E’ stata inaugurata la bella mostra di Studio Azzurro a Castel Sant’Elmo e, appena cinque giorni dopo, al Teatro Mercadante, quasi a sottolineare gli esordi del gruppo milanese, è stato proiettato, nell’ambito di ArteCinema, il film L’art vidéo di Aude de Laforcade nel quale appare, tra le opere più significative per l’evoluzione della videoarte, il nuotatore di Studio Azzurro del 1984. Il gruppo era nato appena due anni prima, fondato da
Ancora una volta l’atmosfera della mostra è misteriosa come lo è stata al Museo interattivo di Lucca o al Palazzo delle Papesse, recenti tappe di esposizioni coordinate da Studio Azzurro.
A Castel Sant’Elmo, guidati dallo schizzo di una mappa che illustra l’istallazione, ci si trova subito circondati da sedici monitor, ognuno dei quali proietta gesti arcaici di artigiani dei paesi bagnati dal Mediterraneo.
Tutto il percorso è sensibile e reagisce al passaggio del visitatore: un tappeto, uno schermo, un cono, immagini, suoni… tutto è interattivo; è esperienza che genera esperienza (d’arte, naturalmente) in uno scambio continuo che è proprio del gruppo,da sempre all’avanguardia nella ricerca di nuove interazioni possibili tra opera e pubblico.
Per osservare l’opera Eveline, una serie di video-cartoline, proiettate su gradini, è necessario salire, ma in cima non c’è nulla per cui bisogna ridiscendere.
Il tutto è armonicamente ben disposto, ci si sente accompagnati e osservati dalle installazioni (luminose e sonore, ma mai invadenti) in un continuo gioco di equilibrio. Persino i pannelli descrittivi hanno un intento poetico che non disturba affatto. Una mostra da esplorare più che da vedere.
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