Ettore Pinelli, Iceberg 1 (turquoise blue), 2022. Olio su tela, 55x100cm
Unstable Nature, la nuova mostra personale di Ettore Pinelli alla Galleria Cartavetra di Firenze, è un affascinante percorso che indaga il paesaggio come immagine di una natura ferita eppure di sorprendente bellezza, in cui è possibile scorgere gli effetti scaturiti dalla violenza dell’uomo sul clima, la fragilità e il senso di precarietà che deriva da un mondo in trasformazione. Si tratta di un’esplorazione in cui l’elemento simbolico dell’iceberg diventa metafora di una drammatica evoluzione, e il suo lento ma inesorabile sciogliersi viene fermato da Pinelli in una immagine dilaniante nella sua potenza che rappresenta l’atto finale di un racconto tragico.
Non a caso, infatti, i paesaggi raffigurati nelle opere in mostra vengono proposti sotto un velo che incornicia l’immagine stessa: la pittura si compone di velature, stratificazioni e sottrazioni che restituiscono il senso di precarietà della natura, frammentando e impedendo la fissazione esatta del soggetto. Per decifrare l’opera occorre pertanto soffermarsi a lungo di fronte a essa, allontanandosi per apprezzarne l’insieme e avvicinandosi a più riprese e da varie angolazioni per coglierne la tecnica raffinata e accurata con cui è stata realizzata. L’effetto che infine le opere trasmetteranno sarà netto, tagliente, così diretto e senza filtri da rendere quei paesaggi autentici capi d’accusa per gli esseri umani; chi osserva rimane muto, sopraffatto, da come forme e colori si traducano senza possibilità di equivoco in emozioni profonde, autentiche e vere. L’iceberg diventa esemplificazione dell’effimero, della dissolvenza di un mondo incontaminato, ora irreversibilmente compromesso, osservando il quale lo spettatore non può che provare un senso di desolazione di fronte al grido di una morte solitaria e inevitabile.
Spiega Pinelli: «I miei lavori scaturiscono dall’indagine del rapporto tra immagine mediatica e violenza, non come esaltazione della violenza, ma come spunto di osservazione per lo spettatore. Gli iceberg, le foreste in fiamme, gli eventi atmosferici particolari, le vedute aeree dell’iceberg A-38 assumono una valenza iconica in un percorso simbolico-naturalistico che mostra in alcuni casi delle visioni più analitiche e in altri più poetiche. I paesaggi desolati vengono invece da un’esperienza di pittura en plein air e mostrano ciò che ho potuto osservare al confine tra la Lombardia e il Piemonte durante Landina, l’esperienza curata dalla pittrice Lorenza Boisi che ogni anno invita artisti professionisti del territorio italiano a interagire per alcuni giorni con il paesaggio e creare una sorta di nuova mappatura del territorio attraverso la pittura».
Immagini di grande impatto, colte negli attimi precedenti a quando la catastrofe ambientale troverà compimento, in cui chi osserva si confronta con un processo di distruzione e insieme di rinascita di una visione nuova, ancora non comprensibile, non immaginabile eppure pronta a emergere dalle rovine di ciò che, languendo, muore per risorgere altro da sé.
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