Gabriella Ciancimino, Il fuoco non ha ombra. Courtesy l'artista e Galleria Gilda Lavia. Ph Giorgio Benni
Gabriella Ciancimino concepisce la Galleria Gilda Lavia come frutto di una dimensione atemporale, dove lo spettatore è chiamato a interagire con gli interventi ibridi, che sembrano riaffiorare spontaneamente dalla terra; l’installazione site – specific nella quale viene convertita la sala centrale della galleria non è solo contenitore ma contenuto stesso: lo squarcio sul cartone che prelude alla visione dell’intervento pittorico con soggetto floreale, rimanda al tentativo di riappropriazione dello spazio da parte dell’elemento naturale, invocando la commistione con il dato antropico.
Il locus amoenus che viene ricreato non solo è funzionale alla comprensione dell’immaginario simbolico dell’artista ma anche alla dimensione metafisica e trascendentale all’interno della quale sono concepite le opere proposte. Il focus concettuale dell’itinerario sensibile si concretizza nell’opera Il fuoco non ha ombra che da il titolo alla mostra: sintesi estrema del processo di esplorazione, piano materiale e metafisico confluiscono l’uno nell’altro nel tentativo di estrarre elementi empirici anche attraverso il ricorso all’umano.
L’esposizione si presenta come metafora estetica riuscitissima del mondo sensibile, rielaborato da Ciancimino in un’ottica sensistica, che consente al pubblico di riconnettersi con i comparti più intimi e atavici del proprio sentire, divenendo un tutt’uno con spazio, luce e materia. La ratio perseguita nell’ideazione del percorso è raccontata dalla stessa artista che ne descrive lo sviluppo: «l’imbocco della cava – chiamata solitamente zona liminare – è seguita dall’area subliminare, in cui rispetto all’accesso vi è meno luce, quindi in questo punto prevalgono le felci a cui dedico pitture sul muro cartonato. A queste aggiungo alcuni disegni su carta e incorniciati in legno che ritraggono invece specie vegetali quasi immaginarie, ispirate dallo studio delle piante epatiche che si ritroveranno man mano che si procede nell’esplorazione giungendo alla zona definita oscura la cui temperatura ed assenza di luce rendono quasi impossibile la vita vegetale».
L’attenzione data alla materia è evidente non solo nell’allestimento ma soprattutto nelle opere: plexiglass, ferro e legno si ricombinano in forme che richiamano i microrganismi presenti nelle viscere delle caverne, mentre la pittura su carta cristallizza l’energia del processo di creazione dell’artista, la dimensione altra in cui si immerge durante l’ideazione dell’opera. Accompagnati dal video La città delle campanule, prodotto nel 2015, si legge l’equilibrio di sensi e forme nelle installazioni autoportanti dalle linee liberty come L’essenza del fuoco: un sottile gioco di incastri tra forme e materiali che evocano la potenza generatrice del fuoco, qui vivificata nella sua componente estetica solo intellegibile.
In occasione della seconda personale dell’artista presso la galleria è stata presentata anche l’autobiografia di Gabriella Ciancimino Radio Fonte Centrale, edita da Europa Edizioni, che consente una prospettiva inedita sul vissuto dell’autrice e sull’indagine filosofica perseguita attraverso la produzione artistica, espressione necessaria nel tentativo di riconnettere umano e natura.
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