ChissĂ se Gustav Klimt avrebbe mai pensato che il suo Ritratto di signora (1916-17), trafugato nel 1997 dalla Galleria dâarte Ricci Oddi di Piacenza e sorprendentemente ricomparso nella stessa nel 2019, potesse catalizzare un cosĂŹ vasto interesse da parte dei visitatori che non possono non rimanere affascinati anche dal contesto che accompagna la visita in Galleria. Che poi tutto si svolga in una cittĂ di provincia come Piacenza, quasi mai agli onori della cronaca per la realizzazione di mostre importanti, è unâoccasione in piĂš per mostrare che il vasto patrimonio artistico â di cui gode lâItalia â se, adeguatamente valorizzato, può diventare una grande risorsa per il paese. Dopo la mostra âKlimt e i maestri segreti della Ricci Oddiâ (2021) che ha accostato il Ritratto alle opere del museo piacentino, la mostra in corso dal titolo âKlimt. Lâuomo, lâartista e il suo mondoâ, lo contestualizza nellâepoca in cui lâartista viennese ha vissuto. Allestita negli spazi di XNL â Piacenza Contemporanea e Galleria dâarte moderna Ricci Oddi la mostra vuole festeggiare il âritorno a casaâ del Ritratto di signora grazie ad una ricca esposizione di circa 160 opere tra dipinti, sculture, grafica e manufatti di arte decorativa provenienti da raccolte pubbliche e private tra cui i prestigiosi Belvedere e la Klimt Foundation di Vienna.
Prodotta ed organizzata da Arthemisia, la mostra è curata da Gabriella Belli ed Elena Pontiggia, con il coordinamento scientifico di Lucia Pini, direttrice della Galleria Ricci Oddi e la collaborazione di Valeria Terraioli e Alessandra Tiddia. Unâesperienza multisensoriale accoglie il visitatore e lo avvia in un percorso espositivo ricco di capolavori che hanno segnato unâepoca storica artistica che affascina per la sua eleganza e per i forti cambiamenti stilistici. Dopo unâaccurata selezione di opere giovanili di Gustav Klimt â esposte nella prima parte del percorso â che testimoniano una formazione di tipo accademico e unâanalisi del clima simbolista europeo, dove spiccano lavori di Edvard Munch, di James Ensor e di Franz Von Stuck, grande rilievo viene dato alla Secessione Viennese non solo grazie alla presenza di alcuni famosi dipinti, ma anche per la raccolta di una serie di manifesti pubblicitari che erano stati ideati per le mostre della secessione. Emblematici delle ricerche espressive dellâepoca â assieme ad alcune riviste come Ver Sacrum, Des Interieur, Der Architekt â âraccontanoâ, utilizzando le parole della Belli, ÂŤun movimento a largo raggio dâazione che raccoglieva una disparitĂ sorprendente di artisti, spinti da una generica necessitĂ di cambiamento, in opposizione alla tradizione accademica, entro la quale per lo piĂš si erano formatiÂť.
Forte era, infatti, la connessione tra arti figurative, scultura, architettura e design che la mostra evidenzia con una sezione dedicata allâarte applicata di Josef Hoffmann, Koloman Moser, Michael Powolny, Otto Prutscher, Karl Kraus e Ernst Wahliss. Ad arricchire tutta lâesposizione acquarelli e disegni di Egon Schiele, illustrazioni di Oskar Kokoschka e una ricostruzione del grande Fregio di Beethoven conservato nel Palazzo della Secessione a Vienna. A completare il percorso espositivo le famose figure femminili di Klimt (Ragazza nel verde; Amalie Zuckerkandl; Testa di donna) e il ritrovato Ritratto di Signora acquistato nel 1925 dal nobile piacentino Ricci Oddi e poi confluito nellâomonima Galleria.
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