Otto mostre monografiche, tra architetture sonore, corpi eccentrici, cologia delle immagini e memorie politiche, per ridisegnare la propria vocazione site specific e, allo stesso tempo, rimettere al centro l’idea di arte come esperienza accessibile. È stato annunciato il calendario espositivo che animerà il biennio 2026-2027 di Pirelli HangarBicocca, a Milano: saranno dunque Benni Bosetto, Rirkrit Tiravanija, Aki Sasamoto, Luciano Fabro, Carlos Bunga, Janet Cardiff & George Bures Miller, Hicham Berrada e Cecilia Vicuña a misurarsi con le misure fuori scala delle Navate e dello Shed.
In continuità con la missione dell’istituzione – produrre e promuovere progetti di ampia scala, aperti a pubblici diversi – il biennio si costruirà come un racconto in più capitoli, dalla domesticità disturbante di uno spazio “abitato” alla costruzione di comunità temporanee, dalla fragilità dei materiali alla persistenza dei saperi ancestrali. Ogni mostra riscriverà, con la propria grammatica percettiva, l’HangarBicocca, mettendo in discussione la neutralità del white cube e la passività della fruizione.
Nel 2026 lo sguardo si concentra sul corpo. Dal 12 febbraio, la personale di Benni Bosetto, a cura di Fiammetta Griccioli, trasformerà lo Shed in una casa inquieta: un ambiente domestico che si comporta come un organismo vivente, ispirato al romanzo Rebecca di Daphne du Maurier, in cui la dimora si fa corpo femminile architettonico. Stanze, pareti e superfici si animano come membrane sensibili, tra disegni, sculture, oggetti e performance che aprono a un paesaggio onirico.
La mostra successiva, dal 26 marzo, a cura di Lucia Aspesi e Vicente Todolí, metterà al centro la pratica relazionale di Rirkrit Tiravanija, una delle figure che più hanno spostato il baricentro dell’arte dagli anni Novanta a oggi. Cucine improvvisate, spazi per dormire, aree di gioco: ciò che altrove sarebbe definito “tempo libero” diventa qui materia di lavoro artistico.
La mostra ricostruisce e rilancia la ricerca di Tiravanija intorno alla pratica spaziale, includendo installazioni ispirate a edifici iconici di Rudolf Michael Schindler, Frederick Kiesler, Le Corbusier, Philip Johnson, Jean Prouvé e Sigurd Lewerentz. Per Tiravanija, l’opera non è un oggetto ma un processo aperto, una struttura che accoglie differenze culturali, le problematizza e le rimette in circolo attraverso gesti come mangiare, sedersi, condividere.
La prima grande rassegna europea di Aki Sasamoto, a cura di Roberta Tenconi con Tatiana Palenzona, dal 17 settembre, proseguirà questa riflessione sulle relazioni ma con una lingua completamente diversa, eccentricamente analitica. Oggetti quotidiani, formule matematiche, derive psicologiche e micro-narrazioni personali compongono ambienti in cui il comportamento umano è osservato come una costellazione di manie, desideri, contraddizioni. In esposizione, anche le installazioni storiche come Sounding Lines, Delicate Cycle e Strange Attractors.
Il 2026 si chiuderà con un ritorno cruciale: la prima retrospettiva museale in Italia, dopo la scomparsa, dedicata a Luciano Fabro, a cura di Fiammetta Griccioli, Roberta Tenconi e Vicente Todolí, in collaborazione con l’Archivio Luciano e Carla Fabro, visitabile dall’8 ottobre. Figura centrale dell’Arte Povera, Fabro viene riletto attraverso la sua indagine sullo spazio come campo dinamico, abitabile, percettivo.
Dalle opere degli anni Sessanta come In cubo alle superfici specchianti, fino agli Habitat in carta e alle strutture più complesse, la mostra mette in evidenza il modo in cui l’artista ha fatto della scultura uno strumento per interpretare l’esperienza e per far emergere una nuova grammatica dello stare al mondo. Il legame con Milano, dove Fabro ha vissuto e insegnato all’Accademia di Brera, riemerge come sottotraccia fondamentale dell’esposizione.
Nel 2027, il fuoco si sposta sulla fragilità degli spazi, sulla loro dimensione politica e sensoriale. La personale di Carlos Bunga, a cura di Lucia Aspesi e Sandra Guimarães, affronta l’architettura come forma di potere da mettere in crisi. Cartone, tessuti, strutture effimere e colori stratificati concorrono a ridefinire radicalmente lo Shed, i suoi volumi e le sue gerarchie.
Le Navate accoglieranno poi la grande retrospettiva italiana di Janet Cardiff & George Bures Miller, a cura di Fiammetta Griccioli e Vicente Todolí. Installazioni monumentali e interventi più intimi, “passeggiate sonore” e stanze acustiche ribaltano la centralità dello sguardo, subordinandolo all’ascolto. Il visitatore sarà chiamato a orientarsi tra voci, rumori, frammenti musicali, in un continuo cortocircuito tra ricordo personale e memoria condivisa.
Con la mostra di Hicham Berrada, a cura di Vicente Todolí con Tatiana Palenzona, lo Shed assumerà le sembianze di un laboratorio alchemico. Teche di vetro, proiezioni video, fotografie e ambienti oscurati ospiteranno esperimenti in cui magnetismo, luce, temperatura e reazioni chimiche danno vita a paesaggi in continua trasformazione.
Il biennio si concluderà con la retrospettiva di Cecilia Vicuña, a cura di Lucia Aspesi e Roberta Tenconi. Sculture, installazioni tessili ispirate ai quipu andini, video e lavori sonori tengono insieme ecologia, esilio, giustizia sociale e spiritualità. Materiali poveri e naturali – lana, conchiglie, piume, legni – vengono usati come strumenti di resistenza all’idea violenta di progresso, per articolare un pensiero in cui l’effimero non è carenza, ma possibilità di altri futuri.
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