Marina Abramović, Freeing the Voice, 1975. Performance, 3 hours, Studentski kulturni centar (SKC), Belgrad Courtesy of the Marina Abramović Archives © Courtesy of the Marina Abramović Archives / Bildrecht, Vienna 2025
Vienna continua a confermarsi come una delle capitali d’Europa più vitali dal punto di vista artistico, capace di tenere insieme storia e sperimentazione, riscrittura del canone e nuove urgenze del presente.
Dalla Secessione alla Kunsthalle Wien, dall’Albertina Modern al Belvedere 21, passando per le sale monumentali del Kunsthistorisches Museum, questo itinerario attraversa alcune delle proposte più significative attualmente in corso nella capitale austriaca: un percorso che alterna pratiche radicalmente contemporanee e riletture storiche, performance e scultura, installazioni immersive e riscoperte necessarie.
Cominciamo il nostro percorso da una delle istituzioni simbolo della sperimentazione artistica nella capitale austriaca: la Secessione. Qui, nel celebre edificio progettato da Joseph Maria Olbrich e tutt’ora recante il fregio di Beethoven in Gustav Klimt, il sostegno ai giovani artisti continua, con una programmazione espositiva che porta sempre freschezza in città.
Ora in corso, fino al 15 febbraio 2026, c’è mâcistan, mostra personale di Duane Linklater, a cura di Haris Giannouras e Damian Lentini. Al centro dell’esposizione vi è il concetto di cache: un insieme, un deposito di cose, ma anche una struttura di senso in cui oggetti, emozioni e ricordi circolano e vengono custoditi. Partendo da questo concetto, Linklater sviluppa un’installazione site-specific composta da impalcature monumentali, che sostituiscono le pareti dell’istituzione e diventano il dispositivo principale di esposizione. All’interno di queste strutture trovano posto tutta una serie di dipinti, objets trouvés, arredi e beni familiari, raccolti secondo una pratica che è al tempo stesso archivio personale e gesto di cura.
In attesa della grande mostra prevista per il 2026 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, gli amanti delle performance di Marina Abramović non possono certo perdersi la mostra ora in corso presso l’Albertina Modern di Vienna.
L’esposizione, curata da Bettina M. Busse (che abbiamo intervistato qui), ripercorre l’intera parabola della sua ricerca, dagli esordi nella Belgrado degli anni Settanta fino ai lavori più recenti, ponendo particolare attenzione sui reenactment delle performance storiche, presentati quotidianamente negli spazi espositivi: una scelta che dialoga con la lunga tradizione performativa di Vienna, segnata dall’eredità dell’Azionismo.
L’allestimento, sviluppato in stretta collaborazione con l’artista, organizza le sale per nuclei tematici — dal corpo ai limiti dello stesso, dall’energia alla spiritualità — e include opere iconiche come Balkan Baroque, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997, oltre a installazioni, video e sculture. Quattro performance storiche vengono inoltre riproposte dal vivo, riaffermando il ruolo della presenza come atto fondativo dell’opera.
In occasione del 50° anniversario della morte dell’artista, il Belvedere21 dedica a Fritz Wotruba (1907–1975) una grande mostra, visitabile fino al prossimo 11 febbraio e intitolata Wotruba International. L’esposizione, curata da Verena Gamper e Gabriele Stöger-Spevak, mira a rileggere l’opera del grande scultore austriaco da una prospettiva inedita, allontanandosi dall’approccio monografico tradizionale per concentrarsi invece sulla dimensione internazionale della sua pratica.
Grazie a questa rilettura, Wotruba emerge così come uno dei e proteganisti della scena internazionale del secondo Dopoguerra, in dialogo con artisti come Marino Marini, Henry Moore e Germaine Richier, e in relazione con figure chiave del Modernismo europeo e internazionale, come Alberto Giacometti, Barbara Hepworth, Louise Nevelson a Isamu Noguchi.
Fino al prossimo 22 febbraio, le sontuose sale di uno dei musei più belli del mondi —il Kunsthistorisches Museum— ospita la più completa mostra ad oggi mai realizzata della pittrice fiamminga Michaelina Wautier (1614 c. – 1689).
Eccezionale artista del Diciasettesimo secolo, la Wautier ha subito, almeno fino a ora, la sorte tipica di molte donne artiste: il suo lavoro è stato dimenticato, sottovalutato e addirittura erroneamente attribuito a suoi contemporanei uomini. È il caso, ad esempio, del monumentale Trionfo di Bacco, snodo centrale dell’esposizione viennese e, fino a agli anni Sessanta del secolo scorso, attribuito a un allievo di Rubens o a Luca Giordano.
Realizzata in collaborazione con la Royal Academy di Londra e curata da Gerlinde Gruber, la mostra del Kunsthistorisches mira oggi a donare nuova luce a una pittrice che ha saputo combinare inventiva e precisione tecnica, ma i cui lavori furono considerati come troppo tecnicamente accurati per essere stati realizzati da una donna.
A pochi passi dal Kunsthistorisches, nel cuore del Museumsquartier, si trova una delle istituzioni per l’arte contemporanea più interessanti non solo della scena viennese, ma dell’intero panorama europeo. Si tratta della Kunsthalle Wien, che presenta, in questi giorni, la prima personale in Austria dell’artista cinese Guan Xiao, dal titolo Teenager.
Lo spazio espositivo è attraversato da una grande struttura pelosa che lo divide in due e genera un tunnel centrale, animato da luce e fumo. Al suo interno si raccolgono oggetti in alluminio fuso — posate ingigantite, una moka, uova sovradimensionate — che trasformano elementi quotidiani in presenze stranianti. Attorno, una costellazione di sculture antropomorfe popola l’ambiente: radici contorte fuse in ottone e dipinte; colonne modulari da cui si estendono braccia rosa e blu; basi ad artiglio che evocano grappoli di banane fuori scala.
Ma al centro di un’esposizione così apparentemente giocosa vi è, appunto, il periodo dell’adolescenza, inteso dall’artista come una “fase di vita ambigua”, uno stato di transizione segnato da instabilità, aperture e contraddizioni, assunto qui come lente attraverso cui osservare le tensioni e le assurdità di una società modellata sui valori del capitalismo e del liberalismo.
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