Categorie: Mostre

La sostanza agitata: il racconto di una mostra e di una pubblicazione

di - 7 Ottobre 2023

Di forte impatto generazionale, La sostanza agitata – inaugurata lo scorso 24 giugno e visitabile fino al prossimo 16 ottobre – si caratterizza come un laboratorio aperto a diversi sguardi. Francesco Bendini, Paolo Bufalini, Lucia Cantò, Giovanni de Cataldo, Binta Diaw, Bekhbaatar Enkhtur, Roberta Folliero, Jacopo Martinotti, Lulù Nuti, Giulia Poppi e Davide Sgambaro: a ougnuno degli 11 artisti invitati è stata affidata una stanza di Palazzo Collicola di Spoleto, che si trasforma, così, in un caleidoscopio di singole poetiche, materiali organici e industriali, verticalità e orizzontalità, movimento e staticità.

Con il generoso supporto delle gallerie di alcuni degli artisti partecipanti e dall’associazione Amici di Palazzo Collicola, è stata realizzata una pubblicazione di approfondimento, di cui parliamo con il curatore Saverio Verini.

Giovanni de Cataldo, Set Point, 2017. Feltro su guard rail, 530 x 130 x 110 cm. Installation view at La sostanza agitata, Palazzo Collicola, Spoleto. Ph. Stefano Bonilli, Emaki. Courtesy l’artista e Galleria Mazzoli

Un cantiere di proposte, di derivazione scultorea richiamandosi alla tradizione artistica di Spoleto, e undici artisti: ci accompagni in visita di La sostanza agitata?

«La sostanza agitata ha un legame con la storia recente di Spoleto, che a partire dalla presenza di artisti come Leoncillo ed esperienze come Sculture nella città, la mostra curata da Giovanni Carandente nel 1962, ha dimostrato di avere la scultura nel proprio DNA. All’epoca, le oltre cento opere disseminate nello spazio urbano erano tutte o quasi realizzate con materiali durevoli, “duri”; diverse di esse spiccavano per monumentalità e verticalità. Mi piaceva la possibilità di poter immaginare a Spoleto una mostra con opere che ancora oggi, con tutte le distinzioni del caso, potremmo definire scultoree. Per farlo, ho invitato undici artisti attivi in Italia, tutti entro i 35 anni di età: credo sia interessante vedere come un gruppo di autori emergenti si cimenti con la dimensione “plastica” e, dunque, con l’eredità che un’esperienza come quella del ’62 chiama in causa. Da allora, le cose sono molto cambiate. E la mostra a Palazzo Collicola cerca di testimoniare alcune di queste trasformazioni, ormai in atto da diversi decenni».

Roberta Folliero, Battaglia di cuscini, 2020. Bracci meccanici, cuscini, dimensioni variabili. Installation view at La sostanza agitata, Palazzo Collicola, Spoleto. Ph. Stefano Bonilli, Emaki. Courtesy l’artista e RUFA – Rome University of Fine Arts

Oggi sono sempre di più le urgenze e le esigenze che le nostre generazioni manifestano, e a cui molti artisti danno voce. Come La sostanza agitata dà conto di questa varietà che appartiene al nostro tempo?

