Installation view, Credits Franco Mazzucchelli, Francesca Emer e Polo Assicurativo del Gruppo Crédit Agricole
Come coleotteri dall’esoscheletro iridescente, le “opere non euclidee” appartenenti al ciclo Bieca Decorazione di Franco Mazzucchelli si posano, dopo un lungo volo, sugli interni del Palazzo VG9, headquarter del Polo assicurativo del Gruppo Crédit Agricole, situato in Corso di Porta Vigentina 9. 2+2=5 è il titolo dell’esposizione curata da Sabino Maria Frassà, che trascende le logiche della matematica, materia solitamente poco apprezzata dagli studenti ma che, nel caso dell’artista, diventa teoria fondativa dell’operazione creativa. Se come affermava Fëdor Dostoevskij, dietro questo assurdo postulato si cela la possibilità della mente di aprirsi verso il mondo irrazionale, allora anche la geometria stessa può essere ripensata, libera dai dogmi che la incatenano e dai preconcetti che ci portano a vedere il mondo in modo univoco, senza una via di fuga. «Per me la geometria è tutto» arriva ad affermare Mazzucchelli, che da questa inizia, ma che artisticamente sconvolge con forme che vengono deviate dalla curvatura panciuta dei suoi quadri gonfiabili in PVC.
Un altro aspetto però ricorre sin dal principio nella poetica dell’artista, ed è l’elemento ludico che a partire dai grandi gonfiabili abbandonati alla mercé dei cittadini, giunge fino a noi. Queste opere sembrano scimmiottare un’arte che si prende troppo sul serio e che, come nel caso dell’assunto 2+2=4, non riesce a vedere fuori dagli schemi. Non sculture e non propriamente installazioni, non dipinti né performance, i primi gonfiabili vivevano dell’interazione con il pubblico respingendo l’aptofobia che affligge il manufatto artistico. Ma si sa, l’artista deve scendere a compromessi e trovare una forma più “tradizionale” accettata dagli spazi espositivi e passibile di selezione da parte dei collezionisti.
Anche questa volta però, Mazzucchelli non tradisce se stesso e forte di una conoscenza della materia e di un arguto spirito critico, crea la serie Bieca Decorazione – anche abbreviata in BD – quadri, “palloni gonfiati” che sporgono dalle pareti come appendici aliene. Inutile negare infatti, che nel momento di acquisto di un’opera il pensiero non vada alla tappezzeria di casa, al divano anni ’70 con cui potrebbe fare pendant, per non parlare del caminetto su cui starebbe così bene. L’artista si toglie quindi dall’imbarazzo dichiarando apertamente che si tratta di puri elementi decorativi, seppure, lo sappiamo, c’è molto altro, quel surplus visibile anche nel titolo che crea più valore rispetto la somma dei suoi singoli elementi.
Le gote rigonfie ridefinite da elettrosaldature e suggellate dalla valvola tramite cui entra il soffio vitale – metaforicamente si intende – sfidano lo sguardo e il pensiero in un dialogo faccia a faccia che include anche il colore e la sua percezione in base al posto che si occupa nello spazio espositivo. Le nuance metallizzate sono quelle delle auto di lusso, sebbene ironicamente, brillino questa volta sul materiale più povero e pop di tutti: la plastica. Sta a noi quindi capire cosa vogliamo vedere e sentire in questo tête-à-tête, le chiavi di lettura ci sono tutte e sono molteplici. Sicuramente 2+2=5 è una buona occasione per approfittare della presenza delle opere ed entrare in un mondo che si costruisce al contempo intorno all’assurdo e al misurato, alla logica e al caos, un mondo sullo stampo di quello del Cappellaio Matto di Lewis Carroll: «Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe…». E comunque diciamolo, le opere su queste pareti in legno ci stanno bene.
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