Prova Generale è una metodologia di ricerca e restituzione al pubblico che si propone di dedicare un tempo “sufficientemente lungo” a progetti che assumono carattere di necessità ed urgenza, all’interno di uno spazio dinamico. In questa occasione, il Museolaboratorio – ex manifattura tabacchi
di Città Sant’Angelo decide di presentare un estratto significativo, più di sessanta tavole originali, che hanno composto il progetto editoriale Natura morta. Una domanda a Giorgio Morandi edito da 24 ore Cultura in occasione della retrospettiva dedicata all’artista bolognese visitabile a Palazzo Reale di Milano fino al 04/02/24.
L’opera editoriale, concepita a detta dell’autore, in uno stato di incoscienza, racconta con ironia e pessimismo, la vita che si svolge nello studio dell’artista ed in particolare sul suo tavolo da lavoro e decide di farlo attraverso la via della narrazione immaginativa, la fiction. Determinato a non tradire la propria idea di arte, Maicol & Mirco rifiuta un approccio storico-biografico all’opera di Morandi o di fornirne una chiarificazione, convinto della superfluità di una intermediazione.
Ne deriva un libro di parole “mai dette” in cui l’autore, immaginando una conversazione con Morandi, chiede: «perché hai disegnato sempre le cose, dimenticandoti di noi, esseri fragili?» Un dialogo intimo, una relazione che coinvolge entrambi gli artisti in un processo di avvicinamento, in primis dei due segni, quello pittorico e quello fumettistico. Si scopre dunque, che il modo di fare fumetto di Maicol & Mirco è strettamente legato con la pittura e che in passato fu proprio attraverso la profondità e la contemporaneità dell’opera morandiana che l’autore si riappacificò con il linguaggio pittorico, rispecchiandosi nella stessa volontà di superamento delle arti classiche.
Percorrendo lo spazio espositivo ed osservando l’allestimento essenziale delle tavole, ci si accorge che nella traduzione delle opere pittoriche in fumetti, Maicol & Mirco rinuncia all’approccio mimetico, affidandosi al potere evocativo della traccia mnestica. Diversi i punti di contatto tra i due artisti, il minimalismo delle forme, il peso visivo dell’assenza, l’utilizzo pressoché costante dello stesso formato e infine, l’ossessione. L’ossessione, intesa dall’autore come essenza della pittura stessa, la capacità di focalizzarsi su una parte per parlare del tutto, che in questo caso si traduce in ossessione per le cose.
Ecco dunque Morandi aiutarci a riscoprire la bellezza delle cose, partendo da una visione critica del capitalismo “Umanesimo delle cose” che le ha poste al centro dell’universo, giunge a soffermarsi sulla luce che si «poggia perfettamente solo sulle cose», fino a fondersi in un tutt’uno con esse. Nelle cose è possibile scorgere la nostra costruzione di intimità con il mondo, il sentire presso di sé per poi portare al di fuori, trascendere.
Lentamente comprendiamo quanto le cose parlino di noi, come una ciotola di cicuta con Socrate, le cose sono una traccia persistente del nostro effimero passaggio. Come afferma lo scrittore Giuseppe Raimondi ricordando Rimbaud in Anni con Giorgio Morandi «il problema di un artista è sempre stato quello di non farsi pungere dalle spine della realtà», la riflessione di Morandi offerta da Maicol & Mirco riguarda dunque la trascendenza, non c’è nulla di più poetico ed umano delle cose.
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