«La mostra non nasce per testimoniare una singola tendenza. Al contrario, ero interessato alla diversità di approcci. Per questo, ho scelto di affidare a ogni artista una stanza, selezionando insieme a ognuno di loro un’opera che potesse essere pienamente rappresentativa delle singole poetiche. Il trait d’union credo sia, in generale, la consapevolezza rispetto alla storia della scultura. In alcuni casi, questa storia viene messa in discussione attraverso paradossi, parodie e fallimenti (penso allo skydancer gonfiabile di Davide Sgambaro e ai nani da giardino in cemento di Francesco Bendini, oppure alla battaglia di cuscini di Roberta Folliero, una specie di monumento cinetico a un ricordo d’infanzia e, ancora, alla gattaiola di Giulia Poppi, che è un’opera quasi invisibile, fino alla fragilità della tigre realizzata con la cera d’api da Bekhbaatar Enkthur). In altri casi, l’atteggiamento è quello di una maggiore “fiducia nella materia” e nelle possibilità di tenuta dell’opera (mi vengono in mente i guardrail incidentati di Giovanni de Cataldo o la sinuosa scultura in ferro forgiato di Lulù Nuti, così come i vasi in argilla cruda di Lucia Cantò, la grande mangrovia di capelli di Binta Diaw e l’architettura di carta eretta da Jacopo Martinotti, che gioca proprio sulla tensione e la capacità di resistenza del materiale). L’opera di Paolo Bufalini, con cui si chiude il percorso, credo possa tenere insieme i diversi “stati d’animo” che attraversano la mostra, tra vitalità e inevitabile decadenza».

Paolo Bufalini, Senza titolo, 2023. Paletta zincata, coriandoli, teschio 30 x 25 x 78 cm. Installation view at La sostanza agitata, Palazzo Collicola, Spoleto. Ph. Stefano Bonilli, Emaki. Courtesy l’artista e Galleria di Storia Naturale – CAMS (Centro di Ateneo per i Musei Scientifici, Università degli Studi di Perugia)

La mostra ha un forte impianto generazionale. Come interviene nel percorso espositivo, come si manifesta e come si relaziona, per assonanze o differenze, tra gli artisti?

«Nonostante le incertezze e il costante senso di crisi che accompagnano le esistenze di chi oggi si trova ad avere tra venti e trent’anni, come gli artisti in mostra, mi sembra che questi ultimi non abbiano rinunciato all’ambizione di misurarsi con lo spazio in modo radicale, ricorrendo, in alcuni passaggi, anche a una certa monumentalità, seppur contraddittoria, controversa. Per quanto l’immagine digitale abbia ormai guadagnato uno spazio sempre maggiore nel nostro tempo e nelle nostre vite, La sostanza agitata propone un’esperienza fortemente fisica e sensoriale, che – mi azzardo a dire – forse suggerisce una possibile risposta al perché ha ancora senso fare mostre in carne e ossa».

Bekhbaatar Enkhtur, Tigre, 2023. Cera d’api, dimensioni ambiente. Installation view at La sostanza agitata, Palazzo Collicola, Spoleto. Ph. Stefano Bonilli, Emaki. Courtesy l’artista

Dalla mostra alla pubblicazione, cosa lascia e cosa resta in eredità La sostanza agitata?

«Era importante che la mostra potesse trovare una sua vita anche dopo l’esposizione delle opere. Per questo mi sono affidato alla collaborazione con la casa editrice Viaindustriae, di base a Foligno, a pochi chilometri di distanza da Spoleto. Questo ha permesso un rapporto diretto con l’esposizione, che è stata visitata più volte dalle persone che hanno lavorato al libro (Emanuele De Donno e Alessandro Burelli). Ne è nato un prodotto editoriale curato, capace – a mio avviso – di tradurre in formato la vitalità e la varietà de La sostanza agitata. Insomma, il ritmo della mostra. Oltre alle fotografie delle singole opere, realizzate da Stefano Bonilli e accompagnate da brevi testi descrittivi in italiano e inglese, la pubblicazione vede in apertura una conversazione tra me e Maria Villa, critica d’arte, curatrice e vicepresidente della Fondazione Lucio Fontana. Siamo coetanei e uniti – mi piace pensare – da una stima reciproca: il dialogo con Maria, che conosce bene la storia della scultura, mi è sembrato il modo migliore per contestualizzare la mostra e approfondirne alcuni aspetti».

Lucia Cantò, Atti certi per corpi fragili, 2021. Terre crude, dimensioni variabili. Installation view at La sostanza agitata, Palazzo Collicola, Spoleto. Ph. Stefano Bonilli, Emaki. Courtesy l’artista, Monitor Gallery Roma, Lisbona, Pereto e Inside Art

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