Marcela Cernadas, Tree shyness - Diptych, 2025. Risograph, 14,2 x 20 cm
Natura, esistenza vegetale. È questo il punto di partenza – anzi, di domanda – che ci offre Botanical shyness, mostra personale di Marcela Cernadas che, appunto, materializza domande sulla natura e più concretamente sull’esistenza vegetale. Non è un caso, anzi, le opere in mostra conducono a uno sviluppo ulteriore la ricerca in materia di esistenza che Cernadas aveva già avviato con declinazione animale, di cui Carnal Manifesto è l’opera summa. E c’è di più, perché – ci confida – «dopo le mostre personali Di natura fragile alla Galleria Michela Rizzo, Paisaje a destiempo al Consolato Argentino di Montreal, Once upon a time a Palazzo Carignano e In Silence presso Domaine de Chaumont-sur-Loire, dove ho mostrato per la prima volta gli alberi “senzienti”, la mostra Botanical Shyness segna chiaramente l’apertura di un nuovo ciclo: il ciclo botanico».
A Genova dunque, negli spazi della Galleria SHAREVOLUTION contemporary art, Cernadas avvicina alle voci “animali”, quelle delle piante, in un vero e proprio esercizio di osservazione, e di ascolto, naturalistici: Tree shyness, Botanical shyness e Plant Kingdom – per fare qualche – realizzati con tecniche diverse che spaziano dal video all’installazione, dalla risograph all’acquerello, danno concretezza a un caleidoscopio di forme che rispecchia senza svelare la natura del mondo del quale siamo parte. A proposito della serie Tree shyness l’artista ci racconta che «Negli anni Cinquanta è stato osservato per la prima volta il fenomeno della distanza tra le chiome in alcune specie di alberi. In assenza di una teoria definitiva che spieghi il fatto che le chiome anche quando mosse dal vento non si toccano, sia tra esemplari diversi che tra il fogliame dello stesso esemplare, siamo di fronte a un fenomeno che la scienza botanica ha denominano “timidezza”. “Alberi timidi” che aggiungono complessità al mio impegno artistico di raccogliere le lacrime degli “alberi che piangono” (Tears, In Silence) e di ascoltare le “voci delle piante” (Once upon a time, Ode to the brief). Ora, l’insieme di opere Tree shyness, composto da una serie di risographs e da un video muto in bianco e nero -girato nel Delta Inferiore del fiume Paraná in Argentina- ritrae il movimento delle Tipuana tipu e il balenare di un loro ipotetico messaggio, ammettendo una nuova base sulla quale posare all’interno del mio lavoro una sfuggente idea di paesaggio».
«Tutte le opere che compongono il ciclo Botanical shyness – ci racconta ancora Cernadas – hanno in comune un vocabolario estetico, o quanto meno l’uso di un tipo di forme: semplici ma variabili, unitarie ma sottoposte a deformazioni, evocatrici più che descrittive del fenomeno osservabile ma non ancora spiegabile della distanza tra le chiome degli alberi denominato “timidezza delle chiome”. Questo nodo di pensiero e punto di incontro tra l’arte e la botanica enfatizza il valore di visualizzazione che questi ambiti usano ricorrendo alla figurazione come supporto attivo del processo intellettuale. In questo caso specifico, non potendo conferire alla forma un senso unico e definitivo, ho deciso la sperimentazione pittorica di masse sfumate di acqua, sale e pigmento nerofumo di Tipuana tipu su carta e tela. Acquerelli organici dedicati ai “vincoli organici” e ai “rapporti naturali” che fondono arte e vita, vita e forma, forma ed esistenza di un mondo a tutt’oggi da scoprire».
Che dire, se non che ancora una volta Marcela Cernadas porta qualcosa di effimero in un mondo ancora più effimero per trasformarlo in una metafora visiva capace di restituire spazio alla contemplazione, all’empatia e alla connessione con l’ambiente naturale, come a volerci dire che rallentare consente di percepire ciò che più ci sfugge, ovvero il respiro stesso della terra. E dunque anche nostro.
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