Categorie: Mostre

UNA, DOPPIA, COLLETTIVA. L’identità al tempo del metaverso. Arte e nuove tecnologie per riflettere sul nostro tempo

di - 9 Febbraio 2025

In un primo momento, se non vi si pone attenzione, ci si può non rendere conto che attraversando la porta dello spazio espositivo CUBO, dove si tiene la mostra UNA, DOPPIA, COLLETTIVA, non si sta attraversando solo una struttura di passaggio, ma si sta varcando una soglia, un confine, un limen, che assurge ad essere metafora dello spazio online. Oltrepassando la soglia del museo d’impresa dunque, è possibile immergersi nella complessa e intricata contemporaneità e poter godere dei frutti generati dagli innesti tra il mondo dell’arte e quello delle nuove tecnologie.

Curata da Federica Patti e Claudio Musso, questa rassegna è parte dell’ottava edizione di “das – dialoghi artistici sperimentali”, un’iniziativa che offre uno spazio di confronto per gli artisti della nuova generazione e che ha permesso il generarsi di domande fresche, attente e consapevoli circa la complessità del tempo in cui viviamo. Il cuore pulsante dell’esposizione è dunque il tema dell’identità e della relazione con se stessi e l’alterità, nella complessa era del Metaverso, dove i confini tra l’io e il mondo sono nulli e molteplici allo stesso tempo.

LaTurbo Avedon, Inside Studio Portrait, 2025, artwork still

Le artiste coinvolte – LaTurbo Avedon, Auriea Harvey, Kamilia Kard e Mara Oscar Cassiani – esplorano temi universali legati alla costruzione del sé, della propria comunità e ai nuovi modi di interagire al loro interno nell’ormai futuro-presente in cui viviamo. Lo fanno attraverso la matericità dei loro lavori, oltre che al contenuto che essi portano, infatti i diversi medium utilizzati -quali la scultura 3D, le video installazioni- riescono a muoversi tra lo spazio tangibile e lo spazio virtuale, travalicando le mura fisiche dello spazio espositivo. La mostra si contraddistingue per un interessante scontro dicotomico, sono utilizzate le asettiche nuove tecnologie per indagare ancestrali e intime domande della natura umana; questo scontro tra i freddi medium tecnologici e i caldi argomenti di ricerca genera un equilibrio termico che dice molto circa le necessità della nostra epoca storica. Se prima ci trovavamo intorno al fuoco, ora ci aggreghiamo introno al centro energetico dell’unità di elaborazione centrale (CPU, anche detto il cuore del computer), le comunità sono diventate community eppure manteniamo la necessità di avere degli archetipi a cui aggrapparci, dei fuochi intorno al quale riunirci e delle identità dentro le quali definirci. Le opere recenti e inedite delle quattro artiste di fama internazionale lo urlano a gran voce.

Auriea Harvey, TheMysteryV5-dv2-ChromaStack2 (det.), 2023, frame di scultura digitale in ambiente HTML, realtà aumentata AR, unica, dimensioni installative

In The Mystery v5-dv3 (Fools Gold) e The Mystery v5-dv2 (Gold Strack Briks) le sculture in bronzo con relativa versione in digitale, realizzate dall’artista statunitense mescolano processi digitali e corporei, immagini del suo volto a quella di crani, in sculture dal forte richiamo a un umanità primordiale e al contempo futuristica. Anche in HERbarium- Dancing for an AI di Kamilia Kard ciò risulta evidente, in questo progetto performativo e multimediale di danze interspecie, l’artista riprende l’ archetipo delle streghe che danzano insieme, influenzandosi vicendevolmente e lo ripropone, ma questa volta coinvolgendo anche l’intelligenza artificiale (sotto le vesti di piante velenose) oltre che le ballerine-donne-streghe umane. Ironiche sono anche le opere Toxic garden, un ambiente virtuale interattivo dove il pubblico è invitato online a interagire con le forme naturali, e Permanent Sunset, della LaTurboAvedon, una video performance in cui l’avatar sceglie di sganciarsi dalle attività dei videogiochi per cercare uno spazio contemplativo, oziando nei tramonti creati in questi mondi virtuali.

Kamilia Kard, HERbarium – Dancing for an AI, Dream Potion (det.), still da video, 2023-2025, performance multimediale

«L’intenzione che innesca e guida questi processi artistici è giocosa, femminile e comunitaria» affermano i curatori, e ciò è ben visibile in tutte le opere in mostra, citiamo ultima ma non ultima, l’opera Stay Cute UWU + la fauna 2k25 di Mara Oscar Cassiani, una video installazione che affronta l’emersione della “cuteness” (traducibile in italiano con la parola “carineria”) e dunque dei cuccioli nella rete, in cui le comunità online si stanno ritrovando sempre di più . L’opera strizza l’occhio alla famosa frase del fondatore del World Wide Web Berners-Lee “Io non mi sarei mai aspettato così tanti gattini sul web” e racconta di questa sottocultura presente online che esprime chiaramente la necessità di contrapporre al mondo violento in cui viviamo, un’identità comunitaria che si basa sui valori della dolcezza e della tenerezza.

Mara Oscar Cassiani, Stay Cute UWU_I Am Dancing in a Room, La Fauna 2k25, 2020-2025, video documentazione della performance online (opening 2025)

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