Shiota Chiharu, In Silence, 2002/2025 Burnt piano, burnt chair, Alcantara black Thread - Dimensions variable. Production support: Alcantara S.p.A. Installation view: Chiharu Shiota: The Soul Trembles, MAO Museo dâArte Orientale, Torino, 2025 - Photo: Giorgio Perottino - Photo courtesy: MAO Museo dâArte Orientale.
Fino al prossimo 28 giugno il MAO Museo dâArte Orientale di Torino ospita una eccezionale mostra di Chiharu Shiota, realizzata in collaborazione con il Museo Mori di Tokyo. La mostra è curata da Mami Kataoka e Davide Quadrio, con la collaborazione curatoriale di Anna Musini e Francesca Filisetti. Si tratta di un evento di particolare spessore culturale e artistico, che unisce al grande impatto scenografico unâintensa profonditĂ di contenuti.
Chiharu Shiota (Osaka, 1972) è artista di fama internazionale. La mostra monografica presentata al Mao porta il titolo The soul trembles⌠e approda al museo torinese dopo essere stata ospitata in istituzioni prestigiose come il Grand Palais di Parigi, il Busan Museum of Art, il Long Museum West Bund di Shanghai, la Queensland Art Gallery di Brisbane e lo Shenzhen Art Museum. La sede del MAO fa quindi in parte eccezione. Nonostante negli ultimi anni il museo torinese abbia, infatti, incentrato la propria programmazione di ricerca nellâintenso e produttivo confronto tra arte asiatica di epoche antiche con la piĂš recente e viva produzione contemporanea, lâampio spazio dedicato al lavoro di Shiota tra le opere provenienti dalle piĂš diverse e lontane epoche, rende lâesperienza di fruizione particolarmente emozionante. Inoltre, in mostra sono presenti diverse opere completamente nuove, oltre ad interventi site specific realizzati ad hoc per gli spazi del museo.
I lavori piĂš noti di Shiota consistono in spettacolari installazioni in cui fili rossi o neri sâintrecciano, invadendo e modificando, letteralmente, lâintero spazio espositivo. Il fruitore cammina in questo spazio alterato, e ha cosĂŹ lâimpressione di varcare la soglia sottile che normalmente separa lâimmaginario fantastico e psichico personale dalla percezione della realtĂ concreta ed esteriore. Ne nasce, in qualche modo, un mondo del tutto nuovo, come sempre accade quando siamo di fronte allâopera dâarte nel senso piĂš profondo e vero del termine.
Nelle installazioni fatte di fili intrecciati a volte compaiono oggetti delle piĂš svariate dimensioni: un pianoforte silenzioso, dai tasti bruciati (In silence, 2008), abiti appesi al soffitto come se i corpi che un tempo li indossarono si fossero trasformati in spiriti o presenze ossessive e inquiete della memoria (Reflection on space and time, 2018), e cosĂŹ via. Nellâinstallazione che chiude il percorso espositivo, al quarto piano del museo, gli oggetti sono, invece, piccoli giocattoli in miniatura, a comporre una collezione di ricordi dâinfanzia personalissimi, eppure facilmente condivisibili, che evocano il mondo dellâinnocenza e della fanciullezza, pur conservando un retrogusto amaro, una sorta di rimando appena accennato a qualche ferita interiore che stenta a cicatrizzarsi.
Lâesposizione nel suo complesso si articola in maniera pervasiva allâinterno dellâintero percorso museale, tra installazioni, fotografie e opere di vario tipo. Lâarte contemporanea di Shiota si affaccia, cosĂŹ, tra i reperti di un passato antichissimo, da noi lontano nel tempo e nello spazio, ponendosi in dialogo performativo, con un effetto insieme di attualizzazione della memoria e di profetico straniamento. La storia, anche quella da noi distante e che appartiene a lontanissimi continenti, in tal modo si fa presente in un gioco di dialoghi e stratificazioni progressive, aprendo la strada a mille interpretazioni e riletture sempre nuove e prodigiosamente creative tanto dei reperti del passato, quanto delle opere del presente, e che accennano al prossimo futuro.
Ma sempre, tra le immagini e le opere di Shiota, non è difficile cogliere lâautenticitĂ del sentimento e del vissuto personale dellâartista, che però come accade spesso e volentieri in presenza di un operare artistico degno di questo nome, si presta perfettamente al rapporto empatico con il pubblico. La toccante vitalitĂ e la sinceritĂ percepibile delle opere creano, infatti, un contesto ampiamente condivisibile dal punto di vista emotivo, in cui ciascuno e ciascuna facilmente ritrova piĂš o meno esplicite risonanze.
Tra i temi ricorrenti, nelle opere esposte, quello del viaggio, inteso dal punto di vista simbolico e metaforico. Ci sono barche intrecciate di fili, i quali paiono a volte quasi scaturire dal loro interno, che si fanno simbolo insieme di perdita e ricerca di una direzione esistenziale (Where are we going?, 2017 e Uncertain Jourey, 2016). Oppure ci sono valige appese al soffitto a diverse altezze, che si muovono ritmicamente, occupando quasi interamente unâampia sala del museo (Accumulation â searching for the destination, 2021).
Il motivo dellâaccumulazione, del sovrapporsi, intrecciarsi ed intricarsi di fili, ricordi, percezioni, danno il senso di un sentimento angosciante, ossessivo compulsivo, inquietante e che pure genera unâirresistibile bellezza. Non vanno dimenticate, poi le opere fotografiche e video, che hanno al centro il corpo femminile dellâartista che si fa pensiero e sangue, tra memoria, storia personale, evocazione di memorie artistiche (in un caso viene in mente senzâaltro Hermann Nitsch), e sempre la sensazione dellâautenticitĂ e della consapevolezza.
Con lâintenzione di accompagnare il pubblico nellâapprofondimento ad ogni livello delle opere esposte, la mostra è corredata, poi, da una serie di eventi e interventi concomitanti, che da qui allâestate animeranno le sale del museo con esperienze musicali, approfondimenti e molto altro, a comporre un ricco public program musicale e performativo. Ă stato realizzato, infine, un catalogo bilingue con testi dei curatori e di Beatrice Merz, mentre è in programma un rapporto di dialogo con il MUDEC di Milano, che dal 19 novembre ospiterĂ a sua volta lâopera The Moment the Snow Melts di Shiota per la mostra Il senso della neve.
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