a Roma, sarà visitabile fino al 21 giugno 2024.

Articoli recenti

  • Musei

Credere che il mondo possa sollevarsi insieme al proprio desiderio. Nasce a Mantova il Museo Sonnabend

La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione — inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…

6 Dicembre 2025 0:02
  • Personaggi

Addio a Frank Gehry. Muore un titano dell’architettura

Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…

5 Dicembre 2025 21:24
  • Arte contemporanea

La Società delle Api si sposta a Roma, con Luca Lo Pinto nuovo direttore artistico

La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…

5 Dicembre 2025 17:30
  • Mostre

La Fondazione Luigi Rovati di Milano racconta tremila anni di Olimpiadi

Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…

5 Dicembre 2025 17:00
  • Personaggi

Addio a Giovanni Campus, morto a 97 anni uno dei maestri della scultura contemporanea

È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…

5 Dicembre 2025 16:08
  • Fotografia

La rivoluzione delle polleras arriva a Sydney, nelle foto di Francesca Magnani

La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…

5 Dicembre 2025 13:30