Omar Galliani, Baci rubati / Covid 19, 2020, carboncino e grafite su tela, 300x500 cm
Dal 13 luglio al 24 settembre, il Palazzo Reale ospita Diacronica. Il tempo sospeso, la mostra monografica di Omar Galliani promossa dal Comune di Milano – Cultura. Oltre cento opere tra disegni, pittura e scultura accolgono il pubblico nelle sale espositive, «viste attraverso lo scorrere del tempo», in una narrazione che rifugge l’ordine cronologico con l’intento di tracciare i periodi e i temi più significativi della poetica del maestro. Il taglio scelto dai curatori Flavio Caroli e Vera Agosti, e dallo stesso artista, ha tra i filoni principali tematiche legate al Sacro e al Doppio, ma anche all’Oriente e alle Biennali, che hanno rappresentato una tappa fondamentale nel percorso di Galliani. Non mancano anche i dipinti a olio degli anni Ottanta, qui riproposti in un’apposita sezione, che l’artista, dopo un’iniziale sperimentazione, realizza una volta all’anno ritraendo i suoi luoghi d’origine.
Da sempre considerato da molti come lo strumento per raggiungere un fine pittorico, il disegno vive di luce propria nelle opere di Galliani, che lo rende mezzo prediletto e gli dona una propria indipendenza. Prendendo ispirazione dai grandi maestri, come Leonardo da Vinci, Raffaello e Albrecht Dürer, l’artista sperimenta dagli anni Settanta affidandosi alla grafite, il quale nero brillante e misterioso spicca sulle tavole di pioppo e sulla carta. Nella prima sala, la serie delle Nuove anatomie è messa in relazione con l’installazione Baci rubati. Covid-19 (2020), sessanta disegni in cui bocche, mani e volti, presi da fotografie del web, si intrecciano e si accarezzano dolcemente, contrastando con il periodo di distanziamento sociale legato al lockdown.
Il percorso prosegue con i disegni anatomici e monumentali. Passeggiando negli ambienti espositivi, le luci soffuse mettono in risalto le opere oscurando lo spazio circostante, e restituiscono una sensazione magica e avvolgente: dalle donne sensuali alle casse toraciche spoglie, dai teschi fino alle atmosfere oniriche. Il silenzio è percepibile nei piccoli luccichii di NGC/7419 (2021), che prende il suo nome dall’omonimo ammasso aperto nella costellazione del Cefeo, conosciuta per il gran numero di supergiganti rosse e per la sua caratteristica forma che ricorda quella di una matita. L’ispirazione per il disegno arriva da una serie di sogni fatti dall’artista, in cui figurava il numero 7419, a seguito della prematura scomparsa del figlio. Nella stessa stanza è installata Traiettorie dell’essere (1983), un gruppo di sei sculture che rimandano al concetto di pensiero, in cui l’uomo, con un arco incastrato nella testa, sembra in procinto di lanciare le proprie frecce.
Molto espressiva la sezione Oriente, verso cui Galliani prova un grande interesse. Dopo aver partecipato alla prima Biennale Internazionale di Pechino nel 2003, l’artista ha l’occasione di presentare i suoi lavori in alcune sedi espositive del paese. Simbologie mitiche e oggetti comuni si concretizzano nel trittico La Principessa Lyu Ji nel suo quindicesimo anno di età (2008), ispirata a una leggenda cinese e descritta da Vera Agosti come «una sineddoche visiva della femminilità e della narrazione». Una sensazione analoga di mistero e devozione la si rintraccia nella sala dedicata al Sacro.
Un esempio è rappresentato dai carboncini su carta Perle (1991) che ricordano delle texture profondamente terrene dalle quali emerge un forte bagliore enigmatico, indice di quella che Eleonora Frattarolo definisce nel catalogo della mostra come «un’armonica tensione spirituale verso il sacro non assoggettata alla cura di un Dio e a un rapporto di fede religiosa».
Passando attraverso la sala dedicata agli anni Ottanta, che ripercorre il rapporto con Flavio Caroli, Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni, e in quella dedicata alle Biennali, il percorso volge al termine con Grande disegno italiano – vero sfumato leonardesco (2005), un’installazione di dimensioni monumentali che accoglie il pubblico nell’ultima stanza, il quale non può che fermarsi a osservare il ritratto in grafite a bocca aperta.
In occasione dell’opening, Galliani ha collaborato con la Casa di moda Via della Spiga Milano per la realizzazione di alcuni capi che mettono in relazione l’arte con il mondo del fashion.
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