Apre oggi, 7 luglio, a Narni, Resti sensibili, la mostra collettiva estiva ospitata da THEPÒSITO Art Space, progetto curatoriale fondato nel 2023 da Lorenzo Rubini. L’esposizione, che riunisce i lavori di Laura Santamaria, Meri Tancredi, Sasha Toli e Chiara Ventura, esplora le varie dimensioni del corpo, come impronta, scarto, vibrazione materiale. Una presenza che si sottrae allo sguardo per agire nel tempo, nello spazio e nella memoria.
In mostra, ciò che resta del loro passaggio delle figure. Come suggerisce il titolo, Resti sensibili mette al centro la soglia percettiva tra gesto e sparizione, tra ciò che è stato e ciò che permane. Le opere, allora, restituiscono il corpo come memoria sedimentata, come superficie attraversata. Un’intuizione che trova risonanza nelle parole dello storico dell’arte e filosofo Georges Didi-Huberman: «La traccia è l’iscrizione della storia secondo un modo specifico di comprendere la temporalità, che l’immagine veicola nel suo rapporto con il passato».
Nel lavoro di Laura Santamaria (Monza, 1976), la materia – pigmenti, cristalli, fuoco – diventa il veicolo di una ricerca sensibile e concettuale. Formata tra l’Accademia di Brera e la Loughborough University, l’artista vive e lavora tra Como e Milano, sviluppando interventi spesso site specific che indagano le relazioni tra micro e macrocosmo. Il suo approccio metodico e sperimentale restituisce alla materia una dimensione percettiva e cosmica insieme.
Meri Tancredi (L’Aquila, 1976), oggi attiva a Perugia, lavora invece sull’intreccio tra linguaggio, spazio e inconscio. Le sue opere si configurano come tracce semantiche sospese tra chiarezza e ambiguità, metafore visive che interrogano il tempo collettivo a partire da una dimensione personale e profonda. La sua pratica attraversa forme e materiali con un’attenzione poetica all’instabilità del senso.
Il più giovane tra gli artisti in mostra, Sasha Toli (Narni, 2000), vive e lavora a Otricoli, e studia all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Nella sua pittura, la forma assume una qualità ierofanica, rivelatrice, quasi sacra. Le sue opere si muovono in un registro tragico e insieme ironico, in cui il quadro è pensato come oggetto numinoso, spazio di convergenza tra tensione emotiva e libertà immaginativa.
Chiara Ventura (Verona, 1997), di base tra Verona e Venezia, porta in mostra una pratica performativa e pittorica attraversata da un’urgenza esistenziale. Nei suoi lavori il corpo è analizzato, esposto, scomposto nelle sue relazioni con l’emotività, la psiche e l’alterità. Muovendosi tra figurazione e astrazione, le sue opere aprono scenari di vulnerabilità radicale che coinvolgono chi guarda in un’esperienza di confronto diretto.
La mostra prosegue la programmazione di THEPÒSITO Art Space, un progetto che si caratterizza per un approccio curatoriale coerente e per la vocazione a sostenere la ricerca di artisti emergenti e mid-career, anche attraverso dialoghi trasversali, con l’intenzione di creare connessioni culturali tra centro e periferia, tra contesto urbano e territori marginali. Resti sensibili diventa così anche una dichiarazione di metodo: una riflessione collettiva sul tempo e sulle sue iscrizioni nei corpi, negli oggetti e nello spazio.
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