Dovremo aspettare anche cinque anni per il Guggenheim Abu Dhabi, lo ha dichiarato il suo direttore, Richard Armstrong, in una conferenza stampa tenutasi lo scorso 19 settembre a Basilea. Il direttore ha definito l’apertura del museo come «Una gestazione relativamente lunga». L’edificazione del Guggenheim Abu Dhabi, avamposto della Fondazione Solomon R. Guggenheim negli Emirati Arabi Uniti, era stata annunciata per la prima volta infatti nel lontano 2006.
Il museo è stato progettato dal celebre architetto e accademico canadese Frank Gehry e, pensato con un’estensione di circa 320mila piedi quadrati, doveva essere inaugurato inizialmente nel 2012, rimandato poi nel 2017. «Il nostro edificio è impegnativo; sarà il suo capolavoro dell’età matura», ha affermato Armstrong, ironizzando sull’originale quanto impegnativo design scelto da Gehry. Lo spazio sul lungomare fa parte di un complesso culturale sull’isola di Saadiyat supervisionato dalla Tourism Development & Investment Company di proprietà del governo degli Emirati. Era il lontano 2011 quando, in questo articolo, salutavamo con entusiasmo la scelta dei componenti dello staff del museo ma, nello stesso anno, ci furono anche proteste, da parte degli artisti, per denunciare le condizioni di lavoro disumane degli operai.
Durante la conferenza a Basilea, il direttore del Guggenheim ha inoltre descritto gli effetti della pandemia sulle dinamiche interne del nascente museo, «è stato un momento doloroso per tutti, soprattutto per i provvedimenti presi per i nostri collaboratori che sono state messe in congedo per un po’ o che hanno subito una riduzione degli stipendi, ma allo stesso tempo è divenuto un momento di cambiamento e adattamento del museo. In ogni caso, siamo sopravvissuti. Penso che siamo diventati un’istituzione migliore che guarda di più al futuro».
Nell’agosto 2020, il Guggenheim aveva presentato un piano biennale per migliorare le sue pratiche di reclutamento e assunzione, creare un consiglio di amministrazione più diversificato, acquisire più opere di minoranze e connettersi con un pubblico sempre più ampio. Tra le altre buone pratiche messe in atto dal museo, vi è stata l’assunzione di un senior manager per concretizzare questi obiettivi e realizzare un’estensione del programma di tirocinio per inclusione studenti stranieri, e di un’azione di divulgazione antirazzista all’interno del museo e dei suoi i dipartimenti.
Armstrong ha recentemente nominato anche il suo primo responsabile della cultura e dell’inclusione dell’istituzione: Ty Woodfolk. La curatrice Naomi Beckwith è stata nominata vicedirettore e capo curatore.
Il futuro programma del Guggenheim di New York prevede mostre dedicate a Wassily Kandinsky, all’artista di Beirut Etel Adnan e all’artista britannica Gillian Wearing. Nel 2023 sarà dedicata inoltre una mostra personale all’artista statunitense Alex Katz. La collezione invece conterrà oltre 600 opere, comprese nell’arco temporale che va dal 1965 a oggi.
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