Categorie: Mostre

Rivivere il passato? MAH!

di - 31 Maggio 2022

Grazie alla “carte blanche” che il nuovo direttore del MAH, Marc-Olivier Wahler, offre ai curatori, l’ampia collezione del Museo d’arte e di storia di Ginevra, può trovare modo di rivivere il suo passato con brio. Alla prima edizione della serie di interventi curatoriali mirati a riscoprire la collezione del Museo è stato invitato Jakob Lena Knebl—artiste che al momento rappresentano l’Austria alla Biennale di Venezia. Per la sua mostra “Walk on the Water” (“Il cammino sull’acqua”) inaugurata al MAH all’inizio del 2021, Knebl ha capovolto la collezione, costruendo un immaginario spaziale al confine del surreale. La seconda edizione del progetto appare più calma. Ora, ad affrontare la stessa sfida il noto curatore francese Jean-Hubert Martin con la mostra “Draw Your Own Conclusion” da vedere fino al 19 giugno 2022.

MAH, Dalla croce al globo, ph. Julien Gremaud2

Museo d’arte e di storia di Ginevra (MAH) è uno dei tre più grandi musei della Svizzera. Con circa 650.000 oggetti storici, pitture, sculture, strumenti musicali, e altri, spaziando dalle arti applicate, alle belle arti e all’archeologia, il Museo testimonia l’evoluzione dell’arte e della vita quotidiana nel corso di diversi millenni. L’edificio progettato dall’architetto Marc Camoletti e inaugurato nel 1910 ha una superficie di circa 7mila metri quadrati ed è situato nel cuore del centro storico di Ginevra.

Considerando l’abbondanza delle possibilità (ovvero, stupisce già il solo numero degli oggetti a disposizione) è facile capire che parliamo della vera sfida curatoriale, che, per quanto sia adatta alle capacità del curatore e possibilmente piacevole per la sua mente aperta, rimane uno sforzo intelettuale enorme. Basta ricordare il tentativo espositivo relativamente minore di Wes Anderson e Juman Malouf  “Il sarcofago di Spitzmaus e altri tesori” nel 2019-2020 alla Fondazione Prada per cui il regista e l’illustratrice dovevano scegliere 538 opere d’arte e oggetti dai Kunsthistorisches Museum e Naturhistorisches Museum di Vienna. L’esperienza era stata conclusa dai curatori con la dichiarazione che non avrebbero mai deciso di farlo se avessero immaginato quanto sarebbe stata difficile l’impresa.

MAH, Drapeau, ph. Julien Gremaud

“Draw Your Own Conclusion,” ovvero “Traete le vostre conclusioni” -il progetto curatoriale concepito da Jean-Hubert Martin per MAH- è nato per reinterpretare l’ampio contenuto artistico e storico del Museo attraverso strumenti curatoriali e il titolo spiega bene, fin dall’inizio, che a reinterpretare saremo noi, visitatori, e di non aspettarci risposte pronte. Non è un’esposizione leggera. Basta dire che la prima sala del percorso è titolata “Dalla croce al globo” e ci accoglie con le varie rappresentazioni di crocifissi di grandezza umana, come Christ on the Cross (circa 1660) successivo ad Antoon van Dyck o Skinned Ox (1646) di Jan Victors. Tutta la mostra non fa volare tra gli oggetti con la passione dell’esploratore, ma piuttosto chiede di muoversi lentamente, fermandosi spesso a guardare da vicino. Ma prima di essere delusi dal ritmo calmo ricordiamoci che questa mostra è composta da materia “critica” in tutti i sensi. La quantità, la forma del contenuto e lo stile dello spazio espositivo non alterano la percezione. Non c’è dubbio che queste cose ne abbiamo già viste infinite volte, dalle scuole primarie fino ad oggi.

MAH, Pas Besoin d’un Dessin, ph. Julien Gremaud

Eppure certi momenti fortunatamente distraggono dal ritmo di marcia costante del prevedibile ordine museale. Vediamo per esempio il punto dove “Burchell’s zebra” dal Musée de zoologie a Lausanne è giustapposta con una vasta gamma di bandiere con vari pattern (allo stesso tempo sciogliendo dolcemente il confine tra “arte” e “non arte”), oppure una statuetta in legno di un Buddha che ride guarda il video Snowing Buddha (1989) di Nam June Paik appoggiato al cuscino del letto del 19esimo secolo accanto al quadro di Wolfgang-Adam Töpffer del 1846.

MAH, Pas Besoin dun Dessin, ph. Julien Gremaud

La mostra è divisa nelle sezioni: Microcosmo, Dalla croce al globo, Tenendo il conto, Dalla bandiera alla coperta, Dall’amore all’odio, Dal baccanale al bistrot, Dalla gloria al luogo comune, Dal seno alla maternità, Dai capelli alla barba, Ricchi e poveri, Dall’ambiguità all’enigma, Dall’occhio al vedere, Dalla truffa alla decapitazione, I sensi, I lillipuziani e i giganti, Inverno, La condizione umana, Natura morta, Morfologia, Gamma di colori, e l’omaggio all’artista Svizzero Markus Raetz; per quanto la spiegazione del contenuto delle diverse sezioni non vada sempre liscia, le categorie in se sono stimolanti e partendo dalla parola possiamo sempre trovare la strada. In più, cercavamo innovazione? Siamo al museo d’arte e di storia e completamente non facciamo caso alle date.

MAH vuole liberarsi dell’immagine autoritaria del museo enciclopedico e andare nella direzione immersiva, polifonica e transdisciplinare, avviando cosi la nuova fase nella storia del museo. La mostra “Draw Your Own Conclusion” approccia la sfida coraggiosamente e con successo, ma calarsi dentro di essa e sperimentarla richiede tempo. Non si digerisce al volo, come siamo abituati con l’arte oggi. Si tratta di una esposizione piena di potenziali scoperte e sicuramente un passo avanti nel cambiare l’approccio dell’istituzione alla creazione di mostre e alla ricontestualizzazione della sua collezione permanente, cosi come ripensare il futuro dei musei negli anni che verranno.

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