Un omaggio alla grande Francesca Woodman e, quindi, proseguendo su una linea di ricerca sull’espressività del corpo, una celebrazione dello sguardo femminile. Sarà visitabile dal 23 maggio al 23 giugno 2023, presso gli spazi di Pavart Gallery, a Roma, “Nuda”, mostra di Barbara Lo Faro, a cura di Velia Littera, che propone un ribaltamento del punto di vista, attraverso la pittura. «Nel corso della storia, le donne sono state oggetto di rappresentazione artistica e culturale principalmente attraverso uno sguardo maschile», spiegano gli organizzatori, sottolineando come nelle sue opere Barbara Lo Faro intenda rovesciare questo sguardo per mettere in primo piano la rappresentazione della donna, vista da una prospettiva femminile. In esposizione, tele ad acrilico, acquarelli e bozzetti che evocano la fragilità e la forza del corpo femminile, esplorando l’evanescenza e la condizione temporanea dell’esistenza umana. In questa attenzione ai temi dell’identità , della femminilità e dell’intimità , risiede il dialogo a distanza di stili e contesti tra le iconiche fotografie di Francesca Woodman e la ricerca di Barbara Lo Faro.
«In “Nuda”, Lo Faro cattura l’essenza effimera dell’essere con pennellate delicate e sapientemente sovrapposte. I suoi acquarelli sottolineano la natura fugace dell’esistenza e il desiderio di preservare la bellezza in un istante sospeso nel tempo». Le immagini di Francesca Woodman, fotografa americana attiva negli anni ’70spesso includono il suo stesso corpo nudo o semi-nudo, o parti del suo corpo, insieme a oggetti, ambienti, altre persone. La fotografa spesso utilizzava tecniche come la doppia esposizione e la sfocatura per creare immagini eteree e oniriche. Barbara Lo Faro lavora principalmente con la pittura. Le sue opere rappresentano spesso donne che si trovano in situazioni intime o private, raffigurate in posizioni vulnerabili mentre guardano direttamente l’osservatore con espressioni intense e pensierose.
«Nella sua evoluzione artistica, Barbara Lo Faro lavora sempre più per sottrazione, consapevole che spesso i vuoti siano più eloquenti dei pieni, che accennare sia più carico di senso che affermare. Lo conferma la sua empatica esplorazione dell’opera di Francesca Woodman, a cui non a caso ha dedicato la sua ultima mostra», spiega Mimmo Stolfi, autore di un testo critico per il catalogo della mostra. «La fotografa americana ci ha lasciato un’eredità artistica eccezionale. I suoi autoritratti nudi catturano una vita che sta per spezzarsi, la sua presenza spettrale nelle fotografie, sempre sfocata, frammentata, parzialmente oscurata è intensa e profetica: ci obbliga a guardare in faccia la fragilità umana. Un confronto duro ma rivelatore a cui non si può sfuggire neanche osservando le più recenti opere della pittrice. Lo Faro fa suo uno dei più grandi lasciti di Woodman, ovvero che l’artista è un sensibilissimo catalizzatore di delusione, illusione e scomparsa, e che la sua verità non è la totalità ma il frammento».
Dalle vetrine natalizie di Madison Avenue alle prigioni del Texas, un viaggio nelle contraddizioni degli Stati Uniti, attraverso lo sguardo…
137 steli in ferro e un coro di campane compongono il nuovo monumento di piazza Fontana, ad opera di Ferruccio…
Un’installazione nata per raccontare la storia della maison Hermès, tra mito e poesia, trova una nuova casa nello Spazio Young…
Cos’è, oggi, una moltitudine? Quali storie giacciono sotto la superficie, quali viviamo senza accorgercene, quali percepiamo solo come un’eco? E…
La presentazione del libro d’artista GLASS ACTION di Lorenzo Modica apre una riflessione sulla collisione tra natura, tecnologia e cultura…
Alle OGR di Torino, tre mostre interrogano il nostro modo di percepire il mondo, dall'emozione quantistica di Laure Prouvost alla…