Wifredo Lam, Giovanni Poggi, 1975_© Archivio Ceramiche San Giorgio, Giovanni e Piero Poggi
La mostra Lam et les Magiciens de la Mer, visitabile fino al 9 ottobre, nelle sale del Museo della Ceramica di Savona e del Centro Esposizioni del MuDA di Albissola Marina, ci racconta l’arte di Wifredo Lam, celebre artista cubano del Novecento. Nato a Sagua la Grande (Cuba), nel 1902 e scomparso a Parigi nel 1982, è stato un artista dalle radici culturali profonde e sfaccettate. La sua eredità culturale, sia cinese che afro-ispanica, ha forgiato uno stile unico che ha unito influenze europee, surrealiste e afrocubane, fondendo nella sua arte diverse tradizioni e dando vita ad linguaggio visivo unico.
Albissola Marina è stata la scelta di Wifredo Lam come rifugio creativo negli anni ’60. In quel periodo, la città era in fermento, trasformandosi in un vivace laboratorio artistico, centro di ritrovo internazionale per artisti, critici, collezionisti e mercanti d’arte italiani ed europei. È questo il contesto stimolante che ispira Lam e altri artisti a sperimentare e innovare, unendo la tradizione ceramica secolare di Albisola con la modernità artistica. L’arrivo ad Albissola Marina di Wifredo Lam, invitato nel 1954 dall’artista danese Asger Jorn, non è casuale e avrà un forte impatto sul territorio. A partire dal suo trasferimento definitivo nel 1961, infatti, le forze vitali della natura, gli spiriti primordiali, le figure totemiche animali e sciamaniche iniziano a proliferare su vasi, piatti, piastre e rilievi realizzati a ritmi serrati da Lam presso le Ceramiche San Giorgio.
Lam et les Magiciens de la Mer offre uno spazio di dialogo tra le opere di Lam e gli altri protagonisti della ceramica artistica tra gli anni ’50 e ’70, sono artisti che gravitavano intorno alle botteghe ceramiche albisolesi, a partire dalle celebri Ceramiche Mazzotti, che celebrano quest’anno il 120esimo anniversario. Sono artisti come Lucio Fontana, Enrico Baj, Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Ansgar Elde, Franco Garelli, Asger Jorn, Maria Papa Rostkowska, Mario Rossello, Rinaldo Rossello ed Eva Sørensen.
Artisti che hanno scelto «la periferia invece dei grandi centri metropolitani, un microcosmo (internazionale), provinciale ma imbevuto di arte, ingegno, pensiero e manualità, dove artigiani e artisti che affollano fornaci, fabbriche, studi, locali balneari, gallerie d’arte – anche quelle improvvisate nei ristoranti e nei caffè – parlano la lingua comune della ceramica, fatta di materia plastica, processi, attese, colori e condivisione. Con l’onda mediterranea che sbatte incessante sulla battigia, stringendo il borgo e i suoi abitanti contro la collina», spiegano due dei curatori della mostra, Luca Bochicchio e Stella Cattaneo, all’interno del catalogo realizzato per l’occasione ed edito da Electa.
Le opere, molte delle quali inedite, sono organizzate in percorsi tematici che guidano il visitatore attraverso i macro-temi di Totem, Animali, Metamorfosi e Segni. Il titolo stesso della mostra, Lam et les Magiciens de la Mer, richiama l’esposizione Magiciens de la Terre del 1989 al Centre Pompidou di Parigi. Questa mostra sfidò la presunta supremazia culturale occidentale, includendo artisti provenienti da tutto il mondo. L’ispirazione di questo concetto viene trasferita nel contesto unico di Albisola, un centro di ritrovo internazionale per artisti, critici, collezionisti e mercanti d’arte italiani ed europei; momento in cui molti pittori e scultori iniziano ad affrontare i temi del totemismo, della metamorfosi, della forza misteriosa e generatrice di miti e spiriti soprannaturali.
L’impatto di Lam sulla comunità artistica locale e l’influenza dei “Maghi del mare” hanno contribuito a plasmare l’identità artistica della città. Una mostra che attraversa epoche, culture e confini geografici, unendo l’arte di Lam con quella di altri artisti internazionali che hanno trovato ispirazione e rifugio ad Albisola.
Un’occasione non solo per celebrare l’arte di Lam, ma per evidenziare anche l’importanza di preservare il patrimonio artistico e culturale di Albisola, come spiega Luciano Pasquale, Presidente Fondazione Museo della Ceramica di Savona: «La ceramica e gli artisti nelle Albisole tra gli anni ’50 e ’70: un momento magico per la nostra terra, nel quale abbiamo svelato capacità e intuizioni insospettabili. Wifredo Lam e gli altri “maghi del mare” ci aiutano a riconoscere in quel tempo la virtù dell’arte e della cultura capace di materializzare una coscienza di luogo che dobbiamo continuare a tesorizzare. Il valore artistico e i protagonisti di questa mostra gli conferiscono una caratura internazionale e contribuiscono in modo determinante a definire i nuovi orizzonti del Museo della Ceramica di Savona. »
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