Ryu Iseup, Come aratro nel colore. Installation view, Galleria Il Ponte, Firenze
Visitare la mostra Come aratro nel colore di Ryu Iseup alla Galleria Il Ponte di Firenze significa abbandonarsi alle emozioni evocate dagli effetti sinergici che colore e materia riescono a creare, iniziando un’esperienza introspettiva e meditativa di grandissimo valore umano. È principalmente la costruzione materica al di sotto del colore a connotare questi dipinti, in larga parte monocromi, di considerevole intensità mostrando come semplici forme, ricavate manovrando la spatola e orientandola ora in un senso ora nell’altro, possano permettere di trasmettere le stesse suggestioni che si hanno osservando i solchi scavati dall’aratro nei campi, le linee morbide e sinuose del mare che si increspa al passaggio di una barca o persino l’atto stesso di scorrere le dita sulla pelle per fare una carezza. Queste sensazioni cinestetiche consentono alla mente di distaccarsi dal luogo in cui ci si fisicamente trova e vagare libera, abbandonandosi al piacere tattile e visivo degli effetti dell’azione umana che modifica l’aspetto e la natura di una superficie.
Spiega infatti l’artista: «Per tradurre in pittura le sensazioni che nascono e si sedimentano nel contatto con la natura, ho scelto di introdurre la segatura nel mio linguaggio artistico, ampliandone cosi le possibilità espressive. Durante il periodo trascorso a Parigi ho lavorato con hanji (tipiche carte coreane, realizzate con la corteccia dell’albero di gelso) sottili e assorbenti, indagando il rapporto tra natura e uomo attraverso l’astrazione, il colore e la corporeità. […] Materiale umile e residuale della società industriale contemporanea, la segatura proviene dalla natura: da un lato, soddisfa i bisogni della vita quotidiana per poi ridursi a scarto privo di valore, dall’altro, conserva intatta la sensibilità propria del mondo naturale. Mescolata con colore e medium e stesa sulla tela attraverso i gesti del mio corpo, essa genera tracce, materie e cromie che si trasformano in un nuovo universo pittorico, in grado di restituire pienamente la vibrazione sensibile della natura».
L’arte di Ryu Iseup muove sia dallo studio degli sviluppi storici di forme pittoriche e del colore avvenuti dall’inizio del XX secolo e delle quali l’artista è allievo consapevole sia dai numerosi viaggi compiuti in Russia e in Europa per comprendere e studiare da vicino le opere e le poetiche dell’arte.
Come rilevato da Bruno Corà, curatore della mostra, Ryu Iseup, di orgine coreana e alla sua prima personale in Italia, riesce con la sua arte ad attualizzare esperienze come quelle compiute in epoca Cho Sun (dal 1600 al 1800) dal gruppo dei cosiddetti “Eruditi”(filosofi, pittori, scrittori, politici, etc.) in Corea, arrivando a replicare un’analoga inclinazione meditativo-gestuale nel compimento delle sue opere. Spiega ancora Corà: «Non si può oltretutto passare sotto silenzio un certo apprendistato da lui svolto presso l’artista Lee Bae di cui Ryu è stato collaboratore durante una decina di anni dal 1999 in poi. A titolo di pura informazione, inoltre, Ryu in una circostanza espositiva di Jannis Kounellis in Korea nel 2013-2014 ha affiancato il Maestro italiano in qualità di assistente nella preparazione della mostra personale presso la Wooson Gallery a Daegu. I materiali impiegati da Ryu, la modalità di stesura di essi e del colore sulle superfici da lui elaborate presentano sensibili connessioni con attitudini e prassi ricavate ed esercitate in attività agricole, senza che ciò tuttavia possa identificare la sua opera con una concezione naturalistica della pittura. Per questo si è liberi attualmente di considerare il suo atto pittorico come poetico e immaginario aratro nel colore».
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