Categorie: Mostre

Per Rebecca Horn il disegno era la misura dell’anima: la mostra allo Studio Trisorio

di - 31 Maggio 2025

In un maggio napoletano diviso tra la celebrazione del calcio e un Gallery Weekend, la galleria Studio Trisorio dedica un sentito omaggio a Rebecca Horn, artista visionaria scomparsa un anno fa e profondamente legata alla città partenopea. Bodylandscapes è il titolo della mostra – e della serie – che riunisce 14 disegni su carta, di piccolo e grande formato, esposti con ritmo arioso e pacato negli spazi della galleria. È un ritorno alle origini, ma anche un atto di pieno riconoscimento: il disegno, per troppo tempo relegato al ruolo di studio o appunto preliminare, conquista qui lo stesso peso poetico e concettuale delle celebri installazioni meccaniche e dei video dell’artista tedesca.

Rebecca Horn, Bodylandscape, installation view, Studio Trisorio, Napoli, 23 maggio – 15 settembre 2025, ph Francesco Squeglia, courtesy Studio Trisorio

Il termine Bodylandscapes racchiude già l’essenza di queste opere: paesaggi del corpo, mappe interiori, cosmologie personali tracciate con gesto impulsivo e meditativo. Tra il 2003 e il 2015, Horn realizza questa serie come estensione del proprio corpo nello spazio, trasformando l’azione fisica in linguaggio visivo. «Uso matite, acrilici, acquerelli e incorporo anche messaggio di testo» (Kurt McVey, The Backbone of Rebecca Horn, Interview Magazine, 15 maggio 2014). Questi materiali seguono l’ampiezza del suo stesso braccio: il disegno nasce dal limite anatomico e diventa spazio senza confini dove rinegoziare una nuova realtà e armonia.

Rebecca Horn, Saint Sebastian befreit (San Sebastiano liberato), 2006 acrilico, matita e matita colorata su carta 182 x 150 cm

Scrive inoltre l’artista: «In questi disegni, che echeggiano il raggio del mio corpo, c’è un accordo tacito con la linea del pennello: divide la carta, gioca, distrugge, salta, prende fuoco, si dissolve come cenere, si aggrappa alla coda della stella volpe, brucia in un rosso brillante e scende in profondità nelle radici della carta».

Sin dagli esordi negli anni Sessanta, il disegno ha accompagnato Horn come pratica costante, attraversando tutte le sue fasi creative: dagli schizzi per performance e film, alle esplorazioni della figura femminile, fino ai disegni realizzati durante la lunga degenza ospedaliera del 1968. È lì che il tratto diventa compagno, forma di sopravvivenza, immaginazione di corpi altri – tra fata e strega – in un paesaggio interiore sospeso tra isolamento e metamorfosi.

Negli anni Ottanta il disegno di Horn acquista piena autonomia: non più semplice studio, ma opera a sé. Alcuni lavori sembrano diagrammi meccanici, altri tracciati emotivi o coreografie di energia. Nei fogli più piccoli esposti in mostra, come Schreib Frucht – VI (2015), Horn lavora simultaneamente su più superfici, lasciando che la mano si muova veloce e leggera come una farfalla, posandosi a tratti per creare una rete di segni in movimento.

Rebecca Horn, Bodylandscape, installation view, Studio Trisorio, Napoli, 23 maggio – 15 settembre 2025, ph Francesco Squeglia, courtesy Studio Trisorio

Rispetto alle performance disturbanti e meccaniche degli anni Settanta – basti pensare alla Pencil Mask del 1972, in cui l’artista disegna muovendo la testa con matite fissate alla maschera – qui il gesto si fa più lento, meditativo e buddista. La tensione tra corpo e macchina lascia spazio a una visione armonica, in cui l’individuo si dissolve nel cosmo. Come dichiarava la stessa Horn: «Uso il mio corpo, uso ciò che mi accade, e creo qualcosa». In questa frase è contenuta tutta la forza di Bodylandscapes: il corpo come antenna, filtro, strumento di rivelazione.

Rebecca Horn, Bodylandscape, installation view, Studio Trisorio, Napoli, 23 maggio – 15 settembre 2025, ph Francesco Squeglia, courtesy Studio Trisorio

Anche tenendo conto del contesto galleristico, una mediazione testuale un po’ più articolata avrebbe potuto facilitare l’accesso al contenuto profondo dei lavori, valorizzandone la complessità e rendendo omaggio in modo più completo alla ricerca di Horn. Ciononostante, la mostra di Studio Trisorio rappresenta non solo un omaggio postumo ma una restituzione necessaria. Bodylandscapes racconta infatti una Rebecca Horn intima, potente, trasformativa. Questi disegni sono atti di presenza, movimenti interiori resi visibili, mappe per orientarsi tra l’umano e l’universale. Un ultimo dono di un’artista che ha saputo ascoltare – e disegnare – il ritmo invisibile e circolare del mondo.

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