Michelangelo Pistoletto, Glacial Threads. Dalle foreste ai tessuti del futuro. Installation view, Castello Gamba - Museo d’Arte moderna e contemporanea della Valle d’Aosta, Châtillon. Ph. Daniela Pellegrini
La Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto (1933) è una delle opere d’arte più conosciute e amate dell’arte contemporanea. Presentata nel 1967, fece scalpore per l’associazione iconoclasta della Venere, divinità e simbolo della bellezza classicista, ad una valanga di vestiti usati. Dopo sessant’anni, alla veneranda età di 92 anni, Pistoletto prosegue con la sua critica sulla società consumistica. Seguendo un file rouge che ripercorre la sua carriera artistica, Pistoletto promuove un nuovo materiale biodegradabile per la creazione di tessuti in grado di proteggere i ghiacciai. Il progetto tessile è promosso da Lenzing Group, leader mondiale nella produzione di fibre speciali a base di legno, insieme a Cittadellarte. L’azienda ha finalizzato la creazione di nuovi geotessili composti da fibre biodegradabili in cellulosa. Utilizzati al posto di quelli sintetici, impiegati per per proteggere i ghiacciai dalle forti radiazioni solari, permettono di non disperdere microplastiche nelle acque. I tessuti del gruppo Lenzing hanno una durata di vita biennale e dopo questo periodo possono essere reintrodotti nel ciclo tessile, trasformati in abiti sostenibili e sperimentali, all’interno di un’economia circolare.
La mostra Glacial Threads. Dalle foreste ai tessuti del futuro è ancora una volta un atto di ribellione e di resistenza da parte di Pistoletto, unendo arte, sperimentazione e attivismo. Se durante gli anni della pop art il maestro ebbe la possibilità di americanizzarsi e lasciarsi alle spalle l’Italia, scelse di rimanere in patria. Qui, Michelangelo Pistoletto ha dedicato la sua vita alla sensibilizzazione del pensiero ecologico. La mostra al Castello Gamba racconta la carriera e l’impegno di uno dei protagonisti dell’arte povera italiana, offrendo un particolare focus sulla produzione tessile in relazione con il territorio italiano, alle Alpi e ai loro ghiacciai.
Una grande installazione domina la prima sala del percorso espositivo, si tratta di una rivisitazione dell’opera Metamorfosi, realizzata negli anni Settanta. In questa versione Michelangelo Pistoletto sceglie di mette a confronto una pila di indumenti usati bianchi con una catasta di legna tagliata, divise da uno dei suoi iconici specchi. Intorno all’opera, le strutture Segno Arte espongono alcuni abiti generati dal lavoro collettivo del dipartimento moda di Cittadellarte B.E.S.T. (Better Ethical Sustainable Think-Tank). I capi sono realizzati in collaborazione con i designer Blue of a Kind, Bav Tailor, Tiziano Guardini, Flavia La Rocca e raccontano una moda generativa e consapevole.
Secondo Michelangelo Pistoletto, lo specchio è l’inizio dell’algoritmo composto da zero e uno. Se la superficie riflettente ha la capacità di contenere qualsiasi cosa, può essere considerata come lo zero; mentre tutto ciò che esiste ed ha la possibilità di essere specchiato è l’uno. Il quadro specchiante è infinito per sua natura, in continuo cambiamento. “Nello specchio l’universo rappresenta sé stesso” afferma Michelangelo Pistoletto, individuando in quest’oggetto che ha caratterizzato la sua produzione artistica di una vita, uno spazio virtuale. Siamo parte della natura e siamo parte dell’artificio e, secondo il maestro, ce ne siamo resi conto dal momento in cui, probabilmente, una nostra antenata ha lasciato l’impronta della sua mano sulle pareti di una caverna, creando la prima proiezione virtuale. È necessario trovare un equilibrio fra queste due parti, tra la natura e l’artificio.
Con la sua energia e instancabile voglia di incontrare il mondo, grazie al suo impegno sociale e ambientale, Michelangelo Pistoletto vede nell’arte una via per superare i conflitti del mondo e dare una spinta propulsiva al cambiamento. Con la sua idea di pace preventiva, fondata sul rispetto degli esseri viventi, è stato candidato dalla Fondazione Gorbachev al Premio Nobel per la Pace 2025.
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