Il tappeto, dagli Occidentali, viene generalmente considerato una copertura e un ornamento per il pavimento, un oggetto di importanza marginale per uno specifico scopo. Tuttavia, per gli Orientali, questo lavoro tessile rappresenta una vera e propria opera d’arte, un oggetto di altissimo pregio che racconta e porta con sé la storia e la tradizione di un popolo. Proprio con l’idea di avvicinare le persone a questo mondo e con la vocazione di diventare uno spazio di confronto tra culture orientali e occidentali è stato fondato il MITA – Museo Internazionale del Tappeto Antico, il nuovo centro culturale a Brescia, inaugurato a ottobre 2023. Il MITA, inoltre, si dedica alla conservazione e allo studio dell’inestimabile patrimonio di Fondazione Tassara: costituita nel 2008 da Romain Zaleski, raccoglie oltre 1.300 manufatti tessili dalla fine del XV all’inizio del XX secolo ed è considerata probabilmente la più completa collezione privata esistente al mondo, con capolavori provenienti da Asia, Europa, Africa.
Portando il focus sulla Persia, un’area geografica che nei millenni ha avuto un rapporto tanto complicato quanto ricco di reciproche riflessioni con l’Occidente, il MITA presenta al pubblico la mostra PERSIA FELIX – Tappeti, Metalli e Miniature dalle antiche città a cura del Professor Giovanni Valagussa, visitabile dal 3 marzo al 14 luglio 2024, nata dalla collaborazione di Fondazione Tassara (Brescia) con la Fondazione Bruschettini per l’ Arte Islamica e Asiatica (Genova) e con NUR Islamic Metalworks Collection (Milano).
La mostra risulta essere un viaggio nell’impero persiano tra il 1500 e il 1700 che, attraverso circa 40 manufatti, permette allo spettatore di comprendere il panorama culturale sviluppato nelle città fiorite durante l’impero safavide, una sorta di Rinascimento persiano, grazie alla liberalità e all’apertura intellettuale dell’epoca, in grado di far crescere la società e di sviluppare le arti nella zona che oggi viene fatta coincidere con l’Iran.
L’esposizione ha inizio dai volumi di Jean Chardin (1643-1713) autore dei Voyages de monsieur le chevalier Chardin en Perse et autres lieux de l’Orient (Viaggi del cavalier Chardin in Persia e in altri luoghi orientali), considerati fino a oggi come la maggior testimonianza sulla storia e sulla società dell’epoca. Allo scritto di Chardin (presente in mostra un esemplare del 1686 con disegni di Grelot) è dedicato un video con la regia di Wladimir Zaleski e musica originale di ZÖJ.
L’esplorazione della Persia antica continua per mezzo delle opere tessili partendo dalla capitale Isfahan, dalla quale provengono spettacolari tappeti fioriti a giardino, passando per Heritz con i suoi tappeti in seta geometrici e Kirman che sviluppa una decorazione vegetale più essenziale e rarefatta di nobilissima indole, raggiungendo, infine, Tabriz a nord con il suo gusto più schematico e geometrico che si avvicina a quello del Caucaso. All’interno del percorso museale sono presenti alcuni tappeti che risalgono alla fine dell’Ottocento o inizio Novecento, con trionfi naturalistici di gusto quasi Art Nouveau. Inoltre, il percorso si completa portando in mostra pagine miniate e rari oggetti in metallo che permettono di avere uno scorcio sulle attività quotidiane del periodo.
Le opere tessili colpiscono l’animo dello spettatore evocando la tradizione dei giardini persiani, luoghi recintati in cui si crea un fertile microcosmo, con il fine rendere reali i luoghi favolosi e mitici decantati dai poeti della cultura orientale. Nella cultura persiana, quindi, il tappeto non è solo ornamento, ma ha un forte richiamo storico e culturale, diventando, spesso, una trasposizione del giardino dell’Eden.
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