Oscar Piattella, I muri, veduta della mostra, Cappella di Santa Maria dei Bulgari, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Bologna, Foto Francesco Rucci
Per vivere nei luoghi della donna amata, Gubbio e i suoi monti, Oscar Piattella aveva lasciato Pesaro e il mare. Innamorato di pietre, guardava i muri, di Gubbio, mappe del tempo e di ere geologiche ammansite dal vivere di umide radici, uomini e bestie. Così come aveva guardato i muri di Parigi, segnati dalla disperazione dell’occupazione nazista, e da scritte che affidavano agli intonaci l’ultima possibilità di trasmettere il dolore di una umanità devastata.
«Non isprezzare questo mio parere, nel quale ti si ricorda che non ti sia grave il fermarti alcuna volta a vedere nelle macchie, de’ muri, o nella cenere del fuoco, o nuvoli o fanghi, od altri simili luoghi, ne’ quali, se ben saranno da te considerati, tu troverai invenzioni mirabilissime, che destano l’ingegno del pittore a nuove invenzioni», aveva scritto Leonardo da Vinci. E poi, Piero di Cosimo, che «Recavasi a rimirare animali, insetti, pesci, erbe, rovine, ed ogni altra cosa, che la natura, per instranezza, ed a caso fa…e fissava l’occhio su qualche muro, ove replicatamente, e molto fosse stato sputato da persone inferme, o sivvero sopra qualche altro, ove l’acqua piovana, od altra cosa avesse cagionata macchia, e ne cavava, e ne traeva fuori battaglie, vedute, rovine, nuvoli, animali, ed altre figure, che l’immaginazione sua andava li concependo».
Una potente tradizione di sguardi su concrezioni che a distanza di secoli suggeriscono ancora colori e misture di terre, da Giorgio Morandi a Giorgio Celiberti, da Nino Migliori a Franco Guerzoni. Ed eccoli, oggi, esposti a Bologna, presso la Cappella di Santa Maria dei Bulgari, nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, i “muri” di Oscar Piattella, raccolti, schedati, studiati con dedizione infinita nell’Archivio che Fernando Barbetti ha voluto e presiede nella casa eugubina che fu dell’artista. La mostra Oscar Piattella. Opere 1958-2015, è curata da Alberto Mazzacchera e patrocinata da DOUTDO, con la collaborazione dell’Archivio Oscar Piattella.
Piccoli cerchi aurei come ricavati da stampi di pittori “primitivi”, luminescenze che allagano pigmenti rossi e violenti. Lisci splendidi frammenti di madreperla che aprono varchi tra ruvide superfici opache. Grafemi che scrivono senza parole sommovimenti emotivi e spirituali. E inoltre, quadri con piccoli riquadri e rettangoli di tela dipinti e incollati, in bilico tra antica sapienza fabrile e vertiginose singolari astrazioni.
Opere nate tra colte memorie della storia della pittura, certo ‘900 aniconico europeo e americano, una pratica da antico maestro di bottega, e un “pensiero pittorico”, collocato a ragione, secondo Massimo Cacciari, nel solco dello “spirituale nell’arte”.
La mostra, a cura di Aldo Iori e Alberto Mazzacchera e presentata nell’ambito di ART CITY Bologna e Arte Fiera 2025, sarà visitabile fino all’8 marzo 2025. La mostra centrale alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio si ramifica poi in altre due sedi cittadine: Oscar Piattella. I segni del cosmo presso la sede di PwC Italia e Osc ar Piattella. Magnetismo architetturale alla Galleria Stefano Forni.
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