Giacomo Balla: Pessimismo e ottimismo, 1923, olio su tela, cm 114,5 x 175,5. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea © Giacomo Balla, by SIAE 2025
Per la prima volta esce dalla sua sede romana, nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la più ampia collezione pubblica dedicata a Giacomo Balla: oltre 60 opere, tra dipinti e disegni, saranno riunite al Palazzo del Governatore di Parma per la mostra Giacomo Balla. Un universo di luce. Curata da Cesare Biasini Selvaggi e Renata Cristina Mazzantini con la collaborazione di Elena Gigli, l’esposizione nasce dalla sinergia tra Comune di Parma GNAMC, con il contributo di Fondazione Cariparma e Regione Emilia-Romagna e la collaborazione di Solares Fondazione delle Arti. L’esposizione, articolata in 13 sale, proporrà un ordinamento tematico e cronologico e sarà arricchita da apparati biografici e documentari provenienti dall’Archivio Gigli.
Il nucleo principale proviene dalla generosa donazione delle figlie dell’artista, Elica e Luce Balla, integrato con opere selezionate da Maurizio Fagiolo dell’Arco, grande studioso del maestro. Ne emerge un viaggio che inizia dal realismo sociale e dal divisionismo, passando per la stagione futurista – che vide Balla firmatario, insieme a Marinetti, Boccioni, Carrà e Russolo, dei manifesti che ne sancivano la visione – per arrivare alle ricerche più tarde e sperimentali degli anni Quaranta.
Nato a Torino, il 18 luglio 1871, e scomparso a Roma, l’1 marzo 1958, Giacomo Balla è stato tra i protagonisti dell’avanguardia italiana del Novecento. Dopo gli esordi divisionisti, con un’attenzione particolare agli effetti della luce e del colore, nel 1903 a Roma entra in contatto con Umberto Boccioni, Gino Severini e Mario Sironi. Nel 1910 firma con Marinetti e gli altri futuristi il Manifesto tecnico della pittura futurista, diventando una figura centrale del movimento.
La sua opera spazia dal realismo sociale alla scomposizione dinamica della luce, fino alle celebri “linee di velocità” che incarnano la poetica futurista del dinamismo moderno. Nel 1918 pubblica il Manifesto del colore, confermando il suo ruolo di teorico oltre che di pittore. Negli anni successivi si allontana dal Futurismo ufficiale, continuando però a sperimentare con linguaggi nuovi. Dopo un periodo di marginalità, la sua opera viene rivalutata nel dopoguerra e riconosciuta come uno dei pilastri dell’arte europea del XX secolo.
Tra i capolavori esposti nella mostra a Parma, spiccano Nello specchio (1901-1902), dipinto che suscitò l’ammirazione di Giacomo Puccini, e il ciclo dei Dei viventi, con la celebre La pazza, testimonianza dell’interesse di Balla per i margini della società e i legami con le ricerche di Cesare Lombroso. In mostra anche i bozzetti futuristi come I ritmi dell’archetto e le Compenetrazioni iridescenti, primo esempio di astrazione geometrica in Europa e le celebri “linee di velocità” che tradussero pittoricamente l’idea di dinamismo. Non mancano nuclei meno noti, come le Dimostrazioni interventiste del 1915 e la produzione figurativa degli anni Quaranta, tra cui La fila per l’agnello (detto a Roma Abbacchio), che restituisce uno sguardo intimo sulla vita quotidiana nella Roma del Dopoguerra.
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