Giorgio Armani, Milano Per Amore, Pinacoteca di Brera; photo credit @agnese_bedini @melaniadallegrave @dsl__studio
Si spengono le luci in Via Manzoni 31 a Milano, a pochi passi dalla via del lusso e della moda milanese che ha sempre saputo abbracciare con garbo e sobrietĂ , ma non si spegne il ricordo di Giorgio Armani, scomparso lo scorso lo scorso 4 settembre, che ora brilla sotto le volte della Pinacoteca di Brera in occasione della mostra Giorgio Armani: Milano, per amore. In corso fino allâ11 gennaio 2026, la monumentalitĂ della Pinacoteca accoglie i 133 abiti piĂš rappresentativi dellâoperato del designer piacentino di nascita ma milanese dâadozione e per amore, in una lettera di commiato che lo saluta ed omaggia in un luogo caro al creativo ma soprattutto istituzionalmente importante per la cittĂ , consacrandolo come lâartista contemporaneo che ha saputo intessere un immaginario proprio sul corpo mutevole della donna, lĂŹ dove sarebbero dovuti essere festeggiati i 50 anni di carriera.
La passione della Madonna del Carmelo di Tiepolo, la fugacitĂ del bacio di Hayez, la statuaria bellezza della Vergine del Mantegna convivono con gli abiti da sera firmati Armani, in un affresco tridimensionale che supera i confini della cornice del quadro e si fa tessuto, accogliendo i visitatori in un viaggio nella storia, negli anni â90, tra suggestioni classiche e moderne. Non vogliamo solamente ricordarlo, ma narrare a tutti la sua storia in una cornice dâeccezione, al pari dellâeccezionalitĂ del suo operatoÂť, spiega Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca, che specifica di essere stato lui stesso il principale promotore della mostra, promuovendo il lavoro di Armani in un confronto diretto con lâarte conservata tra le mura del museo, e non solo. PerchĂŠ tra le luci soffuse dei capolavori rinascimentali, unâaltra luce illumina i look del designer: quella del cinema che rappresenta le origini del successo per la firma milanese, con quel completo grigio indossato da Richard Gere in American Gigolò che innovò lâimmagine dellâuomo moderno, non piĂš sagomato da una rigiditĂ formale ma comodo in una leggerezza informale senza doppie cuciture. Cuciture mai cosĂŹ strette che lo legassero al passato, in fondo la mostra è la dimostrazione che fare la storia vuol dire esserne partecipe, di saper accogliere lâinnovazione come simbolo di una sopravvivenza espressiva che non può cedere alla monotonia dellâantico, proprio come era solito dire lo stesso creativo: << solo la monotonia mi spaventa >>.
Ma non solo dentro le mura, lo spettacolo degli abiti di Armani avvolge anche la corte interna della Pinacoteca per la presentazione della sfilata SS26, con un giardino luminoso fatto di lumi di candele soffuse a guida per le modelle vestite dagli abiti dellâultima collezione progettata dal designer, svelata il 28 settembre a chiusura delle giornate milanesi dedicate alla moda, dove Leo dellâOrco, erede designato dallo stesso fondatore, ha accolto il saluto commosso dei 700 invitati presenti. Un segno di continuitĂ che decreta la fine di un capitolo, ed il principio di uno nuovo. La mostra braidense è lâultimo atto di questa storia biografica, alla quale si aggiungo altri progetti dedicati a Giorgio Armani, tra cui da ricordare è la mostra al Silos sulla linea Priveè che ripercorre le collezioni presentate tra il 2005 ed il 2025, in Ventâanni dâAlta Moda. Un viaggio che tocca lâarte, il cinema e la dedizione dietro il fatto a mano. Una tradizione che vale il titolo di pittore e sculture del tessuto ad Armani, autore delle notti stellate della moda milanese intessute su quei velluti blu che lo hanno consacrato ad astro luminoso del firmamento.
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