L'Estetica del Gusto, exhibition view, AB - Il Lusso della Semplicità, Venezia, 2025
Cosa succede quando l’arte entra in un luogo vivo, quotidiano, attraversato da rituali? Quando l’esperienza estetica si intreccia con quella del gusto e i sensi si richiamano tra loro confondendosi? L’Estetica del Gusto, mostra collettiva curata dal Prof. Simone Ceschin e ospitata all’interno del ristorante di Alessandro Borghese a Venezia, prova a rispondere a queste domande attraverso una pluralità di prospettive, quelle di venti artisti provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Venezia. Linguaggi, approcci e sensibilità diverse si confrontano con un tema tanto quotidiano quanto stratificato, restituendone il potenziale critico, poetico e sensoriale.
Il desiderio di interrogare cosa resta del gusto quando diventa immagine innesca una riflessione che si sviluppa lungo le stanze del ristorante. Una mostra può nascere da un sapore, da una forma che sfiora la memoria e si deposita nei sensi, ma qui si sonda l’identità del gusto anche come forma di giudizio, esperienza percettiva e gesto culturale. Il risultato è un percorso fluido che si insinua tra tavoli e pareti, fino ai margini degli interstizi, trasformando la routine conviviale in un punto d’incontro tra forma e senso.
L’allestimento è concepito come una narrazione sensibile. All’ingresso, la vetrina del bancone ospita il lavoro delicato e magnetico di Elsa Scagliarini, piccole uova in resina epossidica e pasta pigmentata, metafora di fragilità e rigenerazione, che accolgono il visitatore introducendolo in un percorso costellato di oggetti archetipici carichi di possibilità.
Segue un dialogo organico, mai ridondante, dove ogni artista si misura con la materia del cibo e le sue possibili interpretazioni simboliche. Le opere si articolano lungo le superfici in un crescendo di segni, sagome e significati. Tracce di attese e ossessioni, dalle più esplicite alle più evocative, sembrano condividere la medesima necessità di rendere visibile il gesto invisibile del gustare. Emerge così una tensione emblematica tra il nutrimento come consumo e il nutrimento come contemplazione. Gesti semplici, ambigui, talvolta ironici, scandiscono un tempo lento che si impone allo sguardo. C’è chi lavora sul frammento, sulla ritualità o sulla deformazione della forma, tessendo una trama, sotterranea ma solida, che lega insieme la volontà di spostare l’attenzione e trasformare un contesto apparentemente decorativo in uno spazio che interroga. Un’operazione non semplice e per questo preziosa.
Pur ramificandosi entro coordinate concettuali, lontane da un’accezione algida e intellettualistica del termine, il progetto nasce da un’urgenza pedagogica, quella di un curatore che crede nella responsabilità di accompagnare giovani artisti nel loro percorso formativo e creativo, e che si traduce in una dimensione emotiva e accessibile senza rinunciare alla complessità.
A rendere ancora più significativa l’iniziativa è anche la sua dimensione etica. Parte del ricavato della vendita delle opere sarà infatti devoluto a Banca delle Visite, progetto solidale che garantisce prestazioni mediche a chi non può permettersele. In questa danza tra estetica e cura, tra piacere e riflessione, la mostra si muove con passo leggero ma intenzionale, parlando di attenzione, di ascolto e di una lentezza necessaria.
E proprio nello sguardo rivolto ai più giovani si compie forse il gesto più importante: restituire centralità a chi troppo spesso resta ai margini del sistema dell’arte. Giovani artisti e artiste formati in un’Accademia pubblica trovano qui non solo un’occasione di visibilità, ma una vera stanza tutta per sé, come direbbe Virginia Woolf, anche se questa stanza ha l’aroma del pane appena sfornato e il suono discreto di bicchieri che si sfiorano.
Anche il contesto contribuisce all’originalità della proposta. Ca’ Vendramin Calergi, sede storica del Casinò di Venezia, si apre così a una progettualità inedita dove arte e ristorazione dialogano non come compartimenti stagni, ma come esperienze che si arricchiscono reciprocamente. Una scelta che sorprende, soprattutto perché mossa da una reale convinzione: «Credo profondamente nei Giovani che vogliono essere il motore del Cambiamento, nella Società, nell’Arte e nella Visione di un Domani più consapevole e ispirato» scrive Borghese, e questa mostra sembra dimostrarlo.
Gli artisti: Sofia Battan, Anna Benetti, Ilaria Costaglia, Leonardo Dalla Torre, Sara Devetta, Arianna Gobbi, Giulia Malatesta, Massimo Munich, Daniela Moruz, Elia Peruffo, Emma Perona, Silvia Pezzi, Isabella Ponte, Giulia Rinaldi, Elsa Scagliarini, Stefania Serio, Nicole Sinigaglia, Emma Soddo, Gaia Tessarolo, Erika Verlato.
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