Categorie: Mostre

Roma, i ritagli neo-dadaisti di Paolo Di Landro in mostra da AlbumArte

di - 12 Febbraio 2024

24 tubini, 24 t-shirt, 24 pannelli di poliuretano, un Manifesto di 34 pagine e un grande pannello in tessuto: sono gli elementi che compongono la mostra RITMO 22, realizzata da Paolo Di Landro (1972, Ravello, SA). Inaugurata a Roma, presso il Centro di produzione artistica indipendente AlbumArte di Cristina Dinello Cobianchi, uno spazio a due passi da Piazza del Popolo in un piccolo loft rosso in una stradina silenziosa, la mostra è dedicata dall’artista al professor Domenico De Masi, sociologo scomparso nel settembre 2023, a cui Di Landro era ed è fortemente legato.

Lo sguardo del visitatore viene subito colpito dalle pareti bianche uniformemente illuminate dove spiccano, appesi a dei ganci – e questo è un omaggio all’artista Jannis Kounellis – uno accanto all’altro, vestiti da donna neri, appunto i “tubini”, forma stilistica elementare, che sembrano uguali, ma in realtà tutti diversi, realizzati a mano con estrema cura. Accanto, t-shirt bianche, altro capo iconico della moda. Lungo le pareti a terra, accanto a ogni vestito, dei pannelli che riportano ognuno una singola parola.

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

Da artista con un forte spirito neo-dadaista, Di Landro afferma che «La Moda serve per vestire persone libere, i gentili borghesi si coprono». Ed è proprio questo l’atteggiamento nei confronti della moda che ha ispirato la sua poetica da quando ha cominciato da ragazzo ha operare in questo campo con la passione e il desiderio di ricerca che lo ha sempre accompagnato.

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

Di Landro ha iniziato la sua attività creativa alla fine degli anni ‘90. Tagliava abiti vecchi in piccoli pezzi che stendeva a terra per poi cucirli insieme a suo gusto, per forma o colore, per dar vita a nuovi abiti. I tessuti delle tende diventavano vestiti, le tovaglie, giacche. Tutti pezzi unici e irripetibili. Alto esempio di Upcycling in epoca non sospetta. Abiti visionari come amava. Abiti rivisitati che grazie al suo intervento riprendevano nuova vita, diventavano visibili, icone di quegli anni. Anche se ben lontani dai classici canoni di bellezza ed eleganza, anzi spesso disturbanti e provocatori. L’artista, diventandone un assoluto precursore, aveva sentito l’esigenza di manifestare la sua creatività attraverso il riciclo, di cui oggi tutto il sistema produttivo della Moda è diventato il portabandiera.

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

Questi tipi di abiti, l’artista li ha realizzati per una ventina di anni, erano il suo stile, la sua firma. Poi, negli anni successivi, nella sua poetica è avvenuto un cambiamento drastico. Ai colori sono subentrati il nero e il bianco. Le forme diventano rigorose, essenziali, minimaliste. «La mia idea di moda è che un capo debba essere eterno – afferma Di Landro – non avere scadenza. Sono uno stilista, disegno e progetto collezioni». I suoi fornitori di tessuti sono ora tutti produttori di alta qualità che, grazie ai rapporti di stima e amicizia ormai consolidati, gli riservano degli scampoli per loro non più utilizzabili, che l’artista può dedicare alle sue creazioni. Anche il rapporto con il cliente/collezionista è un rapporto personale, intimo. L’abito così realizzato, diventa per chi lo indossa quasi una necessità, motivo di fedeltà reciproca.

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

Le fasi della vita artistica di Di Landro sono riconducibili – ma solo temporalmente – al 2017, anno in cui l’artista lascia per un anno Milano per tornare nella sua Ravello. Tornando al nord ha con sé una collezione progettata e disegnata cosa nuova per lui. Una nuova linea di abiti dove c’era un disegno, un cartamodello e il suo sviluppo. In una parola il rigore nel processo creativo. Una moda sostenibile che tenesse conto di quanto sperimentato negli anni nel campo del riciclo.

La vita artistica di Di Landro ha avuto varie fasi, ma non ci sarebbe mai la successiva se la precedente non ne avesse creato i presupposti. Alla sua vita artistica Di Landro affianca con passione anche l’attività didattica. Insegna non a caso Moda Sostenibile alla Fondazione Pistoletto di Biella. Si definisce un maestro un po’ severo, ma a tutto vantaggio dei suoi allievi valorizzandone le qualità.

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

Di Landro, a mostra ancora aperta, sta lavorando già a un suo nuovo progetto. Saranno dei quadri cromatici su cui costruisce delle forme lavorando su manichino. Tornerà quindi il colore nella poetica dell’artista e la diversità delle singole opere? «Mentre RITMO 22 era un progetto intimo, ma nel concetto collettivo, quello a cui sto lavorando sembra collettivo, ma è intimo».

Paolo Di Landro, RITMO 22, veduta della mostra, AlbumArte, Roma, 2024

La mostra di Paolo di Landro, a cura di Alessio De’Navasques, sarà visitabile presso la sede di AlbumArte, in via Flaminia 122, Roma, fino al 16 febbraio 2024.

@https://twitter.com/pilus

Giornalista pubblicista dal 2004. Vive in Italia, Svizzera e Stati Uniti.

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