Fino al 26 settembre 2021 al MUSE – Museo delle Scienze di Trento, nella storica sede espositiva di Palazzo delle Albere a pochi passi dell’edificio progettato da Renzo Piano, è possibile vedere Over Time, la videoinstallazione a tre canali esito del progetto di Laura Pugno sviluppato e prodotto da a.titolo, curato da Andrea Lerda e tra i vincitori della IX edizione di Italian Council (2020). Nei prossimi mesi la mostra si sposterà alla Fondazione Pistoletto, a Biella, e all’inizio del 2022 al SÜDPOL di Lucerna.
«L’esposizione al MUSE – ha spiegato il museo – inaugura il ricco programma di promozione del progetto, che prevede 3 mostre, 9 proiezioni, 5 talk e 4 panel con esperti di varie discipline in Italia e all’estero, al termine del quale l’opera entrerà a far parte della collezione permanente del museo».
«Over Time – ha proseguito l’istituzione – esplora secondo nuove prospettive il rapporto tra essere umano e ambiente naturale da sempre al centro della ricerca di Laura Pugno, attraverso lo sguardo sulla neve, materia insieme potente e vulnerabile, che condiziona climi, sistemi di vita ed economie. L’opera sviluppa l’indagine sulla neve intrapresa dall’artista nel 2018 e condotta nei diversi linguaggi del disegno, scultura, fotografia, installazione e in un ciclo di opere su carta dedicate a Wilson Bentley, fotografo che a fine Ottocento immortalò per primo i fiocchi di neve».
Nell’intervista qui sotto l’artista ci ha raccontato il progetto.
«Il tema era nell’aria già da alcuni anni, infatti nel 2018 ho iniziato un vasto progetto sugli aspetti culturali dell’inverno. Tra le varie opere realizzate, i lavori scultorei basati sulla superficie e sulla struttura fisica della neve sono quelli che hanno suscitato l’interesse di Michele Freppaz, il nivologo presentatomi da Andrea Lerda, e con il quale è nata una collaborazione. A seguire è nato il desiderio di girare un video a tre canali, nel quale gli aspetti scientifici e industriali della neve entrano in dialogo con l’essere umano e l’ambiente che vive. Il tre video sono uniti da una colonna sonora realizzata appositamente dall’artista Magda Drozd.
La compresenza di diversi punti di vista ha fatto sì che tutti gli spazi contattati, che fin dal loro statuto si dichiarano attenti alle tematiche ambientali, si siano subito interessati al progetto.
È significativo che il MUSE – museo della scienza sia appunto il luogo che ha accolto l’opera nella sua collezione».
«Non poteva che essere Trento la “prima”, avendo una delle più antiche rappresentazioni pittoriche della neve (di cui si ha testimonianza): gli affreschi de Il ciclo dei mesi di Torre Aquila nel Castello del Buonconsiglio. Nel mese di gennaio è infatti rappresentata una scena invernale con un gruppo di nobili intenti a lanciarsi palle di neve.
Le prossime mostre saranno invece il 30 ottobre prossimo alla Fondazione Pistoletto (Biella) e la prima settimana di febbraio nel 2022 al SÜDPOL di Lucerna (CH).
In ogni spazio espositivo, l’installazione video sarà affiancata da un talk incentrato sulle tematiche indagate dall’opera. Si è iniziato al MUSE con la presenza di due nivologi che hanno dato un importante contributo scientifico al talk; si parlerà poi dell’importanza del freddo per le piante e per il suolo, mentre l’apporto di filosofi e sociologi sarà più incentrato sul tema della difficoltà di comunicare il cambiamento climatico. Il tutto con precise connotazioni del luogo geografico e della mission dei vari spazi ospitanti».
«Il progetto è un tassello importante nella ricerca di simboli culturali che influenzano il nostro sguardo. Centrale è la parte del video dove vi è il camminatore (da lì il titolo Over Time, nel tempo), apparentemente senza meta, vaga nei boschi innevati portando sulla schiena un busto di gesso che rimanda alla classicità, alla storia e al rapporto che l’uomo occidentale ha sempre avuto nei confronti della Natura. Rappresenta quindi il passato, ma anche il futuro, perché il busto – senza arti, né testa – ci mette in guardia verso la possibile decadenza di una società in rovina che rischia di non riuscire a ritrovare un equilibrio con l’ambiente in cui vive. E se ciò dovesse accadere (se il camminatore scegliesse di non fermarsi), sarà l’essere umano a soccombere, non certo la Natura che comunque gli sopravviverà.
Il premio mi ha permesso di progettare per la prima volta un’installazione video e di lavorare con un team di professionisti».
«Aggiungersi al tam-tam mediatico già presente, ma purtroppo non sufficientemente ascoltato, offrendo visioni e linguaggi che solo l’arte può dare. Lo scopo è affiancarsi nel percorso già intrapreso dalla scienza per cercare di costruire una cultura che generi comportamenti e automatismi virtuosi».
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