Moby Dick, la balena. Installation view
Moby Dick, la celebre balena del romanzo di Herman Melville, torna a ispirare nuove interpretazioni. Siamo a Genova, dove Palazzo Ducale le dedica la grande mostra collettiva MOBY DICK – LA BALENA, ospitata negli spazi dell’Appartamento del Doge e curata da Ilaria Bonacossa e Marina Avia Estrada con Michela Murialdo, in collaborazione con TBA21 – Thyssen-Bornemisza Art Contemporary.
Spaziando tra epoche e linguaggi – dall’arte medievale a quella moderna, fino alla più contemporanea – l’esposizione indaga la lunga fascinazione che la balena ha esercitato sull’immaginario umano. Da sempre creatura ambivalente, temuta e venerata, ha attraversato secoli di miti e leggende e continua ancora oggi a farsi portatrice di riflessioni che vanno oltre il mondo naturale, toccando questioni universali e contemporanee.
Questa forza archetipica rivive nelle sale di Palazzo Ducale, dove l’universo di Moby Dick si traduce in immagini, suoni e forme che ampliano il significato del noto romanzo.
Sculture, installazioni video, tele, fotografie e incisioni danno corpo a diverse interpretazioni del mito, indagando i grandi temi che lo percorrono: dal rapporto conflittuale tra uomo e natura alla tensione tra bene e male, dai sentimenti di passione e vendetta all’esperienza del viaggio e della scoperta.
Il percorso espositivo, concepito senza una scansione cronologica, ci offre un’esperienza immersiva di forte impatto: tra ampie sale e stretti passaggi illuminati da luci soffuse, veniamo avvolti in un ambiente raccolto che, per alcuni istanti, ci fa sentire dentro la stiva di un’imbarcazione o, per associazione, persino nel ventre della balena.
Tra le prime sale, particolarmente avvolgente è la cappella affrescata del Doge, dove ossa gigantesche di cetacei sono accompagnate dall’installazione audio di Alberto Tadiello: un flusso continuo di suoni in loop in cui si intrecciano i “canti” degli stessi animali, voci di biologi, rumori urbani e canti di popolazioni locali, componendo un vero e proprio paesaggio acustico oceanico.
Da qui, il percorso prosegue tra sale che indagano la passione collezionistica e la simbologia della balena attraverso secoli di rappresentazioni: mappe, stampe e strumenti di navigazione convivono in questa sede con opere contemporanee che affrontano questioni attuali come lo sfruttamento dei mari, la sostenibilità e la responsabilità collettiva che ne deriva.
Non mancano incursioni nel design, con pezzi storici come la Poltrona Moby Dick di Alberto Rosselli e le ceramiche di Arturo Martini e Fausto Melotti, accanto a numerosi lavori di artisti contemporanei che reinterpretano la figura della balena in chiave simbolica, poetica o politica.
Tra le molte sezioni, spicca la cosiddetta Sala del Bianco, dedicata all’idea di purezza e di vuoto come tensione esistenziale: il riferimento alla “balena bianca” di Melville diventa qui un «pretesto per indagare la ricerca del vuoto e la tangenza con il Mistero».
Il percorso si conclude idealmente con l’esperienza immersiva offerta dall’opera video di Wu Tsang, Of Whales, già presentato alla Biennale di Venezia. L’artista ci guida nelle profondità oceaniche, facendoci osservare il mondo con lo sguardo della balena grazie a un programma di intelligenza artificiale che rigenera le immagini e una colonna sonora di stampo quasi liturgico che ci avvolge in un’atmosfera sospesa e contemplativa.
A completare il percorso, un’esperienza cinematografica in realtà virtuale a cura della società WAY Experience ci invita a salire a bordo del Pequod: un viaggio di quindici minuti che ricostruisce momenti chiave del romanzo – la vita dell’equipaggio, l’incontro con la Balena Bianca, lo scontro finale tra Achab e Moby Dick – offrendoci un’ulteriore, spettacolare immersione nel mito.
Infine, un ricco programma di conferenze approfondisce i temi dell’esposizione, mentre un podcast di quattro puntate esplora il rapporto dell’uomo con queste maestose creature nel corso della storia.
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